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Come va la trattativa fra Conte e Juncker

I Graffi di Damato

Si, è proprio lui, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, inconfondibile con quel ciuffo e quel naso, l’uomo impegnato a remare col presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker sulla stessa barca, o barchino, nella vignetta della prima pagina del Corriere della Sera. Che è stata ispirata ad Emilio Giannelli dall’incrocio delle notizie politiche giunte dal vertice mondiale in Argentina, di cui Conte e Juncker hanno profittato per trattare sui controversi conti italiani bocciati a Bruxelles, e dai due vice presidenti del Consiglio in Italia, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

CONTE, IL GARANTE IDEALE

Questi ultimi hanno indicato appunto in Conte tanto paradossalmente quanto generosamente, ma anche perfidamente, come vedremo, “il garante ideale per la nostra interlocuzione con l’Europa”. Anzi, l’uomo che “sta spiegando in modo encomiabile la dirompente portata delle scelte per il cambiamento” fatte dal governo gialloverde con la manovra finanziaria e la legge di bilancio del 2019 all’esame del Parlamento. Ma che hanno messo l’Italia sull’orlo di una costosa procedura comunitaria d’infrazione per debito eccessivo.

La dichiarazione congiunta dei due vice presidenti, e capi politici dei rispettivi partiti che compongono l’esecutivo, tradotta da alcuni giornali in una “investitura” di Conte, è paradossale, o paradossalmente ovvia, per l’evidente primazia istituzionale conferita al capo del governo dalla sua stessa carica e dall’articolo 95 della Costituzione. Che gli conferisce il dovere, oltre che il diritto, su cui peraltro ha scommesso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nominandolo, di “dirigere la politica generale del Governo” e di esserne “responsabile”. Per cui egli “mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri”, comprese quelle dei suoi due vice, titolari peraltro di dicasteri importanti come quelli dello Sviluppo Economico, del Lavoro e dell’Interno.

“GENEROSA INVESTITURA”

Il carattere quasi sorprendentemente generoso di quella dichiarazione congiunta sta nel fatto che nei suoi primi sei mesi di vita il governo gialloverde si è distinto per una certa avarizia, o diffidenza, dei due vice presidenti nei riguardi del loro superiore sul piano istituzionale. Più che aiutarlo, confortarlo o incoraggiarlo, Di Maio e Salvini hanno spesso tirato la giacca a Conte. Lo hanno altrettanto spesso preceduto o corretto, a volte persino smentito. Essi lo hanno, diciamo pure, scavalcato puntando sulla propria forza politica, ed anche sulla buona educazione di Conte, apparso spesso sin troppo condiscendente verso le loro maniere. Che è una cosa -mi risulta- non sempre compresa e tanto meno apprezzata al Quirinale.

ULTERIORE DISTANZA DA TRIA

Il carattere perverso di quella dichiarazione congiunta di Di Maio e Salvini o -ripeto- “investitura”, sta nella sfiducia o nella ulteriore distanza che ne deriva quasi automaticamente dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Che a torto o a ragione, ma forse più a ragione che a torto, nonostante le incertezze e persino gli sbandamenti colti a tratti nella gestione della manovra finanziaria, fino a subire lo sfondamento del deficit al 2,4 per cento bocciato poi a Bruxelles, è apparso negli ultimi tempi più propenso di tutti a correggere numeri e numerini, come li chiama Di Maio: tanto propenso, da essersi procurato di recente nell’aula del Senato l’apprezzamento e il voto favorevole dell’ex presidente del Consiglio Mario Monti. Il nome del quale è una garanzia, diciamo così, gradita o sgradita che sia, in materia di severità, rigore e quant’altro.

L’effetto di tutte queste spinte e ragioni contraddittorie della “investitura” appena conferita a Conte dai due vice si vede in quel remo che Giannelli ha messo nelle mani del presidente del Consiglio, e che va nella direzione e forza opposta al remo imbracciato da Juncker. I due sono sulla stessa barca, d’accordo, per ripetere ciò che Conte ha detto cercando di seminare fiducia e ottimismo perché nessuno dei due dovrebbe avere interesse a rovesciarla, ma se riusciranno a muoverla, e in quale direzione, viste le diverse e persino opposte investiture ricevute, nessuno può onestamente dirlo o solo prevederlo.

 

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