skip to Main Content

Codice rosso, ecco la legge che contrasta violenza sulle donne

Codice Rosso

Disco verde dal Senato al Codice Rosso, ddl sulla tutela delle vittime di violenza. Dal revenge porn ai matrimoni forzati, dall’aggressione con l’acido alla velocizzazione di indagini e procedimenti giudiziari, vediamo cosa prevede.

Con il via libera definitivo del Senato e la successiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale diventa legge il ddl sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Il provvedimento, cosiddetto Codice Rosso, ha ottenuto 197 sì. Gli astenuti, di Leu e del Pd come accaduto in precedenza alla Camera, sono stati 47. Il ddl inasprisce le pene per alcuni delitti, rimodula alcune aggravanti e introduce nuove fattispecie di reato. Il nome deriva dal codice con bollino rosso che verrà introdotto nei pronto soccorso ospedalieri per i casi di violenza di genere. Dunque una sorta di corsia preferenziale per analizzare con priorità questi casi in modo da adottare al più presto provvedimenti di protezione nei confronti della vittima.

Dall’opposizione critiche per la clausola di invarianza finanziaria (prevista dall’art.21) che impedirà – evidenzia – i positivi risultati auspicati dal governo e dalla maggioranza. L’invarianza però, ha sottolineato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è stata valutata “con attenzione, non solo a livello politico ma anche a livello tecnico”.

COSA PREVEDE IL DDL CODICE ROSSO

Il disegno di legge è composto da 21 articoli in cui viene individuato “un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie – si legge nella relazione del Servizio Studi del Senato -, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l’instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l’eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime”.

Tra le novità l’introduzione del reato di revenge porn, ossia di diffusione online di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso dei protagonisti e a scopo di vendetta, e del reato di aggressione con l’acido. Il reato di revenge porn viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede alcune aggravanti: se ad esempio è commesso dal coniuge o dall’ex coniuge o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. Punito anche chi condivide le immagini tramite Internet.
Da 8 a 14 anni di carcere, invece, per chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. Ergastolo nel caso di morte della vittima.

Riguardo alla velocizzazione delle indagini e dei procedimenti giudiziari, gli articoli 1-3 prevedono che, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere, la polizia giudiziaria riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale, non appena ha acquisito la notizia di reato. “Senza ritardo” deve arrivare pure la comunicazione scritta. Entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, il pubblico ministero prende informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e, se opportuno, scattano le indagini di polizia giudiziaria. Inoltre, aumenta i tempo a disposizione della donna per denunciare, da 6 a 12 mesi.

È dedicato ai maltrattamenti contro familiari e conviventi e agli atti persecutori l’articolo 9 del provvedimento che eleva la pena minima a 3 anni e la massima a 7. Se dalla violenza compiuta deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; se deriva una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. In caso di morte della vittima, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. Quando i maltrattamenti vengono commessi in presenza o in danno di minore, di una donna incinta o disabile la pena viene aggravata.

L’articolo 11 interviene sull’omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all’art. 577 c.p., e modifica il codice penale per estendere il campo d’applicazione delle aggravanti. Dunque si consente l’applicazione dell’ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o in caso di stabile convivenza in cui manca la relazione affettiva.

Inasprite le pene per gli atti di violenza sessuale (art. 13 del ddl) che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, vanno da un minimo di 12 anni fino a un massimo di 24 anni di reclusione, e per i casi di stalking, per cui è previsto da 1 anno a 6 anni e 6 mesi di carcere.

Altra innovazione che arriva è la galera da 1 a 5 anni per chi “con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un’unione civile”, approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione si applica pure nel caso che il fatto sia commesso all’estero da un cittadino italiano o da uno straniero residente in Italia.

Se il matrimonio forzato è commesso ai danni di minori di 18 anni la pena viene aumentata; sale da 2 a 7 anni se interessa un minore sotto i 14 anni.
Si rafforzano le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Chi viola tali norme è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Inoltre, gli uomini che riceveranno un ordine di allontanamento e un divieto di avvicinamento dovranno indossare un braccialetto elettronico.

Nel disegno di legge una parte riguarda la possibilità, per i condannati per delitti sessuali contro minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno. Spazio anche a specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria “in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere”.
Infine, il ddl recepisce il finanziamento di 7 milioni a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio, per gli orfani di vittime di femminicidio.

I COMMENTI DI CONTE E SALVINI

“Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti” ha commentato su Facebook il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l’immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose” ha aggiunto ricordando il “supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere” nella stesura del ddl “che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione che si attiverà da subito”.

https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/posts/666309147184387

Per esprimere il suo pensiero a riguardo ha invece usato Twitter il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Più sicurezza e protezione per le donne vittime di violenza: grazie al #CodiceRosso, i magistrati dovranno ascoltarle entro tre giorni dalla denuncia! Altra promessa mantenuta dalla Lega. P.S. La sinistra non ha votato a favore, parlano parlano ma quando serve se ne fregano”.

I COMMENTI DI BONGIORNO E BONAFEDE

Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, da anni impegnata contro la violenza di genere. “La legge Codice Rosso rappresenta il massimo che si può attualmente fare sul piano legislativo per combattere la violenza sulle donne”. Per Bongiorno siamo di fronte a “un’importantissima novità con la quale vogliamo scongiurare che le donne stiano mesi o anni senza ricevere aiuto. Dopo questa svolta – ha proseguito -, sono consapevole che l’impegno per combattere la violenza sulle donne non può finire qui: per esempio, sarà essenziale operare sul piano della riduzione dei tempi dei processi penali”. Eppure “fare il massimo sul piano legislativo è fondamentale, ma non basta. Come ho sempre sostenuto, la violenza sulle donne è molto spesso una conseguenza delle discriminazioni; dunque, gli interventi legislativi devono essere accompagnati da azioni concrete sul piano culturale”. Comunque “oggi abbiamo aggiunto un mattone determinante nella costruzione di un’efficace lotta alla violenza”.
“Oggi con l’approvazione del Codice rosso lo Stato dà una risposta molto forte: dice ad alta voce che le donne in Italia non si toccano” ha detto nella sala stampa di Palazzo Madama Alfonso Bonafede che ha rimarcato: “Ogni 72 ore in Italia muore una donna per femminicidio, è una vera e propria emergenza sociale”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top