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Com’è messa la Serie A (che riparte mercoledì) dopo il primo vero anno post pandemia

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Nel pieno dello scandalo plusvalenze che coinvolge in primis la Juventus, emblema del sistema calcio, la Serie A riprende dopo aver strappato alla politica un condono di salvezza che rischia di mettere ancora una volta la polvere sotto al tappeto

Il 2022 è stato il primo anno pieno senza restrizioni, interruzioni o complicazioni legate alla pandemia. Il calcio, come tutto il resto, è definitivamente ripartito. Ma come?

LA SERIE A DOPO LA PANDEMIA (E PRIMA DELLA SALVEZZA DA CONDONO)

In Europa, il Covid 19 ha gravato sull’intero movimento. E in particolare sui cinque maggiori campionati: Liga, Ligue 1, Premier League, Bundesliga e appunto la nostra Serie A. Dove il peso delle chiusure si è fatto sentire universalmente ma con differenze evidenti tra i club, legate anche al discorso dei diritti tv.

La Juventus, come dettaglia Marco Bellinazzo nel suo blog sul Sole 24 Ore, è passata da un fatturato di 464 milioni (30 giugno 2019) a uno di 419 (“una media da fare necessariamente in quanto con l’allungamento della stagione, dopo lo stop al campionato, una serie di voci sono stata spalmate sui due bilanci”). Ma già un anno fa aveva riportato un negativo di circa 113 milioni di euro per il secondo semestre del 2020. Il fallimento dell’operazione Cristiano Ronaldo ha portato il club torinese a fare i conti con spese sempre più alte, “un livello del costo della rosa che assorbiva tutti i ricavi strutturali, a cui si aggiungevano altri costi per oltre 100 milioni annui”. Ed ecco che “si è ritrovata a perdere tra il 2020 e il 2022 oltre 550 milioni”, dettaglia ancora Bellinazzo. E l’ultimo bilancio ha segnato un rosso di 285 milioni di euro.

IL PROBLEMA RICAVI

Anche l’Inter ha fatto i conti con un brusco passaggio dalle stelle alle stalle in termini economici e finanziari. Infatti, scrive sempre l’esperto giornalista del quotidiano di Confindustria, “il costo della rosa (ingaggi più ammortamenti) dell’Inter per tornare al vertice del calcio tricolore è salito dai 200 milioni della stagione 2017/18 ai 368 della stagione 2020/21. In piena pandemia il club si è ritrovato con investimenti e spese in crescita e ricavi ristagnanti”. Il fatturato nerazzurro è sceso da 366 a 320 milioni di ricavi, determinando “un rosso complessivo nel triennio 2020-2022 di circa 490 milioni (-245 milioni nella stagione 2020/21)”. Problema indebitamento, dunque, da risolvere agendo sui ricavi: c’è la questione stadio in ballo (come a Roma, sponda giallorossa).

La pandemia ha pesato sul Milan per 195 milioni di perdite. Ma il cambio di proprietà e di strategia hanno portato il club meneghino a scucire lo scudetto ai cugini. Rientrando così in Champions e valorizzando la scelta politica di puntare per lo più sui giovani (forti ma meno impattanti, al momento, in termini di stipendi).

Guarda a lungo termine anche la strategia della Roma, ancora lontana però dall’essere vicina al vero risanamento, con la riduzione del debito garantita dalla proprietà Friedkin. Proprietari protagonisti di una gestione molto dispendiosa di mese in mese.

IL CONDONO CHE (NON) SA DI SALVEZZA

Il 2022 si chiude sì con una Serie A ripresa a pieno ritmo, tra stadi e partite. Ma con i conti ancora in difficoltà. Si chiude con settimane d’inchiesta sul caso Juve e le plusvalenze fatte insieme ad altri club (Atalanta, Sassuolo, Pisa, Genoa tra le altre) che denotano l’insanità del sistema. Unitamente alla gestione dei bilanci e degli stipendi tutt’altro che trasparente: vedasi il caso Inter nell’anno dello scudetto 2020-2021 e il caso Juve oggetto anch’esso delle inchieste in corso.

E però, ancora una volta, arriva la salvezza in extremis. Il condono già rinominato appunto salva-calcio. Quasi 900 milioni che i club sportivi potranno ripagare i 60 comode rate dopo averli sospesi durante il Covid. Cinque anni, dunque, di pagamenti “di pari importo con una penale del 3% e con il versamento delle prime 3 rate entro 7 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione”, recita la norma contenuta in Manovra.

“La Lazio di Claudio Lotito, che sta ancora pagando i debiti con il fisco della gestione Cragnotti di vent’anni fa, nell’ultimo bilancio presentava un aumento dei debiti tributari relativi all’Irpef sui lavoratori dipendenti per 54,9 milioni di euro al 30 giugno 2022, rispetto ai 30,5 del 2021. Prima il decreto 104 del 2020 poi il decreto Aiuti ter del governo Draghi nel 2022 hanno già previsto una rateizzazione di quei debiti. Ma le squadre non li vogliono o non li possono pagare”, tuonava il direttore di Domani Stefano Feltri qualche giorno fa.

LA RIPARTENZA

Ma forse questi discorsi possono annoiare i tifosi che pensano solo al campo e alle singole partite di calcio. Senza preoccuparsi di ciò che c’è dietro e sopra i club. A tal proposito, il digiuno è vicino alla fine. Dopo il Mondiale si riparte: appuntamento al 4 gennaio con tutti i match.

Mentre il 20 gennaio sarà una data clou per il caso Juve: “potrebbe essere l’occasione in cui la Procura Federale riuscirà a dimostrare l’esistenza di quel piano per realizzare plusvalenze in maniera intenzionale”, ha detto a Sportitalia Bellinazzo. “Bisognerà dunque verificare l’esistenza di quel dolo che può essere alla base di condanne importanti, in ambito sportivo ma non solo”.

 

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