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Come Conte rassicura gli Usa sulla Cina

5 Stelle

I Graffi di Damato sulle rassicurazioni di Conte riguardo l’accordo commerciale sulla “Via della Seta”, di imminente firma a Roma, in occasione della visita del presidente della Cina, che ha messo in allarme i nostri alleati al di là e al di qua dell’Atlantico

Buone notizie da Londra per Roma. Dove sembra che, per quanto ridotti male fra rinvii, pasticci, stagnazione e campagne elettorali continue, siamo messi un po’ meglio degli inglesi. O competiamo abbastanza con loro.

IL CAOS A LONDRA

I titoli dei giornali italiani sulla nuova bocciatura rimediata in Parlamento dalla prima ministra Theresa May sulla strada della Brexit sono, a dir poco, allarmanti e allarmati, fatta eccezione per Il Foglio. Il cui fondatore e attivissimo editorialista Giuliano Ferrara non ha voluto tradire la sua vocazione a stupire, o a cantare fuori dal coro, titolando in azzurro il suo commento “May una gioia”. Di fronte alla quale impallidisce il predecessore David Cameron, il collega di partito che ebbe la grandissima idea di promuovere il referendum sulla permanenza nell’Unione Europea perdendolo. E ora si ha francamente la sensazione che molti oltre Manica vorrebbero tornare indietro non sapendo come farlo.

E QUELLO A CASA NOSTRA

La “zuffa inglese”, come ha più realisticamente e felicemente titolato il manifesto, si può ben tradurre in zuffa italiana quando si scorrono le notizie politiche di casa nostra, specie quelle provenienti dalla maggioranza gialloverde e dal governo guidato ormai dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con tanta imperscrutabilità, pur ammantata di buone maniere, che un giornale come il Corriere della Sera ha messo in campo due giornalisti – non uno, e che giornalisti, lo stesso direttore Luciano Fontana e il notista politico Massimo Franco– per intervistarlo sulla grana di giornata. Che è naturalmente la cosiddetta “Via della Seta”, percorsa dal governo italiano per arrivare ad un accordo commerciale, di imminente firma a Roma, in occasione della visita del presidente della Cina, che ha messo in allarme i nostri alleati al di là e al di qua dell’Atlantico.

LE RASSICURAZIONI DI CONTE

Ma quale allarme? Quali preoccupazioni? Ha praticamente chiesto Conte ai due interlocutori del Corriere immaginando dietro i loro volti quelli di Donald Trump, Jean-Claude Juncker e compagnia bella. Intanto -ha precisato il presidente del Consiglio con la sua competenza di professore universitario di diritto e di avvocato civilista- quello che sta per essere firmato è solo “un memorandum, senza vincoli giuridici”. E ciò avrebbe esonerato il governo dal dovere o dalla sola opportunità di riferirne prima al Parlamento, tenendone informato -se si è capito bene- solo il presidente della Repubblica. Il quale pertanto, specie considerando la visita ufficiale compiuta personalmente in Cina, non avrebbe ragione di nutrire quelle perplessità, apprensioni e quant’altro attribuitegli dai soliti giornali disinformati o, peggio ancora, ossessionati.

VIA DELLA SETA SI TAV NO?

Di “ossessione” il presidente del Consiglio ha parlato, in particolare, e con una certa insofferenza, quando i due intervistatori hanno osato mettere a confronto il suo passo deciso sulla “Via della Seta” e quello di segno opposto sulla Tav, cioè sulla linea d’alta velocità ferroviaria per il trasporto delle merci da Lione a Torino, indigesta al movimento delle cinque stelle. E della quale l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti proprio sul Corriere della Sera ha perfidamente prospettato l’utilità che potrebbero avvertire i cinesi  in arrivo -in senso lato- nel porto di Genova.            Un’altra “ossessione” dei giornali sarà diventata agli occhi e alle orecchie di Conte quella arrivata sulle prime pagine con le notizie, indiscrezioni, retroscena sulla frenata dei grillini al decreto legge reclamato dal leader leghista Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, per sbloccare i tantissimi, davvero troppi cantieri fermi in Italia: una frenata dietro la quale è stata vista la paura del ministro pentastellato Danilo Toninelli di perdere competenze proprio nel momento in cui pendono su di lui mozioni parlamentari di sfiducia.

I giornali sono considerati ossessivi anche dal vice presidente del Consiglio e capo del movimento delle 5 stelle Luigi Di Maio, che se n’è appena doluto nel salotto televisivo di Giovanni Floris assicurando che i suoi rapporti personali e politici con l’omologo della Lega sono eccellenti. Incalzato da altri ospiti, che gli ricordavano giustamente dichiarazioni alquanto polemiche con Salvini, sino allo “sbigottimento” espresso per una sua presunta o reale minaccia di crisi per la Tav, Di Maio se l’è cavata vantando il diritto di mandare e ricevere messaggi “mediatici”. Ma che bisogno hanno, i due vice presidenti del Consiglio, di parlarsi e minacciarsi a distanza se hanno fra di loro, in realtà, rapporti diretti così buoni e frequenti? Ma forse anche questa è una domanda da ossessione.

 

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