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Che ne sarà di Johnson & Johnson in Italia?
Erano appena arrivate in Italia 184 mila dosi del vaccino Johnson & Johnson quando dagli Usa è stato deciso lo stop in via preventiva per alcuni casi di trombosi. Quale sarà l’impatto e cosa farà ora il nostro Paese?
Per uscire dalla nuova impasse provocata questa volta dalla sospensione dell’utilizzo del vaccino Johnson & Johnson, l’Italia e il resto dell’Unione europea dovrà attendere le valutazioni dell’Ema. Intanto da Parigi, il ministro degli Affari europei francese, Clement Beaune, ha fatto sapere che l’Autorità europea per i medicinali potrebbe pronunciarsi già oggi.
COSA FARÀ L’ITALIA
Proprio ieri sono arrivate in Italia 184 mila dosi del vaccino Johnson & Johnson, che rimarranno stoccate in attesa delle verifiche. A seguito dell’incontro con i vertici dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), l’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Comitato tecnico-scientifico (Cts), il ministro della Salute Roberto Speranza ha detto che il governo valuterà eventuali sospensioni “nei prossimi giorni” aggiungendo che “anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché importante”.
LE PREVISIONI
Il direttore dell’Aifa, Nicola Magrini, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto che in merito a un’eventuale restrizione nell’utilizzo del vaccino J&J “vedremo quale sarà la migliore modalità d’uso”. “Potremmo discutere – ha aggiunto – sulla possibilità di riservare anche queste dosi alle persone di età superiore ai 60 anni visto che i casi sono di nuovo concentrati sotto i 50 anni”. Magrini si è poi sbilanciato su un paio di previsioni: [il turno dei giovani, ndr] “arriverà non prima dell’estate e a giugno dovrebbero arrivare altri due vaccini”.
LE CONSEGUENZE DELLO STOP
Alla domanda se la sospensione del vaccino J&J avrà un impatto sulla campagna vaccinale in Italia, l’ex direttore dell’Ema, Guido Rasi, ha risposto ad Agorà: “Se si tratta di un paio di giorni sarà un impatto molto assorbibile, ma bisogna vedere l’impatto psicologico. Mi pare che AstraZeneca lo stavamo superando e qui con J&J ci sono ancora meno casi. Spero che l’impatto si assorba, altrimenti diventa un problema”.
Il tweet di Burioni:
Tutto il mondo parla del vaccino Johnson & Johnson ma nella pagina Twitter ufficiale dell’azienda ieri hanno inserito un post sulle loro politiche di trasparenza. Niente altro. Sui problemi del vaccino si Twitter scrivono tutti tranne chi lo produce e lo vende. Mah. https://t.co/7bcedbIJ5B
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) April 14, 2021
Anche Magrini si è detto “fiducioso” dell’opinione pubblica: “la gente capirà che si tratta solo di un approfondimento. È necessario per la tranquillità di tutti comprendere la causa e la natura di eventi che non conosciamo. È la prima volta che vacciniamo così rapidamente centinaia di milioni di persone. Sono certo – ha concluso – che col passare dei giorni i dubbiosi seguiranno l’esempio di chi aderisce alla campagna comprendendo che è l’unico modo per difendersi dal virus”.
NIENTE ALLARMISMO
Rasi ha poi ricordato che “il nesso definitivo [tra il vaccino J&J e i casi di trombosi, ndr] non è ancora stato provato” e si tratta di “6 casi su 7 milioni”. Guardando agli Stati Uniti, l’ex direttore Ema ha aggiunto che il numero di casi “ha fatto dire a Fauci che c’è un eccesso di cautela da parte delle autorità americane che ci sembra un po’ difficile da spiegare. Sono casi ancora più rari di quelli di AstraZeneca e tra l’altro un solo caso fatale su 7 milioni”.
Anche il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani e tra i più ascoltati esperti del Cts, è molto cauto sulla decisione della Fda di sospendere il vaccino: “Si tratta di meno di un caso per milione di vaccinati, un rischio molto basso rispetto al beneficio atteso. È presto per trarre conclusioni. La Fda ed i Cdc stanno analizzando i dati. Creare allarmismo è del tutto ingiustificato”.
Magrini sullo stop della Fda ha detto: “Non cambia nulla. È una pausa necessaria voluta dall’agenzia americana del farmaco Fda. […] Sono episodi talmente infrequenti da essere ai limiti della valutabilità. […] Confidiamo nel via libera, si tratta di una precauzione per migliorare la gestione dell’emergenza”.