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Chi è Francesco Caio, verso la nomina a commissario straordinario per l’ex Ilva

Francesco Caio

Il governo sarebbe prossimo ad affidare l’importante ruolo in un momento cruciale per lo stabilimento tarantino. Dall’attuale guida di Saipem a quella di Poste Italiane, vediamo chi è il manager napoletano Francesco Caio

Sarebbe in dirittura d’arrivo la nomina di Francesco Caio a commissario straordinario dell’ex Ilva. In pratica, l’attuale presidente di Saipem sarà chiamato a rappresentare l’esecutivo nella trattativa con Arcelor Mittal per cercare di dare un futuro all’acciaieria di Taranto e ai suoi oltre 10mila lavoratori. Secondo indiscrezioni del Sole 24 Ore Caio avrebbe partecipato, lunedì pomeriggio, a un incontro nella sede del ministero dello Sviluppo economico con l’amministratore delegato del gruppo franco-indiano in Italia, Lucia Morselli, e con tecnici del governo. Ma vediamo chi è il 62enne manager napoletano su cui sta puntando Palazzo Chigi.

DALLA OLIVETTI A SAIPEM, PASSANDO PER POSTE ITALIANE

Laureato al Politecnico di Milano in ingegneria elettronica, Caio ha iniziato la sua carriera alla Olivetti nel 1982 per poi spostarsi alla Sarin, del gruppo STET. In seguito l’esperienza in McKinsey, dove si è occupato soprattutto di tlc, e poi il ritorno nel gruppo di Ivrea per un lavoro che nel 1993 ha portato alla nascita di Omnitel, di cui è stato ad fino al 1996 quando è andato a guidare — fino al 2000 — la Merloni. Negli anni successivi Caio ha ancora lavorato nel campo delle telecomunicazioni, prima con la sua creatura Netscalibur e poi con la britannica Cable&Wireless. Dal 2006 al 2008 è stato presidente del board di Lehman Brothers Europa e, dopo l’acquisto da parte di Nomura, vicepresidente di quest’ultima.

Tra i suoi incarichi anche quello di amministratore delegato di Avio e di ad e direttore generale di Poste Italiane dal 2014 al 2017. Inoltre, Caio è stato consulente sia del governo inglese sia del governo italiano in materia di digitalizzazione che ha seguito anche come commissario straordinario di Palazzo Chigi per l’attuazione dell’Agenda digitale.

COSA FARÀ IL GOVERNO NELLA PARTITA DELL’EX ILVA

Nella trattativa tra il governo ed Arcelor Mittal è prioritario a questo punto negoziare un nuovo piano industriale che — rileva il Sole 24 Ore — dovrebbe partire da una ridefinizione del contratto che preveda in prospettiva un impegno graduale verso la decarbonizzazione. In futuro, dunque, si punterebbe a lasciare in funzione solo alcuni altiforni che attualmente gestiscono l’area a caldo a vantaggio di forni elettrici.

Per questo, il Mise starebbe studiando incentivi per il consumo energetico e in quest’ottica rientra l’incontro della scorsa settimana fra il ministro Stefano Patuanelli e vertici della Banca europea per gli investimenti (Bei) per un finanziamento che coprirebbe fino al 50% del nuovo investimento.

Sul tavolo anche il completamento del Piano ambientale, la revisione dell’Autorizzazione integrale ambientale, la riduzione del canone d’affitto e ovviamente il nodo esuberi. Arcelor Mittal chiede di tagliare 5mila posti (poco meno della metà di quelli attuali), l’esecutivo sarebbe disposto a coprirne circa 2.500. Ricordiamo che per il 20 dicembre è stata fissata al Tribunale di Milano un’udienza e che nell’occasione — secondo il quotidiano confindustriale — potrebbe arrivare una nuova richiesta concordata di proroga per far slittare la chiusura della trattativa a gennaio.

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