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Come si chiude il 2023, tra pagelle politiche e questioni giudiziarie

Quirinale Pagelle

Il commento di Francesco Damato sull’anno politico che sta volgendo al termine

Fra gli inconvenienti, e non solo le feste, di fine anno ci sono le incursioni giudiziarie – come quella che ha appena colpito la famiglia Verdini, in qualche modo comprensiva anche del leader leghista Matteo Salvini, reclamato subito in Parlamento- e le abitudini alle pagelle ai politici.

La Stampa, quella storica di Torino, ha affidato le pagelle del centrodestra a Flavia Perina, che conosce bene l’ambiente per averlo a lungo frequentato e persino vissuto alla direzione del Secolo d’Italia. Le pagelle della sinistra abbastanza allargata sono state invece affidate a Federico Geremicca, anche lui di casa da quelle parti per ragioni familiari che lo hanno reso forse ancora più disilluso dell’altra per le speranze accese in lui da un padre abbastanza autorevole e smentite da compagni e successori. I voti di entrambi non hanno molto volato.

GIORGIA MELONI: 7 / FRANCESCO LOLLOBRIGIDA: 5 / MATTEO SALVINI: 4 

La Perina si è spinta al 7 scrivendo della Meloni con la riserva di un miglioramento “aspettando la sessione malati” del 4 gennaio, essedo stata rinviata a quel giorno per ragioni di salute la conferenza stampa di fine anno. Da cui si aspettano “risposte di prima mano” alle domande suggerite da “errori talvolta imperdonabili persino dei suoi fedelissimi”. Fra i quali si scorge il pur “potente Gran Cognato graffeur di governo” Francesco Lollobrigida, meritevole di 5 Che è sempre superiore all’invotabilità del presidente “pirandelliano” del Senato Ignazio La Russa per il suo busto del Duce, por donato di recente alla sorella. Superiore anche al 4 assegnato al leghista Salvini per le sue “soluzioni scombinate”, peraltro precedenti agli affari Anas contestati al quasi cognato appena finito agli arresti domiciliari.

LUCA ZAIA: 7 / ANTONIO TAJANI: 5

Meno male che nella Lega c’è anche il governatore del Veneto Luca Zaia, guadagnatosi un 7 nell’auspicio di una successione a Salvini. Il povero forzista Antonio Tajani è incollato al 5 e mezzo, sotto quindi la sufficienza, per “la missione generosa ma impossibile” assuntasi di succedere a Silvio Berlusconi.

ROMANO PRODI: 6,5 /  ELLY SCHLEIN: 6 / STEFANO BONACCINI: 6

A sinistra il 7 non lo merita nessuno: neppure “il professore Romano Prodi instancabile nello stanare i vizi” della sua parte politica, come gli ha riconosciuto Geremicca. Che gli ha pertanto assegnato 6 e mezzo, contro il 6 – non di più – meritato dalla segretaria del Pd Elly Schlein e dal presidente e suo competitore sconfitto Stefano Bonaccini.

GIUSEPPE CONTE: 5 / CARLO CALENDA: 4 / BEPPE SALA: 6

Un misero 5 e mezzo è spettato a Giuseppe Conte, che “ha gettato alle ortiche prudenza e pocette” e “infilato il passamontagna” per tornare “sovranista”, sfidando più la Schlein che la Meloni.

Un quattro ciascuno infine hanno meritato Carlo Calenda, persosi anche la bussola di Mario Draghi, e un Matteo Renzi, ormai “politico per hobby” e “autorottamattore di talento”.

In un presente così desolante a sinistra potrebbe costituire una riserva il sindaco di Milano Beppe Sala, “un Papa straniero” per un eventuale campo largo, ma “non tanto straniero” per le sue esperienze amministrative. Pure lui tuttavia non è andato sopra il 6 della sufficienza.

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