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Chi sbeffeggia Di Maio?

I graffi di Damato su chi sbeffeggia Di Maio per le celebrazioni seriali che fa del cosiddetto reddito di cittadinanza

Ci voleva Vauro Senesi con la sua matita, e ancor più meritoriamente sul giornale di maggiore ortodossia grillina che si stampi in Italia, naturalmente Il Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio, per invitare praticamente il vice presidente del Consiglio e superministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro a smetterla. O a darsi una regolata nelle celebrazioni seriali che fa del cosiddetto reddito di cittadinanza. Per il quale si stanno predisponendo in tutta, e forse troppa fretta, gli adempimenti normativi, tecnici e burocratici per l’erogazione prima delle elezioni europee di maggio, e forse anche di qualcuna delle elezioni regionali in programma nella primavera di questo “bellissimo” 2019. Così lo ha definito o promesso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sfidando tutte le previsioni di segno opposto formulate dagli organismi preposti in sede nazionale e internazionale. Che -hanno garantito una volta tanto all’unisono esponenti grillini e leghisti di ogni livello- non ci hanno mai azzeccato nei loro calcoli e previsioni, per cui saremmo autorizzati questa volta a riderne, o a fare i dovuti scongiuri.

LA LIBERAZIONE DALLO STATO DI POVERTÀ

Quello sconosciuto a gambe penzolanti  che attende con l’imbarazzo della vergogna di essere scoperto come un monumento sul palco allestito da Di Maio allo scopo di festeggiarne la liberazione dallo stato di povertà, e per il cui disagio da spettacolo viene minacciosamente redarguito dal potente capo del movimento grillino, rappresenta come meglio francamente non si poteva, e non si potrebbe, l’abuso che si sta facendo della propaganda.

IL MODELLO DI GOVERNO GRILLINO

Vauro, del resto, non è la prima volta che interviene con giusto sarcasmo contro il modello di governo, chiamiamolo così, dei grillini. Fu felicissima anche quella vignetta suggeritagli dai primi preparativi del reddito di cittadinanza durante l’elaborazione della legge di bilancio, se non ricordo male. Vi era rappresentato il bambino che chiedeva al padre se fossero ancora poveri e si sentiva rispondere: “Si, ma adesso ci pagano per esserlo”. E ciò a esclusivo vantaggio -si potrebbe aggiungere con gli ultimi aggiornamenti- delle migliaia di “navigator” in via di assunzione per assistere, indirizzare e quant’altro i destinatari di una carta gialla di soccorso tanto modesta per chi la riceverà quanto costosa per l’economia del paese. Che avrebbe avuto e avrebbe bisogno di ben altro per uscire dalla stagnazione in cui è appena entrata anche sul piano formale, o tecnico, come altri preferiscono dire.

 

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