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Competenza scientifica e politica possono coesistere?

Una convivenza difficile. Almeno in Italia. Tanti gli esempi in questi ultimi giorni: da Battiston e alla commissione per il controllo dei contenuti scientifici, fino a Iss e vaccini

Una volta la sfida era coniugare fede e scienza, Dio e le nuove scoperte dell’ingegno umano. Oggi la domanda sembra essere: scienza e politica possono coesistere? Secondo le cronache recenti si tratta di una convivenza difficile. Almeno in Italia. Tanti gli esempi in questi ultimi giorni come la destituzione di Roberto Battiston dal vertice dell’agenzia spaziale o la proposta di una commissione politica che decida i contenuti scientifici da mandare in onda sulla Rai. Ma in passato anche la vicenda dei vaccini può rappresentare una valida dimostrazione. O la ricerca dell’Istituto superiore di sanità in materia di ludopatie.

LA VICENDA DI BATTISTON E DELL’ASI

Fino a martedì 6 novembre, l’Asi era guidata da Roberto Battiston, fisico affermato e rispettato dalla comunità scientifica. Il suo secondo mandato è stato revocato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti per presunte irregolarità nella nomina avvenuta negli ultimi giorni del governo Gentiloni. Con una decisione in extremis, il 10 maggio scorso, l’allora ministra dell’Istruzione uscente, Valeria Fedeli, aveva voluto riconfermare, infatti, Battiston alla guida dell’Asi per il quadriennio 2018-2022. E proprio qui è sorto il problema che ha indotto il ministro del governo Conte a cacciare Battiston. I tecnici del ministero hanno ravvisato alcuni vizi di forma e, in particolare, la mancanza di un parere, obbligatorio e preventivo, quello del Comitato interministeriale per le politiche relative all’aerospazio, istituito con un decreto del governo Gentiloni e al quale la nomina di Battiston doveva essere sottoposta. Il governo giallo-verde aveva già dato più di un segno di insofferenza sulla figura di Battiston con la mancata nomina del cda che di fatto bloccava l’attività dell’ente e con il forfait dello stesso Bussetti alla festa per i 30 anni dell’Asi. “Adesso, con il senno di poi, viene da chiedersi come mai ci sia voluto tanto tempo per arrivare alla revoca. Forse non tutti erano d’accordo? Così si direbbe dal tweet del viceministro Fioramonti che si lamenta di non essere stato informato della cosa”, ha chiosato Patrizia Caraveo, moglie dello scomparso Giovanni Bignami, sul Sole 24 Ore.

ROVELLI DIFENDE LA SCIENZA

Un tema, quello del rapporto tra politica e scienza, sul quale Battiston ha interloquito anche con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella al Quirinale. Come ha scritto lo stesso ex presidente di Asi in un tweet: “Ho avuto il piacere di aggiornare il Presidente della Repubblica sullo stato del settore spaziale. È stata una importante occasione per una riflessione sull’indipendenza, l’autonomia e l’autorevolezza della ricerca scientifica”. Anche un’altra importante figura del panorama scientifico italiano si è spesa a favore di Battiston: “Ci sono due questioni gravi che sono in gioco in questa vicenda. La prima è l’autonomia della ricerca: se mettiamo in questo modo la ricerca nelle mani di una logica di schieramenti politici, affossiamo di sicuro la scienza italiana. La seconda questione è la pesante svolta ideologica e politica che significherebbe passare l’Agenzia Spaziale Italiana dalle mani di uno scienziato alle mani di un militare” ha sottolineato sul Corriere della Sera il noto fisico Carlo Rovelli che poi ha aggiunto: “La politica può e deve indicare obbiettivi a lungo termine e vigilare, ma se rimuove persone competenti solo perché sono state nominate da un governo di diverso colore politico, e pensa di lottizzare e occupare la ricerca come fa con la Rai, distrugge la scienza in Italia. Nessun governo precedente, a mia memoria, è stato così rapace nel mettere le nel mettere le mani sulla ricerca”.

PIERO ANGELA E IL CASO DEL MODERNO MINCULPOP

“La rimozione di Battiston dall’Agenzia spaziale italiana? Una questione politica, la scienza non c’entra”, ha commentato di recente anche il noto divulgatore scientifico Piero Angela. Che ha tacciato come “follia” anche la proposta di legge a firma Luigi Gallo (M5S) per introdurre una “commissione che stabilisca le ricerche più importanti da divulgare attraverso la tv di Stato” (qui il testo del disegno di legge). Tecnicamente, si tratta di un solo articolo di modifica della legge 112 del 2013 in tema di libero accesso (open access) all’informazione scientifica. Ma in pratica stabilisce che “il ministro dello Sviluppo economico, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, istituisce una Commissione per la divulgazione dell’informazione scientifica, al fine di selezionare le migliori forme di diffusione della più recente informazione culturale e scientifica a favore della collettività, da trasmettere attraverso il canale radiotelevisivo pubblico”. “Un sistema che ricorda vagamente quello adottato nel 1937, il ministero della cultura popolare, cosiddetto MinCulPop, che aveva compiti riguardanti la cultura e l’organizzazione della propaganda del fascismo”, scrive Il Giornale in un articolo.

LEZZI: NON PER CONTROLLARE MA PER DARE INFORMAZIONI

Sul tema è intervenuta anche il ministro per il Sud Barbara Lezzi su La7 (qui il video): “Stiamo approfondendo la discussione in merito non per controllare nel senso di gestire ma per cercare di dare tutte le versioni possibili su un determinato argomento e non una sola informazione. Ci sono diversi filoni intorno a un determinato argomento: se poi convergono tanto di guadagnato ma a nostro avviso è bene informare il cittadino a 360 gradi soprattutto quando si tratta di servizio pubblico. Magari anche dando la possibilità alla comunità scientifica di smentire nel merito le false informazioni che possono entrare nell’opinione pubblica senza essere gestite”, ha concluso la Lezzi. Anche il portavoce di M5S Paolo Lattanzio ha respinto al mittente le accuse: “Vogliamo combattere una battaglia di civiltà, non togliere voce alla scienza (…) garantire a tutti il libero accesso alla conoscenza e ai risultati delle ricerche scientifiche. (…) Vogliamo smarcare la ricerca scientifica dall’oligopolio delle multinazionali dell’editoria”, ha concluso Lattanzio.

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M5S, RICERCA ISS NON SCIENTIFICA E CON CONFLITTI INTERESSE

Di recente anche un’altra ricerca scientifica di una certa rilevanza è finita nel mirino della politica nazionale: la prima indagine nazionale sul gioco d’azzardo promossa dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Dopo aver bocciato il modello Cinque stelle per il contrasto alle ludopatie – che interviene principalmente su distanziometro e pubblicità – proprio i pentastellati hanno tuonato: “La ricerca sul gioco d’azzardo che l’Istituto superiore della Sanità ha presentato rappresenta un retaggio della passata legislatura e del passato governo. Compendia gli esempi di un metodo sbagliato che rivela conflitti d’interessi. Una modalità che va archiviata, per procedere a riorganizzare l’indirizzo di tutta la materia su corretti presupposti istituzionali, amministrativi e scientifici”, le parole dei parlamentari del Movimento 5 Stelle Francesco Silvestri, Massimo Baroni, Giovanni Endrizzi e Matteo Mantero annunciando interrogazioni. “Ci sono conflitti d’interesse e un metodo non scientifico che porta a risultati non validi a livello epidemiologico come molti esperti stanno rilevando” spiegavano i parlamentari 5 Stelle. “La ricerca è stata appaltata all’esterno, e non svolta direttamente come è nelle prerogative proprie dell’Istituto Superiore di Sanità è stata secretata per tanti mesi quanto a metodologia e impianto scientifico”.

L’ESORDIO CON I VACCINI

Discorso analogo si era già verificato con i vaccini con l’eliminazione dell’obbligo sancito dall’ex ministro Lorenzin seguito da una marcia indietro da parte della maggioranza e da un aggiustamento in corsa (le famiglie e i loro figli potevano iniziare la scuola anche senza vaccinazione ma presentando autocertificazione entro il 10 marzo 2019). Una svolta commentata indirettamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a settembre in suo intervento all’apertura del meeting “Le due culture” che sembrava quasi un monito: “Nei confronti della scienza non possiamo esprimere indifferenza o diffidenza verso le sue affermazioni e i suoi risultati”.

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