Da Lollobrigida a Mazzi, da Sangiuliano a Montanari: chi sono i responsabili del riconoscimento della cucina italiana quale “Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità” da parte dell’Unesco
Sono molte le firme sul riconoscimento della cucina italiana quale “Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità” da parte dell’Unesco.
L’attestazione è stata giustamente celebrata da tanti ministri del Governo Meloni e dalla Premier stessa che, con un video messaggio, ha sottolineato quanto tale attestato sia frutto di un lavoro di squadra.
L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA E LA CANDIDATURA DELLA CUCINA ITALIANA A “PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE DELL’UMANITÀ” DELL’UNESCO
Ma chi ha lavorato a questa importante attestazione? Iniziamo dal principio. Nel 2021 un gruppo di professori universitari, coordinati dal professor Massimo Montanari, emerito di Storia dell’alimentazione all’università di Bologna, ha promosso la candidatura della “Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturali” nella Lista rappresentantiva dell’unesco.
Insieme a loro tre “istituzioni” dell’arte gastronomica italiana:
- l’Accademia italiana della Cucina, Istituzione culturale della Repubblica, fondata nel 1953 da Orio Vergani, che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati;
- La Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’ottocento;
- La Cucina Italiana, fondata nel 1929, è la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola.
I MINISTRI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA E GENNARO SANGIULIANO
A dare seguito all’iniziativa dei professori dell’alma Mater di Bologna è il governo guidato da Giorgia Meloni, in carica dal 2022, che il 24 marzo 2023 candida le tradizioni culinarie e lo stile di vita italiano a entrare nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’unesco.
A firmare quella candidatura furono il ministro dell’agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
GIANMARCO MAZZI: CHI È IL VERO RESPONSABILE DEL DOSSIER UNESCO
Responsabile ministeriale del dossier è il Sottosegretario alla cultura con delega all’unesco, Gianmarco Mazzi. Un manager e professionista dalla lunga e articolata carriera. Veronese, classe 1960, ha un curriculum vastissimo. Appena ventenne, nel 1981, con Mogol e Gianni Morandi, avvia il progetto della “Nazionale Cantanti”. Negli anni 1986/87 insieme a Caterina Caselli collabora all’iniziativa per giovani talenti musicali, denominata “Espressione Musica” grazie alla quale sarà “scoperto” Ligabue.
Negli anni a seguire inanella una serie di collaborazione con i big della musica, della cultura e della televisione italiana: Fabrizio De Andre’, i Pooh, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Dario Fo, Paolo Bonolis, Adriano Celentano e Mina.
Dal 1995 al 1997 è stato “Direttore della comunicazione” per la CGD del gruppo multinazionale Time Warner. Si è occupato di sovrintendere all’organizzazione di diverse edizioni del Festival di Sanremo e nel 2004 svolge attività di consulente per il Ministero delle Comunicazioni.
Dal 2017 al 2022 ha ricoperto il ruolo di direttore artistico e amministratore delegato della società che all’arena di Verona gestisce le attività televisive e live all’anfiteatro.
IL DOSSIER UNESCO A CURA DEL PROF. PIER LUIGI PETRILLO
A curare la redazione del dossier è stato il professor Pier Luigi Petrillo, docente della Luiss che in passato aveva curato altre candidature all’unesco, come quella della Dieta Mediterranea e dei pizzaioli napoletani.
CUCINA ITALIANA È PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UNESCO: IL COMITATO SCIENTIFICO PROMOTORE
Proprio come in una ricetta articolata, il comitato scientifico promotore della candidatura, ospita una varietà di professionalità di altissimo livello. Il Comitato, presieduto dal professor Montanari, vede tra le sue fila Giovanna Frosini (Accademia della Crusca), Paolo Petroni (Accademia italiana della cucina), Laila Tentoni (Presidente Fondazione Casa Artusi), Luca Serianni (Museo della lingua italiana di Firenze), Vito Teti (antropologo), Roberta Garibaldi (AD Enit e presidente dell’associazione italiana turismo enogastronomico), Alberto Capatti (storico dell’alimentazione e della gastronomia italiana e accademico dei lincei), Maddalena Fossati (Direttore de La cucina Italiana), Vincenzo Santoro (ANCI – Responsabile Dipartimento cultura e turismo), Leandro Ventura (Direttore dell’istituto centrale per il patrimonio immateriale del Ministero della Cultura). Tra i sostenitori firmatari anche scuole di formazione nel settore della cucina e dell’ospitalità come ALMA, e associazioni importanti come ANCI, Slow Food, l’associazione nazionale delle Proloco.
GLI CHEF AMBASCIATORI DELLA CANDIDATURA UNESCO
Il percorso della candidatura della cucina italiana a patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco ha potuto contare su numerosi chef ambasciatori. Tra questi: Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Niko Romito e Antonino Cannavacciuolo.

