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I musei della storia delle città, auspici e riflessioni di Carandini e Giuli
Il ministro della Cultura riflette sulle considerazioni avanzate da Andrea Carandini sul «Corriere». La sintesi virtuosa tra memoria e progresso è possibile. Nelle città e sul territorio
Il Corriere della Sera ha ospitato un interessante scambio di vedute e riflessioni tra Andrea Carandini, archeologo e intellettuale di rilievo, e il ministro Alessandro Giuli, con riferimento alla cultura, all’archeologia, ai musei delle città, tra memoria condivisa e progresso.
CARANDINI: “SUPERARE LA CONTRAPPOSIZIONE TRA TRADIZIONE E PROGRESSO”
Carandini, il 7 novembre, ha lanciato un’appassionata riflessione sul ruolo del Ministero della Cultura, proponendo una visione innovativa per valorizzare l’eredità culturale dell’Italia. Per l’eminente archeologo, l’Italia ha da sempre vissuto una contrapposizione tra tradizione e progresso, un dualismo che, secondo lui, rischia di ingabbiare il Paese in una visione limitata della cultura.
Da un lato, c’è chi idolatra la tradizione a prescindere, senza analizzare criticamente cosa del passato possa ancora essere valido; dall’altro, si celebra il progresso come valore assoluto, senza considerare i rischi di un cambiamento fine a sé stesso. In questa divisione, sostiene Carandini, l’Italia ha smarrito la virtù rivoluzionaria della “fraternité”, un valore che richiede un approccio più inclusivo e riflessivo.
“Tutte le parti politiche – scrive – dovrebbero cogliere dal passato il bene scartandone il male comprovato, per costruire un futuro degno o migliore delle più fortunate stagioni, dividendosi sulle proporzioni da dare alla tradizione e al progresso ed esercitando oltre una critica anche radicale …. la smarrita virtù rivoluzionaria della fraternité”.
L’ARCHEOLOGO: “PIU’ CHE UN MUSEO, L’ITALIA E’ UN CONTESTO A CIELO APERTO”
L’archeologo invita a superare l’idea della cultura come mero “museo a cielo aperto”, espressione frequentemente usata per definire l’Italia, ma che, secondo lui, rischia di ridurre i monumenti e le opere d’arte a feticci isolati. L’Italia, invece, è molto di più: è un vasto e complesso “contesto a cielo aperto”, una rete di elementi paesaggistici, storici e architettonici intimamente legati tra loro, dalle centuriazioni romane ai terrazzamenti agricoli, fino ai borghi storici.
Questo contesto, sostiene Carandini, deve essere riscoperto attraverso un approccio archeologico che non si limiti a catalogare “roba vecchia”, ma che racconti i contesti di ogni epoca, dagli antichi insediamenti romani fino alle architetture moderne. L’archeologia, quindi, non dovrebbe limitarsi allo studio del passato remoto, ma essere uno strumento per comprendere le stratificazioni di tutti i tempi, inclusa la contemporaneità.
“PARTIRE DA ROMA E NAPOLI PER REALIZZARE UN MUSEO DELLA CITTA’”
Carandini propone di partire da Roma e Napoli per realizzare un “museo della città”, inteso non come una raccolta di oggetti, ma come uno spazio capace di raccontare l’evoluzione storica e sociale delle città. Roma, ad esempio, potrebbe trovare la sua sede naturale nella Crypta Balbi e nell’area intorno a Santa Caterina dei Funari, un luogo di grande valore storico che oggi si trova in uno stato di abbandono. Questo isolato, costruito sopra il teatro di Balbo, è stato oggetto di scavi archeologici pionieristici che hanno rivelato la stratificazione di epoche diverse, ma il progetto è stato interrotto e il luogo è rimasto trascurato. Carandini immagina che, attraverso un museo di questo tipo, si possa raccontare Roma in tutte le sue fasi, dal periodo romano fino al presente, per consentire ai visitatori di comprendere le complessità della città e la sua continua trasformazione.
Analogamente, Napoli potrebbe trovare una narrazione del suo passato nell’Albergo dei Poveri, un imponente complesso settecentesco dotato di tre cortili peristili, progettato dall’architetto Ferdinando Fuga. Questo edificio, la cui ristrutturazione è già stata avviata, potrebbe diventare il fulcro di un museo che racconti la storia di Napoli, dalla sua fondazione greca fino alla scoperta di Pompei. Un elemento centrale sarebbe la narrazione della città durante il periodo borbonico, quando Napoli era la capitale del Regno e un centro culturale di primo piano in Europa. Carandini sottolinea come l’Albergo dei Poveri possa raccontare una Napoli autentica, diversa da quella spesso stereotipata, e permettere una riscoperta dei reperti storici che oggi giacciono dimenticati negli archivi, come i bronzi e le ceramiche minori di Pompei, confinati nel sottotetto del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, noto ironicamente come “Sing Sing”.
IL MINISTRO: CREARE SINTESI TRA MEMORIA STORICA E INNOVAZIONE CULTURALE
Alessandro Giuli, sempre dalle colonne del Corriere della Sera, ha accolto le riflessioni di Carandini, riconoscendo la necessità di superare la “contrapposizione dissennata” tra tradizione e progresso. Il ministro, ricordando la propria ammirazione per Carandini, ha sottolineato l’importanza di creare una sintesi tra memoria storica e innovazione culturale. Nell’esporre il suo programma per il Ministero della Cultura, Giuli ha spiegato che intende trasformare la cultura in uno strumento che guardi al passato per costruire il futuro, unendo l’eredità storica con le nuove tecnologie. Per il ministro la visione di Carandini è pienamente condivisibile, in quanto propone un modello di museo dinamico, capace di raccontare i contesti vivi delle città italiane.
GIULI: “ACCELEREREMO RECUPERO CRYPTA BALBI E ALBERGO DEI POVERI”
Giuli ha annunciato di voler accelerare il recupero della Crypta Balbi e dell’Albergo dei Poveri, in modo da dare vita a musei che offrano non solo una panoramica degli oggetti, ma anche un racconto immersivo della storia urbana. In questo modo, sia Roma che Napoli potrebbero essere comprese nei loro meandri, offrendo ai turisti un’esperienza che va oltre il “selfie” davanti a un monumento. Carandini aveva suggerito di creare anche spettacoli multimediali al Colosseo, con proiezioni notturne che raccontino l’Urbs, un progetto che Giuli considera un’idea affascinante per coinvolgere i visitatori in modo più profondo e consapevole.
AVANTI IL DIALOGO CON IL FAI
Un ulteriore punto sollevato da Carandini riguarda la collaborazione con il Fondo ambiente italiano, per valorizzare i “luoghi sconosciuti” del patrimonio italiano. Tra questi, la Basilica Pitagorica di Porta Maggiore a Roma e la villa-parco di Paolo Portoghesi a Calcata, nel Viterbese, potrebbero essere gestiti in collaborazione con il FAI, permettendo al pubblico di scoprire tesori spesso dimenticati. Giuli ha accolto favorevolmente questa proposta, e ha confermato di aver avviato un dialogo con il presidente del FAI, Marco Magnifico, per esplorare la gestione condivisa di questi luoghi.
IL RICHIAMO AL ‘PENSIERO SOLARE’
Giuli ha infine richiamato il concetto di “Pensiero solare”, ispirato al filosofo francese Albert Camus, per descrivere la propria visione culturale. Il Pensiero solare, secondo Giuli, è un modo di guardare al passato con l’intento di illuminare il presente e il futuro, una filosofia mediterranea che esalta la bellezza e il bene. Carandini, nel suo intervento, ha fatto eco a questa visione, sottolineando come il patrimonio culturale italiano possa essere una guida morale per l’oggi, ma solo se viene inteso non come una semplice collezione di capolavori, ma come un “contesto” da interpretare
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