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Che cosa succede sulla parata militare del 2 giugno?

I Graffi di Damato sul perché la parata militare per la Festa della Repubblica sarà disertata da quattro ex generali già capi di Stato maggiore

Questa volta la notizia non è nei titoli di testa ma di coda dei giornali, almeno di quelli che hanno ritenuto di doverla comunque dare, perché vi è stato anche chi, come il Corriere della Sera, non l’ha considerata meritevole della prima pagina, neppure nel modo più defilato possibile. È la notizia della parata militare per la Festa della Repubblica che sarà disertata da quattro ex generali già capi di stato maggiore, diventati tre per alcuni quotidiani, insorti con la loro protesta contro il governo ma, più in particolare, contro la ministra grillina della Difesa Elisabetta Trenta. Che peraltro è anche contestata più o meno esplicitamente sul piano politico dai leghisti, e persino da un suo sottosegretario e compagno di partito.

I GENERALI DISSIDENTI

I generali dissidenti, chiamiamoli così, sono tutti dell’Aeronautica: generali dell’Aria, diciamo. Eccone i nomi in ordine rigorosamente alfabetico: Mario Arpino, Vincenzo Camporini, Pasquale Preziosa e Dino Tricarico. Essi sono sbottati non tanto contro i tagli inferti dal governo gialloverde, tra i festeggiamenti in piazza dei parlamentari pentastellati, alle loro pensioni “d’oro”, quanto contro la pretesa di liquidare come truffe, o quasi, questi trattamenti di quiescenza legittimamente maturati, al pari dei non militari. Hanno inoltre contestato la gestione, secondo loro, troppo poco gerarchica dei rapporti fra la ministra della Difesa e i suoi sottoposti con le stellette dei loro gradi, anziché quelle dell’omonimo movimento, e il crescente disinteresse, sempre secondo loro, per gli investimenti necessari a tenere in sicurezza il Paese.

LA DECISIONE DELLA MINISTRA TRENTA

Ma la goccia che sembra avere fatto traboccare il vaso è la decisione presa dalla ministra Trenta, e condivisa pienamente dal presidente del Consiglio, di dare un’intestazione diciamo così sociale, se non la vogliamo definire politica, alla parata militare e, più in generale, alla Festa della Repubblica nel primo compleanno del governo gialloverde: quella della “inclusione”. Che sembra, a torto o a ragione, studiata apposta per dare una lettura dell’immigrazione, e dei soccorsi che anche i militari sono tenuti a prestare in mare, un po’ diversa dalle parole d’ordine o dagli approcci del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sono d’altronde recenti le polemiche esplose proprio su questi temi ai vertici politici e militari, con tanto di inediti comunicati vergati dai Comandi in politichese stretto, e di costernazione pur silenziosa del presidente della Repubblica nella sua veste costituzionale anche di capo delle Forze Armate.

IN MEZZO AL GIALLO DELLA LETTERA DEL MINISTRO TRIA

Tutto ciò credo che basti ed avanzi per capire come e perché questa notizia “di coda” sulla contestata parata militare, e connessa festa della Repubblica, o viceversa, possa e debba essere considerata più importante, e direi persino più inquietante, di quelle dei titoli di testa dei giornali. Che sono stati assegnati al giallo della lettera del ministro dell’Economia alla Commissione Europea di Bruxelles per rispondere alle osservazioni e richieste di chiarimento sulla consistenza del debito pubblico, o alle perduranti sofferenze nel partito maggiormente rappresentato in Parlamento anche dopo la scoppola elettorale di domenica scorsa, o ai moniti di turno levatesi dal governatore della Banca d’Italia sui rischi di maggiore, e non minore, povertà derivanti da una versione italiana della Brexit.

 

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