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Come i giornali scrutano il Conte europeo

Conte

I Graffi di Damato sulle reazioni dei quotidiani italiani al Consiglio europeo in corso a Bruxelles

 

Che cosa si fa davanti all’ansia da prestazione politica che s’intravvede nelle foto del presidente Giuseppe Conte provenienti da Bruxelles, al tavolo e dintorni del Consiglio Europeo, dove si gioca la partita dei 750 miliardi di euro per il fondo della ricostruzione, o di sostegno alla prossima generazione? A Repubblica l’Italia è stata vista e indicata “all’angolo” per le resistenze dell’Olanda e degli altri Paesi “frugali” alle attese o aspirazioni del governo italiano per un uso il meno condizionato possibile, nelle procedure e nei controlli, dei soldi che potrebbero venirci sia a fondo perduto sia come prestiti. Al Foglio di Giuliano Ferrara e di Claudio Cerasa, o dell’elefantino e della ciliegia con cui fondatore e direttore si fanno riconoscere dai lettori, già festeggiano – con un titolo rosso come la maggioranza attuale di Conte – “i tre anni di ottimismo che si aspettano, grazie alla nuova Europa”, fra “soldi a pioggia” e altro, per arrivare all’epilogo naturale della legislatura in corso, che dovrebbe concludersi appunto nel 2023.

IL PATRIOTTISMO DEL FOGLIO

Forse al Foglio, nato nel 1996 per la generosità editoriale di Silvio Berlusconi, che è rimasto “l’amor nostro”, come lo definiscono ogni tanto, scherzando ma non troppo, anche dopo che ha smesso di finanziarlo direttamente o indirettamente, sono patriottici più che ottimisti. Giusto o sbagliato, questo è il nostro Paese e speriamo bene, debbono pensare e dire da quelle parti, anche a costo di farsi piacere, piuttosto che il “truce” Matteo Salvini, i grillini nelle loro varie fasi di evoluzione o involuzione: tutte comunque nel segno elettorale fortunatamente negativo, dopo il volo di due anni fa con quell’irripetibile 32 per cento di voti, e ancor più di seggi parlamentari.

IL “VORTICE EUROPEO” DEL MANIFESTO E LE PREOCCUPAZIONI DI KURZ

Credo, tuttavia, che anche al Foglio stentino sotto sotto a liquidare come balle, sull’altare della loro nuova vocazione governista, o della loro contrarietà pregiudiziale alla Lega di versione salviniana, così diversa da quella bossiana di un tempo, le preoccupazioni dei “frugali” riassunte al “vortice europeo” – come lo ha chiamato il manifesto – dal giovane e aitante cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Che, più elegantemente rispetto agli olandesi, ha avvertito il rischio che in Italia si vogliano usare i soldi comunitari per “progetti orientati al passato”. Che sono notoriamente ispirati più all’assistenzialismo che allo sviluppo, sostituendo con lo Stato gli imprenditori, indifferentemente, incapaci o ingordi. Le nazionalizzazioni stanno tornando di moda con crescente evidenza dalle nostre parti, correndo anche in autostrada. Dove si scommette forse troppo avventurosamente sulla buona fortuna, più che sulla capacità di un sistema burocratizzato come quello pubblico, per scongiurare crolli di ponti e gallerie o fare pagare minori pedaggi agli utenti.

 

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