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Come si è arrivati al (futuro) Governo Meloni. La storia

Meloni

Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia riporta il Centrodestra alla guida del Paese.  Come si è arrivati alla vittoria 

Dopo 11 anni il centrodestra torna alla guida del Paese. A capo della coalizione per la prima volta c’è una donna, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che, forte del 26% ottenuto dal suo partito si appresta a diventare anche la prima donna a rompere il famoso ‘soffitto di cristallo’, a entrare cioè a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio.

Fratelli d’Italia

Il percorso politico di Giorgia Meloni è, ormai, arcinoto. Inizia a 15 anni con la militanza nel Fronte della Gioventù, movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano. Prosegue la carriera politica dentro Alleanza Nazionale come leader di Azione Giovani, l’erede del Fronte della Gioventù. Alla fine degli anni ’90 la Meloni si inventa Atreju, la kermesse politica dove crescerà classe dirigente di Fratelli d’Italia. Nel 2006 entra in Parlamento e diventa vicepresidente della Camera e, due anni dopo, viene nominata ministro della Gioventù, il più giovane di tutta la storia dell’Italia repubblicana. Nel 2012, dopo il fallimento del Popolo della Libertà (Pdl), fonda Fratelli d’Italia che, l’anno seguente, al suo esordio alle urne, ottiene soltanto un misero 1,9%. Da quel momento in poi inizia una lunga cavalcata verso la riconquista dei voti che erano della defunta Alleanza Nazionale. La Meloni, insieme al co-fondatore di FdI Guido Crosetto, è brava nel porre fine alla diaspora della destra italiana e nell’aprire il partito a personalità di centro come Raffaele Fitto che diventa il passpartout per l’elezione a presidente dei Conservatori e dei Riformisti europei.

Nel corso degli anni mantiene una linea politica ostile a qualsiasi tipo di governo tecnico. Gli anni all’opposizione sono tanti e duri ma, complici anche gli errori tattici di Matteo Salvini, portano al risultato odierno. C’è chi la definisce post-fascista, ma la Meloni, come già ricordato, proviene dall’esperienza di Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, il primo partito divenuto destra di governo .

Il Movimento Sociale Italiano

Nel 1946, infatti, Giorgio Almirante fonda il Movimento Sociale Italiano (MSI), partito post-fascista che, da quel momento, si presenterà alle elezioni locali e nazionali sventolando lo slogan: “Non rinnegare, non restaurare”. Il MSI, insieme al Pci, viene sottoposto alla cosiddetta ‘conventio ad excludendum’ durante tutta la Prima Repubblica, ossia all’ostracismo da parte della Democrazia Cristiana e dei partiti laici che hanno governato fino al 1992. Nel corso degli anni di Piombo, a torto o a ragione, il Movimento Sociale viene accusato di un’eccessiva vicinanza con l’estrema destra parlamentare. Ma, nello stesso tempo, nel 1977 Ernesto De Marzio fu promotore di una scissione che portò la corrente Costituente di Destra – Democrazia Nazionale a trasformarsi in partito. Un partito che, nelle intenzioni dei fondatori, doveva guardare al centro e aprirsi ai liberali e ai monarchici. Era, insomma, una sorta di Alleanza Nazionale ante-litteram. Nel 1988, Almirante, poco prima di morire, indica Gianfranco Fini, suo pupillo e leader del Fronte della Gioventù, come suo successore alla guida del MSI. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 Fini si alterna con Pino Rauti, esponente della destra sociale del partito, alla segreteria del partito. Le Comunali del 1992 segnano un primo spartiacque tra la destra d’opposizione e la destra di governo. Fini, candidato sindaco di Roma, va al ballottaggio contro Francesco Rutelli, mentre Alessandra Mussolini si scontra a Napoli con Antonio Bassolino. Entrambi perdono, ma il Msi, complice il vento dell’anti-politica arrivato con Tangentopoli, raggiunge cifre impensabili fino a pochi anni prima ed elegge sindaci in varie città del Sud-Italia.

La nascita del centrodestra

Tra il primo e il secondo turno di ballottaggio, Silvio Berlusconi, che probabilmente già meditava la discesa in campo, annuncia che, se fosse stato un elettorale romano, avrebbe votato Fini. È l’inizio della coalizione dei centrodestra che, nel 1994, a sorpresa, vince le elezioni Politiche.

Il 1995 è la data cruciale del Congresso di Fiuggi che segna l’abiura del fascismo e determina la scissione dei rautiani che fondano la Fiamma Tricolore. Qualche anno dopo, Fini, in veste di ministro degli Esteri, in visita a Gerusalemme, dichiara che il fascismo è il male assoluto. Un’altra data cruciale è il 2011 quando, dopo una lunga serie di liti e incomprensioni, Fini attacca pubblicamente Berlusconi col famoso: “Che fai, mi cacci?”. In quel momento inizia la parabola discendente dell’allora presidente della Camera che si stacca dal Pdl per dar vita a Futura e libertà per l’Italia che alle Politiche del 2013 ottiene un misero 0,4%. Tutto ciò che avviene dopo è, come abbiamo visto, opera di Giorgia Meloni.

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