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Assemblea Pd

Com’è andata l’assemblea del Pd in contemporanea con Atreju

Pd riunito a Roma: Schlein rilancia la sfida alla premier Meloni, ottiene il via libera dell’assemblea e punta al campo largo

Alla fine non c’è stato il confronto tra le due leader sul palco di Atreju. Ma Elly Schlein non ha perso l’occasione politica di rilanciare la sua sfida alla premier Giorgia Meloni, provando a compattare i suoi durante l’assemblea del Pd, tenutasi ieri in contemporanea con la chiusura della kermesse di FdI. Ecco com’è andata.

APERTURA E NUMERI DELL’ASSEMBLEA

L’assemblea del Pd è servita innanzitutto a ratificare la fase politica avviata dalla segreteria: la relazione di Elly Schlein è stata messa ai voti e approvata. Eppure su quasi mille aventi diritto, la segretaria ha incassato soltanto 225 voti, con 36 astenuti, tutti dell’ala riformista. Zero, invece i voti contrari.

LA PLURALITÀ DEL PD

Schlein ha voluto rimarcare che il Pd «è e resterà un partito plurale» e si è presentata come «la segretaria di tutto e di tutti», cercando di stemperare malumori e rivendicare una gestione inclusiva. A segnare anche un gesto simbolico di valorizzazione delle anime storiche del partito, la tessera Pd 2026 sarà dedicata a Tina Anselmi, «la prima donna ministra, una cattolica democratica», scelta che vuole sottolineare il richiamo alle radici e la pluralità identitaria.

SCHLEIN: UCRAINA, EUROPA, CRESCITA

Nel suo intervento la segretaria ha scandito i pilastri dell’azione politica dem. Sul piano internazionale: “Con l’Ucraina senza se e senza ma — abbiamo sempre sostenuto l’Ucraina e continueremo a sostenerla» — e la critica all’idea che il dossier possa rimanere confinato a colloqui bilaterali tra leader esterni (richiamando la necessità di un coinvolgimento più forte dell’Unione europea). Sul piano europeo Schlein ha insistito: l’Europa deve accelerare nell’integrazione politica («o l’Europa fa un salto davanti nell’integrazione politica o sarà messa ai margini»), proponendo cooperazioni rafforzate e investimenti comuni. Infine Schlein prova a pungere la premier sul piano della politica interno – “in manovra non c’è nulla per far ripartire il Paese»- calcando la mano sul tema del caro vita e della crescita.

L’INGRESSO DEI BONACCINIANI IN MAGGIORANZA

L’assemblea ha certificato il passaggio in maggioranza dell’area capeggiata da Stefano Bonaccini: una mossa che rafforza Schlein sul piano interno e cambia gli equilibri del partito. Dal palco è intervenuto il coordinatore nazionale dei bonacciniani, Alessandro Alfieri, che ha scandito la linea politica: «C’è da mandare a casa la destra», sottolineando come in questo momento «aspirazioni personali e ambizioni devono essere messe da parte» per dare priorità al progetto politico comune. L’ingresso di Bonaccini e dei suoi segnala dunque non solo una ricomposizione interna, ma anche la volontà di puntare con decisione alla competizione nazionale.

IL RAPPORTO CON I CINQUE STELLE E L’AVVERTIMENTO A CONTE

Il nuovo equilibrio interno non scioglie però l’enigma dell’intesa con il Movimento 5 Stelle. In assemblea è stato lanciato un messaggio chiaro: l’alleanza dovrà basarsi su regole chiare e su una scelta di leadership condivisibile. Schlein e molti dirigenti sostengono che il candidato premier debba essere il leader del partito più grande (ossia la segretaria del Pd) o, in alternativa, che si svolgano primarie di coalizione; da parte dei bonacciniani è arrivato anche un avvertimento al M5S: valori non negoziabili e nessun ammiccamento alle politiche «trumpiane» invocate da alcuni. La partita, quindi, resta aperta e dipenderà dalle scelte del M5S e di Conte nei prossimi mesi.

 

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