Un colpo a sorpresa (ma non troppo), all’ex leader della Cisl assegnata la delega al Sud da ‘indipendente’
La premier Giorgia Meloni lo ha voluto fortemente: Luigi Sbarra, ex leader della Cisl, entra ufficialmente nel governo come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud. La nomina è stata avviata nell’ultimo Consiglio dei ministri, su proposta della stessa presidente. Sbarra, che ricoprirà il nuovo incarico come indipendente, raccoglie la delega lasciata vacante dopo l’uscita di Raffaele Fitto, ora vicepresidente esecutivo della Commissione europea.
La nomina di Sbarra è destinata a fare rumore. A inizio anno ha lasciato, per raggiunti limiti di età, la segreteria generale della Cisl, ed era stato egli stesso a lanciare come sua erede Daniela Fumarola, sottolineandone le doti di autonomia, concretezza e pragmatismo. Durante il suo mandato, Sbarra ha rappresentato una figura atipica nel panorama sindacale italiano: sotto la sua guida la Cisl si è spesso smarcata dalla linea della Cgil e della Uil, assumendo posizioni meno conflittuali e più orientate al dialogo con i governi, anche in fase di contrattazione.
DAL SINDACATO A PALAZZO CHIGI
Classe 1960, nato a Pazzano, in provincia di Reggio Calabria, Sbarra ha alle spalle una lunga militanza sindacale cominciata nei primi anni ’80 a Locri, come operatore della Fisba Cisl, la federazione dei braccianti agricoli. Dopo aver guidato la Cisl nella Locride, a Reggio Calabria e poi a livello regionale, nel 2009 approda alla segreteria confederale nazionale. Successivamente viene eletto segretario della Fai Cisl, dove si batte contro il caporalato e contribuisce all’approvazione della legge 199/2016. Dal 2018 diventa segretario generale aggiunto della confederazione, fino a prendere il timone nel 2021.
UN CORTEGGIAMENTO LUNGO, CHE ORA SI CONCRETIZZA
Il suo nome circolava da mesi nei corridoi della politica. A settembre 2023 si parlava già di una possibile candidatura alle elezioni europee nelle file di Forza Italia, magari in Calabria, la sua terra. Il “sindacalista bianco”, come veniva definito, aveva già dato segnali di apertura verso il centrodestra, partecipando nell’estate 2023 a eventi pubblici organizzati non solo dalla Lega, ma anche da Italia Viva e Forza Italia. Un’attività pubblica che non è passata inosservata, alimentando discussioni, polemiche e malumori.
Non tutti, però, hanno gradito la sua esposizione politica. Franco Monaco, ex parlamentare Pd vicino a Romano Prodi, scriveva già allora sul Fatto Quotidiano che la partecipazione di Sbarra alla festa di Forza Italia fosse “in palese contrasto con l’autonomia della Cisl” e con la sua ispirazione cristiano-sociale. Ma al netto delle polemiche, nessuno dentro il sindacato ha davvero sollevato barricate. E, anzi, proprio sotto la guida di Sbarra, la Cisl è diventata sempre più il principale interlocutore del governo Meloni nel panorama sindacale, scalzando di fatto la Cgil dal ruolo storico di “opposizione sociale”.
Sbarra non ha mai nascosto il suo approccio pragmatico: dialogo con le imprese, intese con il governo, difesa dei lavoratori senza pregiudizi ideologici. È su questo asse che si è costruito il rapporto con il centrodestra. Una sintonia, malvista da tanti nel mondo politico e sindacale, che oggi lo porta a Palazzo Chigi, dove non sarà solo un “tecnico” o un “esperto di Sud”, ma – è l’obiettivo – una figura ponte tra politica e mondo del lavoro.