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Come Grillo continua a dar spettacolo (a teatri chiusi)

Grillo Carnevale Politica

I graffi di Damato sugli ultimi spettacoli di Beppe Grillo in politica

Vedo che Beppe Grillo -purtroppo per lui, ma un po’ anche per tutti noi che in qualche modo ne subiamo le conseguenze per il suo ruolo nella politica- non è riuscito a risolvere i problemi dell’insonnia, che qualche tempo fa ne causarono un volontario e dichiarato distacco dalle vicende interne al suo movimento per farsi curare a dovere.

Il comico genovese ha appena diffuso attraverso il suo blog personale un videomessaggio per raccontare  di una notte difficile, trascorsa fra sogni e risvegli, pensando a “dieci, venti progetti contemporaneamente”, e tornare ad offrirsi al Pd, come già gli capitò di fare nell’estate del 2009. Allora, in vacanza ad Arzachena, egli corse a iscriversi alla sezione locale piddina con l’intenzione dichiarata di partecipare alle primarie per la successione a Walter Veltroni. Che si era dimesso da primo segretario del Pd protestando contro le correnti che gli avevano reso la vita troppo difficile, pur senza gridare alla “vergogna” appena avvertita dal dimissionario Nicola Zingaretti.

Pur affidato allora alla reggenza di Dario Franceschini, che Veltroni all’esordio aveva scelto come vice segretario per equilibrare i rapporti fra le componenti post-comunista e post-democristiana del  partito, il Pd respinse il comico per bocca -ricorda lo stesso Grillo- di Piero Fassino. Che, forte solo del fatto di essere stato l’ultimo segretario dei  “Democratici di Sinistra” derivati dal Pci, sfidò il comico a farsi un partito per conto suo. E così avvenne -ahimè-  in  una tournée di “vaffanculo”. Ma ciò tuttavia non impedì poi a Fassino, anche se Grillo gli ha risparmiato di rinfacciarglielo, di ripetere l’errore da sindaco di Torino sfidando l’oppositrice pentastellata Chiara Appendino a contendergli elettoralmente il posto. Immagino con quale smorfia a questo punto Grillo fra un sonno e un risveglio dei suoi ha letto in questi giorni di Fassino -sempre lui- come possibile reggente del Pd, in alternativa ad una soluzione femminile, dopo le dimissioni di Zingaretti.

Ma torniamo all’offerta del comico in questo tardo inverno del 2021, sulla soglia della primavera. Eccola, rivolta direttamente al popolo piddino sorpreso, a dir poco, dall’improvvisa rinuncia del fratello del commissario televisivo  Montalbano: “Io vi invito, se mi invitate vengo, faccio il segretario del partito democratico elevato, ci mettiamo 2050 nel simbolo. Io ci sto un anno, un annetto. Conte sta di là un annetto, parliamo con tutti e facciamo dei progetti comuni. Questa è l’idea che mi è venuta stanotte! Ecco perché non dormo e quindi dovrò prendermi dei tranquillanti, grazie”. E’ tutto suo, di Beppe Grillo: maiuscole, minuscole, punti, virgole, esclamativo. Non gli ho tolto  o aggiunto nulla, pur essendo stato tentato -lo confesso- di anticipargli di qualche parola quell’aggettivo “elevato” per  applicarlo non al partito ma all’improbabile segretario, e di mettergli la maiuscola da lui stesso applicatasi all’interno del MoVimento. Che, sempre stremato -temo- dall’insonnia, egli ha appena affidato all’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché lo rifondi, in verità senza dargli nell’albergo romano con vista sui fori imperiali solo l’anno o annetto assegnatogli poi nel video.

Ora, io mi chiedo e vi chiedo se coi tempi che corrono, fra tutte le emergenze che hanno indotto anche lui a cambiare idea su Mario Draghi, riconoscendone “la personalità diciamo straordinaria”, sino ad aiutarlo a formare il governo in carica, se la politica italiana può ancora permettersi gli spettacoli di Beppe Grillo a teatri peraltro chiusi.

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

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