Dalla lotta alla criminalità all’inchiesta Equalize, Gallo sembra sia stato stato stroncato da un infarto
Carmine Gallo, ex alto funzionario della Polizia di Stato, è morto improvvisamente all’età di 66 anni nella sua abitazione a Garbagnate Milanese, trovandosi ai domiciliari. A stroncarlo, secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Antonella Augimeri, è stato un infarto fulminante. La sua figura è stata per anni sinonimo di lotta alla criminalità organizzata, fino a quando, nell’ottobre scorso, era finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Equalize, che lo vedeva accusato di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici.
Gallo è deceduto nelle prime ore del mattino mentre si trovava in casa con la moglie. La Procura di Milano ha disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso.
PER GALLO UNA CARRIERA DA PROTAGONISTA NELLA LOTTA ALLA MAFIA
Originario di Gragnano, in provincia di Napoli, Gallo era entrato in polizia nel 1978 e per oltre trent’anni aveva operato nelle indagini più delicate contro la criminalità organizzata. Il suo nome è legato a operazioni di grande rilievo, come il rapimento di Cesare Casella, sequestrato nel 1988 e rilasciato due anni dopo, e quello dell’imprenditrice Alessandra Sgarella, tenuta prigioniera per nove mesi alla fine degli anni ’90 prima di essere liberata. Fu tra gli investigatori che risolsero il delitto di Maurizio Gucci e tra i principali artefici del pentimento del boss Saverio Morabito.
ESPERTO DI ‘NDRANGHETA E SICUREZZA INTERNAZIONALE
Vantava una profonda conoscenza della ’Ndrangheta, che lo portò a occuparsi anche della strage di Duisburg del 2007 in Germania, un evento che scosse l’opinione pubblica internazionale. Nel corso della sua carriera aveva guadagnato la fama di “superpoliziotto”, grazie alle sue capacità investigative e alla sua esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata.
L’ULTIMO INCARICO E L’INDAGINE CHE LO HA TRAVOLTO
Negli ultimi anni aveva ricoperto il ruolo di vicedirigente del commissariato di Rho-Pero, occupandosi, tra l’altro, della sicurezza dei Capi di Stato in visita a Milano per Expo 2015. Il suo nome è però tornato alla ribalta lo scorso ottobre, quando è stato coinvolto nell’inchiesta della Dda di Milano, con l’accusa di essere a capo di una rete di cyber-spie che avrebbe svolto attività di dossieraggio illecito per conto della società Equalize. Durante gli interrogatori si era definito un “servitore dello Stato” e aveva reso lunghe dichiarazioni sui meccanismi della presunta rete di spionaggio.