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Che cosa cambia nel governo dopo il caso Sea Watch

Porti

I graffi di Damato sull’effetto Sea Watch nel governo italiano, ricompattato sulla linea della fermezza in tema di immigrazione

La “capitana” del mare Carola Rackete, teutonica negli annunci e nelle pose ma obiettivamente scarsa al comando nelle operazioni di attracco, starà riflettendo agli arresti domiciliari nell’isola di Lampedusa, probabilmente destinati a tradursi più in una espulsione in Germania che nella traduzione in qualche carcere davvero, sui danni procuratisi da sola con la sua sfida al “capitano” Matteo Salvini e sui miracoli compiuti sul piano politico a vantaggio dello stesso Salvini. Che pure la signora aveva orgogliosamente messo “in fila” quando, parlandone in mare, aveva detto di non avere tempo di ascoltare i suoi ordini, proteste e quant’altro perché prima di lui c’erano una quarantina di migranti sulla sua nave di cui occuparsi, anche per trattenerli a bordo e non lasciarli tuffare a mare: non si sa se più per uccidersi, come Carola mostrava di temere, o per essere raccolti in acqua da volenterosi in grado di trasportarli a terra, e sottrarli così a quella curiosa situazione di ostaggi in cui la “capitana” li aveva sprovvedutamente ridotti sulla sua  Sea Watch 3.

GOVERNO GIALLOVERDE RICOMPATTATO DALLA SEA WATCH 3

Il primo miracolo, aiutata in verità anche dal presidente della Repubblica tedesca intervenuto a suo favore dopo l’arresto, per quanto domiciliare, e da quel portavoce, o qualcosa di simile, del presidente francese Emmanuel Macron, che gli ha dato dell’”isterico”, è stato quello di ricompattare il governo italiano sulla linea, diciamo così, della fermezza in tema di immigrazione e, di riflesso, anche su altre questioni che avevano fatto salire la temperatura nei rapporti fra i due partiti della maggioranza: flat tax, autonomie differenziate, revoca delle concessioni autostradali agli odiati Benetton, Tav, Tap, minibot e via elencando.

LA REAZIONE DI CONTE AL PRESIDENTE TEDESCO

Nella reazione alle parole pro-Carola pronunciate dal solitamente silente presidente tedesco Frank Walter Steinmeler, il capo paragrillino del governo italiano Giuseppe Conte, che pure del suo vice leghista Salvini attende sempre con una certa ansia parole e iniziative, è stato di una durezza e prontezza che hanno forse superato le stesse aspettative del ministro dell’Interno. In particolare, Conte ha rinfacciato ai tedeschi le coperture finora assicurate ai due connazionali manager della TyssenKrupp condannati in Italia per il rogo nella loro fabbrica di Torino costato la vita nel 2007 a sette operai.  E meno male che Conte si è fermato al 2007 e non ha riaperto i conti, diciamo così, dell’occupazione nazista in Italia nella disgraziata seconda guerra mondiale.

Ora il governo gialloverde non dico che goda eccellente salute, ma insomma sta un po’ meno male di prima. E sarà forse più facile a Salvini sottrarsi alle spinte attribuite ad una parte crescente del suo partito per rompere con i grillini e cercare di investire in un ricorso anticipato alle urne quel 35 per cento circa di voti raccolti il 26 maggio nelle elezioni per il Parlamento europeo.

COSA DOVRÀ FARE SALVINI

Salvini, evitando la crisi potrà non solo risparmiare guai al suo omologo grillino alla vice presidenza del Consiglio, Luigi Di Maio, che Alessandro Di Battista con le sue polemiche ha chiuso in una gabbia costruita nel corso rapido di falegnameria frequentato nei mesi scorsi nel Viterbese, ma potrà togliere d’impaccio anche la propria avvenente fidanzata Francesca Verdini. Che aveva avuto l’imprudenza recentemente di parlare con l’amico toscano Luca Lotti proprio dei progetti elettorali di Salvini, non immaginando che quello ne avrebbe poi riferito al magistrato inquisito per corruzione Luca Palamara, diventato a sua insaputa, con quella troia di applicazione al telefonino disposta dalla Procura di Perugia, una spia in servizio permanente effettivo, a larghissimo raggio.

Questo del Troja, con la j lunga, è notoriamente uno strumento d’indagine orgogliosamente allargato dal ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede con la legge cosiddetta spazzacorrotti. Della cui pericolosità, oltre che perfidia, hanno parlato in questi giorni  in sedi diverse Carlo Nordio, con lunga esperienza di magistrato, ed Emanuele Macaluso, di lunghissima esperienza politica raccontata con la solita sincerità e passione all’Espresso.

 

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