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Quinto quesito

Cittadinanza italiana in 5 anni? Il quinto quesito referendario

Quinto quesito referendario: si vota sul dimezzamento dei tempi per la concessione della cittadinanza italiana agli adulti extracomunitari residenti in Italia

Il quinto quesito referendario costituisce un capitolo a parte, per certi versi, rispetto agli altri quattro temi al centro della consultazione: dove quelli insistono su materie di ambito giuslavoristico, l’ultima domanda concerne i tempi di concessione della cittadinanza italiana per stranieri maggiorenni ed extracomunitari residenti in Italia.

REFERENDUM: IL TESTO DELLA QUINTA SCHEDA

Il testo, che sarà redatto su una scheda di colore giallo, recita:

Volete voi abrogare l’articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.” , della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante “Nuove norme sulla cittadinanza”?

QUARTO QUESITO: COSA CAMBIEREBBE

Allo stato attuale, un soggetto extracomunitario di maggiore età può ottenere la cittadinanza italiana dopo 10 anni di residenza legale in Italia e a determinate condizioni. Nello specifico, si tratta di conoscere l’italiano, percepire un reddito stabile e non avere precedenti penali.
Il referendum punta a dimezzare il periodo di soggiorno in Italia da 10 a 5 anni, mantenendo inalterati gli altri requisiti (lingua, reddito, incensuratezza) e ripristinando di fatto le tempistiche in vigore dal 1865 fino al 1992, quando la normativa è cambiata.

GLI EFFETTI INDIRETTI SULLA CITTADINANZA AI MINORI

Il cambiamento potrebbe avere un significativo riverbero anche sui meccanismi di concessione della cittadinanza ai minori figli di genitori non italiani. Al momento, infatti, se si è nati nel nostro Paese da genitori stranieri, la cittadinanza si ottiene su richiesta al compimento del diciottesimo anno e solo se risiedendo legalmente e ininterrottamente in Italia fin dalla nascita.

Ma come recita l’articolo 14 della stessa legge n. 91 del 1992 “I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana”: ciò significa che dimezzando i tempi di concessione della cittadinanza per gli adulti anche per i minori sarebbe più semplice conseguirla direttamente dai genitori e senza attendere la maggiore età.

LE RAGIONI DEL SÌ E DEL NO

Secondo il comitato promotore, il dimezzamento dei tempi sarebbe un atto di giustizia nei confronti di chi lavora e contribuisce alla crescita del Paese senza godere dei pieni diritti civili e politici e ostacolato da vari impedimenti pratici. Inoltre avvicinerebbe l’Italia agli standard degli altri Paesi europei e faciliterebbe l’integrazione degli extracomunitari, il cui apporto è essenziale per soddisfare la domanda inevasa di lavoro, contrastare il calo demografico e mantenere il sistema previdenziale e contributivo sostenibile.

I sostenitori del no argomentano invece che l’Italia è tra i Paesi europei più generosi nella concessione della cittadinanza. Molti temono che dimezzare i tempi porterebbe anche a una minore integrazione nella cultura italiana, aspetto ritenuto più importante di ogni altra considerazione e che la questione debba essere dibattuta in sede parlamentare.

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