Il passo indietro di Appendino apre nuovi scenari all’interno del M5S, sempre più partito personale nelle mani del leader Giuseppe Conte, atteso da una riconferma plebiscitaria e in procinto di nominare i nuovi vertici del partito.
Più un gesto politico che una questione di sostanza, come conferma la stessa Chiara Appendino: sabato scorso l’ex sindaca di Torino si è dimessa dalla carica di vicepresidente del Movimento che fu di Beppe Grillo, sebbene il suo mandato fosse in scadenza.
Il prossimo fine settimana gli iscritti 5S voteranno sulla piattaforma per eleggere la nuova guida del partito. L’esito della votazione sarà un plebiscito per la guida uscente e unico candidato Giuseppe Conte, che poi deciderà sui nuovi nomi per la dirigenza del partito. E a questo punto non è certo che “l’avvocato del popolo” voglia la riconferma di Appendino come sua numero due.
L’ANNUNCIO DI APPENDINO
L’annuncio è trapelato durante l’ultima riunione del Consiglio nazionale prima della votazione che indicherà il nuovo leader del M5S, e con esso il sospetto che fosse stata la stessa Appendino a darne voce a la Repubblica, tanto che l’ex sindaca di Torino, incalzata da Paola Taverna, ha dovuto dare spiegazioni in merito.
Per fugare ogni dubbio, la scelta è stata successivamente confermata a mezzo social, con un lungo post che spiegava il senso del passo indietro e rilanciava la missione del Movimento come forza dirompente e radicale anti-sistema.
PERCHÈ APPENDINO SI È DIMESSA
Appendino ha motivato la sua scelta con la volontà di «rimettere in discussione» la linea politica del Movimento e di dare un segnale pubblico di dissenso rispetto ad alcune scelte strategiche.
Alla base della rottura ci sono due elementi principali: i deludenti risultati elettorali registrati dal M5S in alcune tornate regionali (con particolare riferimento alla Toscana) e il crescente dissenso interno sul rapporto con il Partito Democratico e sulla strategia del cosiddetto «campo largo».
Appendino ha espresso la necessità di cambiare postura politica per recuperare consenso e identità del Movimento: una critica implicita alla linea di Giuseppe Conte, il quale però conosce benissimo la faccenda e non lesina sgambetti ai cugini del Pd e alla presunta alleata Schlein, convinto di poter avere la meglio in un eventuale tornata di primarie per lanciare il leader della coalizione.
CHI SOSTITUISCE APPENDINO
La sostituzione formale passerà attraverso le procedure interne: con la rielezione del presidente (Conte è l’unico candidato nelle votazioni programmate) spetterà alla nuova direzione comporre la squadra di vicepresidenti.
In pole ci sono gli uscenti Paola Taverna – in prima linea nel contestare Appendino – Michele Gubitosa e Mario Turco. Per le altre due caselle si fanno i nomi di Vittoria Baldino e Francesco Silvestri, ma non sono è da sottovalutare il possibile inserimento di Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Stefano Patuanelli.
APPENDINO E RAGGI GUIDANO LA FRONDA ANTI-CONTE?
E così Appendino scivolerebbe verso un ruolo di riferimento dell’opposizione contiana, nel quale, secondo le suggestioni della base, potrebbe raggiungerla anche Virginia Raggi, anche lei in scadenza al Comitato di garanzia, anche lei con il Pd all’opposizione negli anni da sindaca di Roma e mai vicina a Conte, sebbene ormai ai margini del dibattito interno da diverso tempo.