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Come funziona l’Art Bonus. Il bilancio di Carolina Botti (Ales)

L’Art bonus è un credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro finalizzate a valorizzare e tutelare il patrimonio culturale italiano . Ne abbiamo parlato con Carolina Botti, Direttore Ales e Referente Art Bonus per il Ministero della Cultura

Art bonus è una misura che, dal 2014, favorisce le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo. Fondazione Teatro alla Scala di Milano, Fondazione Arena di Verona, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma sono solo alcune delle realtà culturali che hanno potuto beneficiare dei contributi dell’Art bonus.

Per comprendere meglio il suo impatto, le strategie di comunicazione adottate e le sfide future, abbiamo rivolto alcune domande a Carolina Botti, Direttore Ales e Referente Art Bonus per il Ministero della Cultura.

Con lei vedremo come questa misura stia coinvolgendo sempre più mecenati, quali ricadute abbia avuto sul territorio e quali sono gli aspetti ancora migliorabili.

Cos’è l’Art Bonus e come funziona?

L’Art Bonus è un’agevolazione fiscale introdotta per incentivare le erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano. Consente a privati e aziende di beneficiare di un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato, rendendo l’intervento particolarmente vantaggioso rispetto ad altre iniziative simili a livello internazionale. I donatori scelgono il progetto che vogliono sostenere tra quelli ammissibili, effettuano un bonifico con una causale specifica indicata dalla normativa, e successivamente possono riportare il beneficio fiscale nella propria dichiarazione dei redditi.

Quali sono i principali benefici per i donatori che decidono di usufruire dell’Art Bonus?

Un vantaggio importante è sicuramente l’elevato credito d’imposta, pari al 65% della donazione, uno dei più generosi a livello europeo. Inoltre, il processo è semplice e trasparente: i donatori identificano il progetto di loro interesse, eseguono la donazione e ottengono il beneficio fiscale. Questa semplicità operativa e l’alto livello di convenienza rendono l’Art Bonus molto attrattivo.

Può spiegare quali tipi di interventi possono essere finanziati tramite l’Art Bonus?

L’Art Bonus copre una vasta gamma di interventi: manutenzione, restauro e protezione di beni culturali pubblici, sostegno alle attività culturali di istituti e luoghi della cultura pubblici come biblioteche, musei, complessi monumentali, aree archeologiche. Inoltre, include anche attività legate allo spettacolo, sostenendo le attività di teatri di tradizione, fondazioni liriche, società concertistiche e corali, festival ed eventi culturali di varia natura.

Chi può aderire all’Art Bonus? Solo persone fisiche o anche aziende?

L’Art Bonus è aperto sia a persone fisiche che a soggetti giuridici, incluse le aziende. Questo amplia notevolmente la platea dei potenziali donatori, consentendo anche alle imprese di contribuire alla tutela del patrimonio culturale e di usufruire dei benefici fiscali.

Quali sono i vantaggi per le imprese che decidono di investire nel patrimonio culturale attraverso questa misura?

Per le imprese, oltre al rilevante beneficio fiscale, l’Art Bonus rappresenta un’opportunità di investimento nella cultura con ricadute positive sull’immagine aziendale. È un modo per dimostrare sensibilità e responsabilità sociale, legandosi a progetti di grande valore culturale e sociale.

Chi sono questi beneficiari? Una grossa fetta dei vostri interventi è destinata a enti dello spettacolo, società concertistiche, spettacoli e complessi. Gli interventi possono riguardare anche festival, è corretto?

Assolutamente sì. Tra i beneficiari figurano enti dello spettacolo, società concertistiche, teatri e orchestre sinfoniche, ma l’Art Bonus può supportare anche festival qualora siano già finanziati dal Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (FNSV). La misura è altamente modulabile e adattabile alle esigenze di promozione culturale.

Esistono limiti o vincoli sull’importo delle donazioni che possono essere fatte attraverso l’Art Bonus?

Il limite esiste solo per l’ammontare che può essere portato in detrazione: fino a un massimo del 15% del reddito imponibile annuo per le persone fisiche e gli enti non commerciale e fino ad un massimo del 5 per mille dei ricavi annui per i titolari di reddito di impresa. Questo limite consente comunque donazioni significative, con un impatto tangibile sui progetti culturali sostenuti.

In che modo l’Art Bonus ha contribuito a sostenere il patrimonio culturale italiano, soprattutto durante periodi critici come la pandemia o di eventi sismici? Durante il Covid, il fondo dell’Art Bonus è servito anche a sostenere categorie di lavoratori culturali a rischio?

Durante la pandemia e in altre situazioni critiche, come gli eventi sismici, l’Art Bonus ha avuto un ruolo importante nel sostenere il patrimonio culturale e i lavoratori del settore. Ha permesso di finanziare attività culturali online, spettacoli virtuali e interventi di recupero, dando un supporto concreto a categorie particolarmente colpite dalla crisi.

Come viene garantita la trasparenza sull’utilizzo delle donazioni?

La trasparenza è uno degli aspetti centrali dell’Art Bonus. Tutte le donazioni e i progetti finanziati vengono pubblicati sul portale ufficiale dell’iniziativa www.artbonus.gov.it , consentendo a chiunque di verificare come vengono impiegate le risorse. Questa visibilità aiuta a costruire fiducia e a garantire l’efficacia dell’intervento.

I possibili destinatari delle erogazioni sono Comuni, Regioni, Province, Città Metropolitane e altri enti direttamente collegati ad attività culturali, mentre sono escluse le erogazioni a favore di beni culturali di proprietà privata. Cosa si può fare per allargare la platea di potenziali beneficiari?

È vero che attualmente l’Art Bonus si concentra sui beni pubblici e su enti legati alla cultura. Un eventuale ampliamento potrebbe includere proprietà private di rilevante interesse culturale o categorie oggi escluse, ma ciò richiederebbe una revisione normativa e un equilibrio tra pubblico e privato.

Poca distribuzione sul suolo, con molte donazioni dalla Lombardia e nel centro-Nord. Perché?

La concentrazione delle donazioni al Nord è legata alla maggiore presenza di realtà produttive e imprenditoriali e di fondazioni bancarie in quelle aree. Inoltre, il Nord ha una consolidata tradizione di mecenatismo culturale. Per aumentare il coinvolgimento al Sud, occorrerebbe un maggiore impegno da parte delle amministrazioni locali nel promuovere i progetti e nell’instaurare un rapporto di fiducia con i donatori.

Sul fronte degli interventi, per esempio, si vede una concentrazione maggiore in Toscana e nel centro-nord, mentre il Sud e Roma stessa rimangono più sullo sfondo. Perché? Dipende dalle amministrazioni? Cosa si può fare per penetrare maggiormente al Sud?

Sì, una delle ragioni principali è la capacità amministrativa di progettare e promuovere iniziative idonee per l’Art Bonus. Migliorare questa capacità e promuovere una maggiore sensibilizzazione sul territorio potrebbero favorire una diffusione più uniforme delle donazioni, incentivando interventi anche nel Sud.

Parliamo del finanziamento per la promozione dell’Art Bonus. Quanto viene stanziato dal MiC per supportare e promuovere questa iniziativa?

L’Art Bonus rientra nei compiti statutari di Ales, la società in-house del Ministero della Cultura, ed è gestito con risorse interne in base a specifiche direttive ministeriali. La promozione della misura è anch’essa fatta prevalentemente con risorse e competenze interne per supportare e diffondere l’uso della misura.

Quali sono state le principali iniziative di comunicazione realizzate per il decennale dell’Art Bonus e quale investimento è stato dedicato a queste attività? Sono previste iniziative simili in futuro? 

Per ciò che riguarda il decennale che si celebrava l’anno scorso, è stata fatta una campagna istituzionale di comunicazione che ha previsto, tra le altre cose, uno spot per video, uno spot radio, con una serie di declinazioni grafiche e gadget che riprendevano il claim “Il tuo gesto, un capolavoro”. Il tutto è costato circa 65mila euro. Per ciò che riguarda le attività future, la nostra attività non si limita alla gestione ma anche alla promozione costante della norma, che si traduce in numerosi eventi di formazione/informazione, partecipazione a eventi e convegni organizzati sia centralmente sia presso enti o altri soggetti promotori con cui collaboriamo, e varie altre iniziative istituzionali.

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