Circolano le prime indiscrezioni sulla riforma sui medici di famiglia che ha il benestare del Ministro della Salute Orazio Schillaci e delle Regioni.
Il governo italiano sta valutando una riforma significativa per i medici di medicina generale (MMG). Attualmente, questi professionisti operano come liberi professionisti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La proposta di riforma prevede il loro passaggio a dipendenti del SSN. La notizia l’ha pubblicata il Corriere della Sera , che ha potuto visionare in anteprima la bozza del documento e che la presenta come una “svolta epocale” per tutto il settore.
Ma non sarà facile farla passare: la riforma, infatti, andrebbe a intaccare gli interessi di vari soggetti di categoria ed esautorerebbe progressivamente l’Enpam (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), il cui presidente ha già avuto modo di esternare le proprie perplessità a riguardo.
CHE COSA PREVEDE LA RIFORMA SUI MEDICI DI FAMIGLIA
L’argomento è al vaglio da tempo e si prospettava una robusta modifica già ai tempi del ministro Speranza: allora l’ipotesi era quella di inquadrare i medici in un rapporto di para-subordinazione.
Se questa nuova proposta dovesse ottenere il via libera, invece, i nuovi medici di famiglia diventerebbero a tutti gli effetti dipendenti del SSN, mentre quelli già in servizio avrebbero la possibilità di scegliere tra mantenere lo status di liberi professionisti convenzionati o passare al ruolo di dipendenti.
La bozza di riforma prevede un impegno settimanale di 38 ore, suddivise tra assistenza diretta ai pazienti e attività di programmazione territoriale, distribuite in maniera ponderata a seconda del numero di assistiti.
LO SCOPO DELLA RIFORMA
Il fine, chiaramente, è quello di garantire una presenza costante dei medici sul territorio migliorando l’efficacia dell’assistenza territoriale e ridurre gli accessi impropri ai pronto soccorso.
Oltre agli studi medici tradizionali, infatti, i medici opererebbero, tra gli altri ambulatori pubblici, nelle Case della Comunità, strutture sanitarie territoriali che offrono servizi integrati, attive dalle 8 alle 20, messe in piedi con i soldi del Pnrr e fin qui poco sfruttate.
FRANCESCO ROCCA: “NESSUN RISCHIO PRIVATIZZAZIONE NELLA RIFORMA”
Infatti, l’accordo di convenzione nazionale, valido dallo scorso aprile, prevede che il medico debba dedicare un certo quantitativo di ore al servizio nelle case di comunità o dove la Asl ha più necessità di utilizzarlo. “Dobbiamo poter disporre dell’intero numero di ore, come succede per i dirigenti ospedalieri. Così come è congegnato il sistema non regge – dice il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca in un’intervista al Corriere della Sera -. Quell’accordo deve essere poi declinato sul territorio dalle Regioni. E ci troviamo a dover contrattare tutto. Se vogliamo che il medico partecipi alla campagna antinfluenzale dobbiamo prevedere circa 6 euro in più a paziente. E non tutti i dottori accettano di aderire. È un continuo negoziare”. Che costa alle casse dello Stato “Quattro miliardi e 200 milioni a livello nazionale”, spiega Rocca. La regione Lazio, insieme a Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Veneto, sta valutando l’ipotesi di cambiare lo status giuridico dei medici di famiglia, facendoli passare da liberi professionisti a dipendenti come i medici ospedalieri. “La privatizzazione – risponde Rocca al rischio di una privatizzazione della professione – è quella che stanno progettando con l’Enpam, il loro ente previdenziale, proprietario di immobili, e non mi faccia aggiungere altro”.
COS’È L’ENPAM E CHI È IL SUO PRESIDENTE
L’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri) è la fondazione che gestisce la previdenza e l’assistenza per i medici e gli odontoiatri in Italia.
Si tratta di un ente di diritto privato che assicura una pensione ai professionisti della sanità, oltre a garantire tutele in caso di malattia, invalidità o difficoltà economiche, gestendo i contributi versati dai medici e odontoiatri iscritti agli ordini professionali.
ALBERTO OLIVETI: CHI È IL PRESIDENTE DELL’ENPAM
Dal 2012 la carica di presidente del’ENPAM è ricoperta da Alberto Oliveti, dopo una trafila che lo ha visto svolgere le funzioni anche di consigliere d’amministrazione e vicepresidente. Romano, classe 1953, si è specializzato in pediatria e ha esercitato la professione come medico di medicina generale a Senigallia dal 1984 al 2020, quando è andato in pensione.
Cestista di Serie A in gioventù (7 anni a Pesaro con la Victoria Libertas e uno con il Chieti), Oliveti è stato sempre attivo a livello sindacale. Dal 1996 al 2011 è stato segretario regionale per le Marche della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) ed è tuttora presidente dell’Adepp, l’associazione che riunisce gli enti previdenziali privati italiani.
PERCHÉ L’ENPAM È CONTRARIO ALLA RIFORMA SUI MEDICI DI FAMIGLIA
Come detto, l’assunzione dei medici di famiglia da parte dell’SSN implica un passaggio alla cassa previdenziale INPS da parte di tutti i nuovi dottori, mentre i i medici già in servizio potranno scegliere se rimanere in regime di lavoro autonomo, afferendo per la previdenza all’ENPAM, o adeguarsi al nuovo assetto.
“L’Enpam prevede due tipi principali di contributi: il primo è obbligatorio per tutti i medici iscritti all’Albo e va dai 145 euro all’anno per gli studenti, via via a salire fino ai 1.961 a partire dal compimento dei 40 anni – scrive Milena Gabanelli nel suo Dataroom -; il secondo riguarda solo chi esercita la libera professione ed è calcolato al 19,5% del reddito professionale netto. I medici di famiglia oggi sono dunque i principali contribuenti dell’Enpam che ha un patrimonio di oltre 25 miliardi di euro”.
Nel 2021, quando sul tavolo c’era l’ipotesi di riforma avanzata dalle Regioni ai tempi del ministro Speranza, l’ENPAM quantificò in 84 miliardi di euro il danno che un tale cambiamento potrebbe generare alle proprie casse.
“Guarda caso il passaggio alla dipendenza per i nuovi medici di famiglia è contrastato su tutti dall’Enpam, presidente Alberto Oliveti e vicepresidente Luigi Galvano, entrambi medici di famiglia; tra compensi, indennità e rimborsi il consiglio di amministrazione vale oltre 3 milioni di euro l’anno – leggiamo ancora su Dataroom -. È contrastato dalla Fimmg che riunisce il 63% dei medici di base iscritti al sindacato, segretario generale Silvestro Scotti che siede nel cda dell’Enpam. E’ contrastato dalla Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici, presidente Filippo Anelli, già vice Segretario della Fimmg”.
Una posizione recentemente ribadita dal presidente Oliveti, che ha sottolineato come una situazione del genere significherebbe il collasso per l’intero sistema previdenziale medico e l’incapacità dell’ENPAM di erogare la pensione ai suoi iscritti.