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Stipendi Pa

Chi beneficerà dell’aumento degli stipendi nelle Pa

Zangrillo annuncia l’arrivo in Parlamento di un disegno di legge per riparametrare gli stipendi dei top manager pubblici, dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il tetto di 255.000 euro 

La sentenza della Corte Costituzionale del 28 luglio ha elevato da 255.000 a 360.000 euro il tetto retributivo per alcune posizioni non contrattualizzate nella pubblica amministrazione. Come anticipato da Policy Maker, il decreto per riparametrare tali retribuzioni era atteso per settembre. Ora il ministro Zangrillo ne annuncia l’approdo in Parlamento.

IN COSA CONSISTE IL DECRETO SUGLI STIPENDI DEI TOP MANAGER PUBBLICI

Secondo le quantificazioni del ministro, il superamento del tetto dei 240mila euro per i dipendenti pubblici riguarderà solo 10-12 alti dirigenti dello Stato.,La retribuzione potrà tornare ai livelli del primo presidente della Corte di Cassazione, intorno a 311mila euro, eventualmente aggiornabili fino a 350-360mila euro.

L’aumento riguarderà però esclusivamente alcune figure apicali non contrattualizzate, secondo il governo una decina di posizioni al massimo.

Il ministro ha annunciato inoltre una proposta di legge che limitererebbe al 30% la quota di dirigenti considerati “eccellenti”, introducendo meccanismi per garantire credibilità e trasparenza nella gestione delle performance. Attualmente, circa il 98% dei dirigenti ottiene valutazioni di eccellenza, con conseguenti benefici salariali.

STIPENDI PA, CHI GUADAGNERÀ DI PIÙ PER L’AUMENTO DEL TETTO RETRIBUTIVO

Tra i ruoli indicati come potenzialmente interessati ci sono i Comandanti generali delle forze di polizia a ordinamento militare (Guardia di Finanza e Carabinieri), il Presidente della Corte dei Conti, il Presidente del Consiglio di Stato e, naturalmente, il Primo Presidente della Corte di Cassazione.

Nel perimetro rientrerebbero anche alcuni presidenti di Autorità indipendenti (Consob, Antitrust, Agcom), ovvero incarichi apicali non contrattualizzati e di elevata responsabilità istituzionale.

COSA CAMBIA PER TUTTI GLI ALTRI DIRIGENTI

Per la larga maggioranza dei dirigenti pubblici non è invece previsto un aumento automatizzato: lo schema annunciato dal ministro Zangrillo prevede l’introduzione di nuove fasce retributive basate su criteri più “oggettivi”.

I dirigenti contrattualizzati potranno aspirare a compensi superiori all’attuale tetto solo alla naturale scadenza del contratto in corso; nel frattempo, l’effetto più immediato riguarda la non restituzione di somme già percepite oltre il limite di 255.000 euro, qualora queste derivino da incarichi o compensi extra (docenze, comitati, ecc.).

QUALI CRITERI POTREBBERO ESSERE ADOTTATI

Un criterio semplice e intuitivo è quello del budget gestito: ha senso che chi sovrintende a grandi masse di risorse sia ricompensato proporzionalmente. Esempi virtuosi per il ragionamento sono il direttore del debito pubblico (con centinaia di miliardi di emissioni annuali) o il Ragioniere generale dello Stato (che verifica migliaia di miliardi di spesa).

Tuttavia, molti dirigenti svolgono attività delicate senza gestire budget: perciò il solo parametro del budget potrebbe essere temperato con altri indicatori — complessità dell’incarico, impatto istituzionale, responsabilità legali, qualità dei risultati — così da evitare valutazioni inique.

Fare griglie di retribuzione oggettive non è semplice: tentativi analoghi in passato, specie per i manager delle società pubbliche non quotate, hanno avuto esiti modesti. Il rischio è introdurre criteri che sembrino tecnici ma generino comunque ingiustizie o contenziosi. Serve quindi un equilibrio tra semplicità, misurabilità e attenzione alle specificità dei ruoli pubblici.

 

 

 

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