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Ilaria Salis

Chi decide sull’immunità di Ilaria Salis

Stamane in Commissione Affari Giuridici a Bruxelles si gioca un pezzo importante della libertà di Ilaria Salis: sul tavolo c’è la richiesta di revoca dell’immunità avanzata dal governo ungherese nei confronti dell’eurodeputata di Avs. Ecco chi decide e perché il suo destino è intrecciato a quello di Péter Magyar

ll voto di stamane in Commissione Juri sulla revoca dell’immunità dell’europarlamentare di Avs Ilaria Salis non sarà definitivo né vincolante: bisognerà attenderà la prima sessione plenaria utile – che potrebbe tenersi il 7 ottobre – per il verdetto conclusivo. L’Aula di Strasburgo tende però a convalidare quanto deciso dal comitato, ed è per questo che il voto di stamane assume un peso decisivo.

CHI DECIDE SULL’IMMUNITÀ DI ILARIA SALIS

In Commissione i numeri sono risicati. Dei 25 membri, 11 si sono detti pronti a difendere l’immunità di Salis (Sinistra, Verdi, Liberali e Socialisti), mentre sette voti sono considerati propensi alla revoca (gruppi sovranisti, Patrioti e conservatori ECR). I sette parlamentari del Ppe sono quindi l’ago della bilancia: basterebbero due defezioni nel gruppo popolare per far pendere il voto a favore di Salis in questa prima fase.

IL NODO SUL “FUMUS PERSECUTIONIS”

Ma l’inerzia non sembra a favore dell’eurodeputata lombarda. Come spiega l’europarlamentare spagnolo Adrián Vázquez Lázara, relatore del provvedimento, il voto non deve tradursi in un parere sul sistema giudiziario ungherese né sul caso specifico.

Il nodo centrale riguarda la presenza o meno del cosiddetto “fumus persecutionis”: la magistratura ungherese sta perseguitando Salis per le sue opinioni politiche?

Esclusa l’entità lieve dei reati – Salis è accusata lesioni gravi e associazione a delinquere – bisogna chiarire anche le tempistiche anche se lo scudo penale si estenda alle condotte precedenti all’elezione, il che equivarrebbe a rendere il seggio un salvacondotto a posteriori, un precedente scivoloso per l’Unione.

L’INTRECCIO CON PÉTER MAGYAR

Ad accentuare la dimensione politica del voto di stamane contribuisce un ulteriore elemento. Il destino dell’europarlamentare lombarda s’intreccia infatti con quello di Péter Magyar, principale oppositore di Viktor Orbàn, anch’egli sottoposto alla medesima richiesta di revoca dell’immunità.

Tuttavia nel Ppe serpeggia il timore che tutelare l’immunità di Magyar possa offrire ad Orbán argomenti per la campagna elettorale.

LA DIFESA DI SALIS

Intanto Salis ha dichiarato in un’intervista di voler essere processata “ma in Italia”, sostenendo che in Ungheria l’iter giudiziario sarebbe già scritto.

La sua difesa sostiene che la richiesta di Budapest costituisca un atto di persecuzione politica, sottolineando che la domanda di revoca è stata depositata dopo un intervento di Salis in aula contro il premier Orbán.

In suo soccorso anche la vicepresidente ed eurodeputata dem Pina Picierno, che lancia un appello: “Opporsi alla revoca dell’immunità significa difendere l’autonomia delle istituzioni europee”

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