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Chi ha festeggiato la Repubblica al Quirinale

I Graffi di Damato sulle tensioni che continuano a pesare sulla politica italiana nascoste ieri alla festa della Repubblica al Quirinale

Di fronte alle tensioni che continuano a pesare sulla politica italiana, sui rapporti con Bruxelles e sui mercati finanziari, anche dopo una settimana dai risultati delle tanto attese elezioni europee, piemontesi e amministrative, con un presidente del Consiglio che non è ancora riuscito, fra l’altro, a rimettere insieme allo stesso tavolo i suoi due vice per avviare, o solo tentare un chiarimento, colpiscono francamente le immagini della festosa fila di eccellenze di ogni grado e colore davanti al portone del Quirinale per il ricevimento tradizionale della festa della Repubblica. Tutti vi si sono recati in apparente allegria, svanita però nelle cronache giornalistiche che hanno riferito dei doppi sensi sfuggiti a protagonisti e attori nelle parole e negli atteggiamenti, fra la terrazza del Quirinale e i giardini.

LE SOFFERENZE DI TRIA

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, per esempio, è stato visto e sentito non so se ripetere o anticipare con gesti di insofferenza, parlando con la collega della funzione pubblica Giulia Bongiorno, lo stupore e lo sgomento che si sono poi trovati stampati in una intervista al Corriere della Sera per le ultime sortite dei grillini. Che, anche a costo di complicare i rapporti col suo interlocutore francese a Bruxelles, Pierre Moscovici,   hanno cercato di inchiodarlo alla bozza della lettera predisposta, e poi modificata, per fornire alla Commissione Europea i chiarimenti reclamati entro 48 ore sul debito pubblico italiano.

IL PREMIER CONTE

Il premier Giuseppe Conte, condannato a tenere in mano un libro dal titolo allusivo “La tregua” regalatogli da un amico, è stato sentito esprimersi così sulle prospettive del suo governo nel giorno del primo compleanno: “Se ci sarò il 26 giugno al vertice mondiale di Tokyo sarà una notizia”. Un suo collaboratore parlava invece svogliatamente dei preparativi di un appuntamento internazionale più vicino.

I DUE VICEPREMIER

Forse ha esagerato Massimo Giannini a scrivere dei due vice presidenti del Consiglio disciplinatamente  in fila, a distanza, davanti al portone del Quirinale come di “uomini saliti al Colle con le fidanzate a braccetto e i pugnali nella giacca”, ma di certo essi non sono stati generosi con i fotografi a farsi riprendere insieme nei giardini. E fuggevoli sono state negli approcci diretti anche le loro fidanzate, nonostante la fiducia espressa da Luigi Di Maio sulla capacità delle donne, quando lo vogliono, di aiutare i loro uomini.

Va comunque riconosciuto a Salvini, forse grazie al buon umore procuratogli dai risultati elettorali di domenica scorsa, superiori -a detta di molti nella Lega- alle sue stesse previsioni per l’andamento preso nelle ultime battute dalla campagna elettorale, di avere saputo resistere nei giardini  sul Colle e dintorni alla tentazione che deve avere avuto di commentare a modo suo l’ultima cattiva sorpresa riservatagli dai magistrati. È il dissequestro della nave dei soccorsi privati dei migranti in Mediterraneo Sea Watch 3, probabilmente destinata a procurargli altri grattacapi e a farlo sbottare contro i complici dei trafficanti di carne umana che egli vede un po’ dappertutto, specie in prossimità delle acque libiche.

 

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