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Come cambia la mappa dei collegi roccaforte del Pd
In linea generale, la riduzione dei parlamentari da 945 a 600 ha comportato una ridefinizione dei collegi elettorali che cambia quasi totalmente la geografia dei “collegi sicuri” del Pd
Il lungo e travagliato Ferragosto elettorale del Pd ha reso evidente quanto sia difficile comporre tutti i tasselli delle candidature senza scontentare nessuno.
Sia Monica Cirinnà, paladina del mondo Lgbt, sia Emanuele Fiano sono stati scelti per correre in collegi dove la vittoria del centrodestra è più che probabile. Ma, in linea generale, la riduzione dei parlamentari da 945 a 600 ha comportato una ridefinizione dei collegi elettorali che cambia quasi totalmente la geografia dei “collegi sicuri”.
Secondo l’ultimo studio dell’Istituto Cattaneo, la scelta di Carlo Calenda di dar vita, insieme a Matteo Renzi e a Federico Pizzarotti, al Terzo Polo complica ulteriormente la situazione del centrosinistra che può fare affidamento su aree sempre più ristrette del Centro-Italia. La Toscana e l’Emilia-Romagna sono le Regioni più ambite dagli aspiranti parlamentari. La “rossa Umbria”, fino al 2018, aveva eletto solo parlamentari di centrosinistra, ma negli ultimi anni il rosso è stato sostituito dal verde della Lega che governa la Regione e i sondaggi attribuiscono la Regione di San Francesco D’Assisi ancora una volta al centrodestra. Situazione analoga si riscontra nelle Marche, fedelissime al centrosinistra sino a cinque anni fa, quando furono traviate dal fascino populista del M5S. Oggi i marchigiani, stando ai sondaggi, dovrebbero dare fiducia al centrodestra. Se, dunque, nelle passate tornate elettorali, le Marche e l’Umbria davano una certa affidabilità per il centrosinistra, ora tali perdite vengono compensate dal fatto che nelle grandi città come Milano, Torino, Genova, Napoli e Roma il consenso per i democratici rimane alto. Nella Capitale (ma non solo), il Pd viene chiamato il “partito dell’area Ztl” perché i collegi del centro storico e della ‘Roma bene’ come i Parioli votano storicamente a sinistra.
Stavolta la sfida principale sarà quella tra Emma Bonino e Carlo Calenda, mentre il centrodestra ha i suoi fortini nel Nord-Est, principalmente Lombardia e Veneto. Fanno eccezioni collegi come quelli di Venezia, Sesto San Giovanni e Padova che, fino al 2018, erano stati sempre appannaggio del centrosinistra. Ma il centrodestra, secondo l’Istituto Cattaneo pare pronto a conquistare anche altri collegi che, tradizionalmente, come quello di Savona, mentre Varese è storicamente un feudo della Lega. In Piemonte si segnala, invece, la predominanza del centrodestra nei collegi di Novara e Vercelli. Per il centrosinistra, invece, sono blindatissimi i collegi di Bologna, Firenze e Napoli-Fuorigrotta in cui veniva eletto anche l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. In Emilia-Romagna solo il collegio di Piacenza è stato (quasi) sempre espugnato dal centrodestra, mentre in Toscana solo Lucca e Grosseto sono storicamente “contendibili”. Tutti gli altri collegi della Toscana e dell’Emilia sono “di proprietà” del centrosinistra.
La Sicilia, invece, vede tradizionalmente in vantaggio il centrodestra, eccezion fatta per le Politiche del 2018 quando il Movimento Cinque Stelle fece “cappotto”.
Una situazione analoga si verificò nel 2001 a favore della coalizione guidata da Silvio Berlusconi. Nel complesso, gli unici due collegi dove il centrosinistra riesce generalmente a prevalere sono quelli di Sciacca e Canicattì. In Puglia, altra Regione dove cinque anni fa il M5S conquistò tutti i collegi, il Pd e i suoi alleati vincono con continuità solo a Cerignola e Manfredonia. Gli elettori della Sardegna sono tendenzialmente ondivaghi, eccezion fatta per i collegi di Olbia e Quartu Sant’Elena, fedeli al centrodestra. Ma anche la terra dei nuraghi, nel 2018, venne folgorata dalla ventata della novità dei Cinquestelle e l’intera Isola si dipinse di giallo. Stavolta, invece, tutti i collegi sembrano contendibili, sebbene con una leggera prevalenza del centrodestra.