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Ci voleva Forlani perché la Lega di Salvini rompesse con la Lega di Bossi

Forlani Lega

In un convegno alla presenza del capo dello Stato, risuonano le parole del presidente leghista della Camera Fontana in  ricordo di Arnaldo Forlani, che proprio dalla Lega di Bossi nel 1992 fu bocciato nella corsa al Quirinale. I Graffi di Damato

Già ricordato dal presidente dell’assemblea Lorenzo Fontana il 25 luglio scorso nell’aula di Montecitorio, diciannove giorni dopo la morte, Arnaldo Forlani è stato ancor più commemorato ieri in un affollato convegno nell’aula dei gruppi della Camera alla presenza del Capo dello Stato (nella foto).

Rispetto a tre mesi fa, nel saluto introduttivo il presidente leghista di Montecitorio è stato ancora più prodigo di riconoscimenti al “grande protagonista” di quella che usiamo chiamare prima Repubblica, elogiandone la “larga visione”, la “disposizione all’ascolto”, la tendenza a “persuadere piuttosto che imporre le proprie concezioni”.

Fontana, che con i suoi 43 anni rappresenta la nuova generazione del partito che fu di Umberto Bossi, non si è spinto a dirlo – sarebbe stato troppo per un leghista pur giovane – ma Forlani avrebbe ben meritato per le sue qualità di essere eletto alla Presidenza della Repubblica nel 1992, quando fu candidato dal partito di cui era segretario per la seconda volta ma non sostenuto abbastanza nel segreto dell’urna, essendogli mancati nel secondo ed ultimo scrutinio della sua corsa, prima della  rinuncia, 29 voti.

LA LEGA DI BOSSI VOTO’ CONTRO FORLANI AL QUIRINALE

La Lega ne aveva, fra deputati e senatori, un’ottantina, tutti spesi contro Forlani. Erano altri tempi. E lo stesso Bossi era un altro rispetto a quello che sarebbe diventato dopo due anni alleandosi con Silvio Berlusconi, rompendo dopo nove mesi, sì, ma poi riaccordandosi definitivamente.

Fra gli interventi successivi al saluto del presidente della Camera nella commemorazione del mancato presidente della prima Repubblica – che avrebbe sicuramente gestito diversamente dalla buonanima del pur collega di partito Oscar Luigi Scalfaro il passaggio alla seconda – ho trovato particolarmente toccante la testimonianza dell’arrivo di Forlani al Ministero degli Esteri, nel 1976, da parte dell’ambasciatore Umberto Vattani. Che fu colpito con i suoi colleghi diplomatici dall’interesse di Forlani per la politica estera e dalla sua volontà di svilupparla a tal punto che forse la pur notevole struttura della Farnesina non era in grado di assecondarlo.

Peccato che Vattani non abbia avuto il tempo troppo ristretto lasciato ai relatori per ricordare dell’esperienza di Forlani alla Farnesina negli anni della cosiddetta maggioranza di solidarietà nazionale estesa sino al Pci, il momento forse più significativo della sua personalità.

FORLANI E IL CASO MORO

Durante il rapimento di Aldo Moro, per quanto i comunisti si fossero inchiodati alla cosiddetta linea della fermezza, egli strappò all’allora segretario generale dell’Onu Kurt Waldheim un appello alle brigate rosse perché liberassero il loro ostaggio. Neppure quell’intervento – come anche l’appello “in ginocchio” di Papa Montini –  riuscì a smuovere quegli assassini tanto feroci quanto stupidi, alla ricerca ostinata, spavalda di un “riconoscimento” alla fine ottenuto ma  ignorato: per sfortuna del povero, incolpevole Moro ma per fortuna dello Stato ch’essi avrebbero voluto abbattere con la loro velleitaria rivoluzione.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

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