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Come gongola Conte fra Trump e Grillo

Crisi

I Graffi di Damato sull’endorsement a Giuseppe Conte sia del Presidente degli Usa Donald Trump sia di Beppe Grillo

Se Don Camillo, il felicemente famoso parroco di Giovannino Guareschi, parlava con Gesù dei problemi che gli procurava il baffuto e comunista Peppone, un presuntuoso Beppe Grillo parla della crisi di governo direttamente con Dio dal suo blog personale. E ne ottiene praticamente l’ordine o il consenso, come preferite, a prevenire le consultazioni elettroniche di rito nel suo movimento e a far salire alle stelle Giuseppe Conte, col suo secondo governo, buttando giù il “poppante” Luigi Di Maio dalle stelle alla stalla di un capo dimezzato, arroccatosi come un “poppante”, appunto, “che ciuccia” nella difesa della postazione di vice presidente del Consiglio. Che il Pd rivendica invece solo per un suo uomo, non importa chi, volendo restituire alla “grammatica politica”, come dicono non a torto al Nazareno, la formazione dei governi di coalizione. Dove di solito, quando l’alleanza e a due, il vice presidente è uno solo e rappresenta il partito che non dispone della Presidenza, con la maiuscola.  La conferma di Conte a Palazzo Chigi è stata del resto reclamata come condizione irrinunciabile dei grillini per la soluzione della crisi dallo stesso Di Maio, rimasto quindi prigioniero del suo stesso gioco, pensando di potere perpetuare l’anomalia del governo uscente. Che fu costituito poco più di un anno fa con due vice presidenti del Consiglio fingendo di considerare Conte un uomo “terzo”, per quanto già allora designato dai grillini e scelto fra i candidati ministri, e neppure tra i maggiori, di un monocolore pentastellato immaginato prima delle elezioni.

IL RUOLO DI CONTE NEL M5S

Adesso Conte, grazie anche -ripeto- a Di Maio con l’approccio al negoziato col segretario del Pd Nicola Zingaretti, è grillino a tutti gli effetti, politici e mediatici, e un po’ pure capo dello stesso Movimento, scelto con una strizzatina d’occhio dal fondatore, “elevato”, “garante” e quant’altro. È comprensibile sul piano umano il disagio in cui può sentirsi il pluriministro uscente Di Maio, già in difficoltà per quei sei milioni e rotti di voti perduti rispetto ad un anno prima nelle elezioni europee del 26 maggio scorso, ma deve essere apparso esagerato anche a Grillo ch’egli abbia scommesso sul Pd -quello da lui liquidato sino a qualche giorno fa come il male assoluto- per puntellare in qualche modo la sua malferma eppure rivendicata leadership.

L’ENDORSEMENT DI DONALD TRUMP

Nonostante queste difficoltà di percorso verso la soluzione della crisi continuano i festeggiamenti di Conte, raggiunto addirittura da una certificazione di lealtà, affidabilità e quant’altro del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Che peraltro continua a declinare simpaticamente  al plurale il suo nome dandogli del “Giuseppi”. In Italia anche la Repubblica di carta, scettica e preoccupata davanti ai primi segnali della trattativa pur auspicata tra grillini e Pd, si è decisa a dare la sua benedizionelaica, e di memoria montanelliana con quel “Rieccolo” già soprannome del democristianissimo Amintore Fanfani, a un governo chiamato “Conte bis”, nonostante le ripetute diffide del Fatto Quotidiano. Che reclama, per distinguerlo meglio dal primo governo concordato e realizzato l’anno scorso con i leghisti, la denominazione controllata di “Conte 2”. In cui però sembra di capire che anche il giornale diretto da Marco Travaglio cominci a sospettare che ci siano troppi contrasti, visto che nel fotomontaggio di prima pagina ha chiamato “nemici miei” protagonisti e attori dell’operazione che sta per approdare, con le consultazioni al Quirinale, nello studio del capo dello Stato.

Sono cinque i “nemici miei” scelti da Travaglio nel mazzo dei vincitori, salvo sorprese, di questa crisi definita da varie parti “la più pazza del mondo”: Matteo Renzi, già “ebetino” negli insulti di Beppe Grillo negli anni in cui l’ex sindaco di Firenze era segretario del Pd e presidente del Consiglio, lo stesso Grillo ora in collegamento diretto con Dio, Nicola Zingaretti, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Buona lotta, più che buona notte, verrebbe da dire.

 

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

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