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Pagnoncelli

Chi sale e chi scende partito per partito: come voterebbero oggi gli italiani

Il sondaggio di fine anno di Nando Pagnoncelli fotografa un quadro politico relativamente stabile: pur perdendo punti dall’insediamento, l’apprezzamento verso il governo Meloni cresce di un percentile rispetto all’anno scorso. Tutti i principali partiti mostrano un’elevata fedeltà elettorale. 

Se si guardano i numeri e le dinamiche dell’ultimo anno, il quadro politico italiano appare più di consolidamento che di rivoluzione: la coalizione di centrodestra continua a guidare le intenzioni di voto, nonostante tensioni interne spesso visibili, grazie anche a una buona visibilità internazionale.

Più complessa la partita sul piano interno, dove sconta una manovra improntata al risparmio e la delusione del ceto popolare, che attendeva una svolta in campo economico mai arrivata.

Il centrodestra conserva comunque un cospicuo vantaggio, mentre l’opposizione fatica a unire due elettorati divisi per censo e provenienza geografica.

IL GOVERNO E LA SUA DURATA

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si colloca per durata al terzo posto nella storia repubblicana, dietro i governi Berlusconi II e IV. La fiducia nell’esecutivo resta solida: l’indice di apprezzamento del governo è stimato intorno a 42 (percentuale di giudizi positivi tra chi esprime un’opinione), valore sostanzialmente in linea con l’anno precedente.

Anche il gradimento personale della premier si mantiene elevato (circa 43), pur lontano dai livelli dell’insediamento. Le perdite più marcate nel medio periodo si registrano tra i ceti popolari — persone in difficoltà economica, operai, residenti nel Sud — categorie che attendevano politiche più radicali.

LE PERCENTUALI PARTITO PER PARTITO

Sul piano politico interno le frizioni non mancano: il confronto acceso all’interno della Lega e tra Salvini e il Mef — culminato recentemente in forti distinguo sulla manovra economica — ha costretto il governo a convocare un vertice per ricomporre le divisioni.

Nonostante gli scossoni, il consenso verso il centrodestra rimane compatto: Fratelli d’Italia è il primo partito (intorno al 28,4%), seguito da Pd (21,3%), Movimento 5 Stelle (13,5%), Forza Italia (circa 8–8,3%) e Lega (8,1%). Seguono Avs (8,1%) Italia Viva/+Europa (4,1%) e Azione (3.1%),  Noi Moderati (intorno all’1%), con un 6,1% della torta diviso tra le restanti forze politiche.

INTENZIONI DI VOTO (E ASTENSIONISMO) STABILI

Il sondaggio mostra un panorama elettorale dove la mobilità è limitata: gli elettori dei principali partiti evidenziano grande fedeltà.

Ad esempio, l’89,9% di chi aveva votato FdI alle Europee oggi confermerebbe la propria scelta; percentuali analoghe si registrano per M5S (91,1%) e Pd (86,3%).

Gli astensionisti appaiono invece i più “congelati”: tre su quattro (41,8%) dichiarano l’intenzione di restare a casa anche oggi, rendendo illusorio un recupero rapido di questo serbatoio di voti. Rispetto alle Politiche del 2022, FdI e Pd mostrano un vantaggio netto (+2,4% e +2,2% rispettivamente), mentre il M5S perderebbe quasi due punti.

Modeste le variazioni nel corso dell’anno: il Pd perde poco più di un punto rispetto a fine 2024, Azione cresce di circa un punto e FdI guadagna poco meno di un punto. Continua il testa a testa tra Forza Italia (che cresce poco ma costantemente dalle politiche: +0,2%) e Lega (scesa di quasi u punto percentuale).

CHI VOTA CHI: I VOTI PER FASCE ELETTORALI

L’elettorato di FdI risulta relativamente trasversale: punte alte tra casalinghe, persone più anziane e cattolici; debole invece tra laureati, giovani e studenti e tra chi è economicamente in difficoltà (dove l’orientamento all’astensione è particolarmente elevato). Continua l’avanzata della Fiamma nel Nord a discapito della Lega.

Il Pd mantiene il suo bacino tradizionale: età più avanzata, pensionati, titoli di studio medio-alti e residenti nel Centro-Nord; c’è una maggiore penetrazione nelle fasce popolari rispetto al passato recente, ma l’elettorato è sostanzialmente complementare a quello del M5S, che conferma la sua forza tra i ceti popolari — primi tra i disoccupati e tra chi ha condizioni economiche basse — e nel Sud del Paese, mentre fatica ad attrarre elettori con elevata istruzione o reddito medio-alto.

I FLUSSI ELETTORALI: POCA MOBILITÀ, ALTA FEDELTA’

L’analisi dei flussi elettorali disegna una mappa di forte solidità: i grandi partiti tengono la propria base e la possibilità di “rimescolare” il consenso con spostamenti massicci appare limitata. La disponibilità a votare per formazioni diverse è più alta tra gli elettori di Pd e FdI (oltre il 60%), mentre tra i votanti M5S la propensione a guardare altrove è più bassa (circa il 46%). Questo rende difficile, sul breve termine, la costruzione di coalizioni alternative capaci di sommare in modo stabile i diversi bacini elettorali.

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