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Che fa Grillo?

Grillo Carnevale Politica

I Graffi di Damato. Purché Beppe Grillo non aspiri adesso a diventare Nerone

Ho letto da qualche parte, in questi giorni di forzato e maggiore distacco dagli eventi, che Beppe Grillo sarebbe tentato dal ritorno al teatro. E ciò non solo per bisogno di denaro, anche se questi sono diventati tempi cupi pure per questo settore, tra divieti e paure di contagi. Ci sarebbe in Grillo anche una certa stanchezza o delusione di chi aveva pur investito tanto, direi tutto, sulla capacità di accoppiare politica e spettacolo, facendo letteralmente saltare il banco già compromesso, diciamo la verità, da un ventina d’anni di grande confusione, fra Repubbliche che si inseguivano e si passavano la staffetta di effimeri cambiamenti.

I conti, sia quelli numerici, sia al plurale dei successori arrivati più o meno a caso ai vertici di governo grazie alla fantasia proprio di Grillo e del Movimento da lui guidato nelle diverse modalità suggeritegli dalle circostanze, sono arrivati a zero. O allo zero virgola qualcosa utile chissà a chi negli sviluppi di questa incredibile legislatura che in tempi normali si sarebbe aperta solo per essere chiusa e per restituire la parola agli elettori.

Ora, con tutto il rispetto, la pazienza, la tolleranza e quant’altro imposto dalle buone maniere, o dalla disperazione, si potrebbe persino comprendere la delusione attribuita a Grillo e il desiderio di essere restituito al suo teatro. Mi chiedo tuttavia se ci sia da fidarsi perché temo il passaggio da Grillo a Nerone, viste le debolezze, a dir poco, dei suoi interlocutori.

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