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Concessioni balneari, tutto ancora in alto mare. Draghi pronto alla fiducia

Balneari

Si va verso una nuova riscrittura dell’articolo 2 che sta ancora bloccando il ddl Concorrenza. Al vaglio della maggioranza possibili deroghe tecniche e un aumento degli indennizzi per gli investimenti sostenuti dalle aziende che non ottengono il rinnovo delle concessioni balneari. Ultima occasione per l’accordo, dopodiché Draghi imporrà la fiducia

Sulla direttiva Bolkestein il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non è più tanto sicuro che riuscirà a “tirare dritto” (per usare una espressione che la stampa gli ha incollato fin dal primo giorno del mandato) anche questa volta: un drappello di parlamentari ha difatti sollevato un conflitto di attribuzione e fatto appello alla Consulta per chiedere di disapplicare la sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito il 31 dicembre 2023 come termine in cui “cesseranno di produrre effetti” quelle attuali. Soltanto fino a ieri pareva che, ancora una volta, il Ddl Concorrenza, pur centrale nel PNRR elaborato da Roma nonché snodo essenziale per ricevere le tranches di aiuti da Bruxelles, fosse appeso alla riscrittura del testo sulle concessioni balneari e ai capricci di alcuni partiti alle prese, peraltro, con le amministrative e la campagna elettorale. Nella serata di ieri, però, Draghi ha convocato un CdM straordinario.

IL CDM STRAORDINARIO PER LICENZIARE IL DDL CONCORRENZA

Dieci minuti. Draghi ha convocato i ministri a Palazzo Chigi per una riunione di soli dieci minuti. “Il Presidente Mario Draghi ha rappresentato al Consiglio dei Ministri la necessità di procedere, nel rispetto delle prerogative parlamentari, a una celere approvazione delle riforme collegate all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento al disegno di legge sulla concorrenza”. Questo lo scarno comunicato al termine. Scarno, ma dalla chiusura importante: “Il Consiglio dei Ministri ha condiviso le comunicazioni del Presidente”, anche Forza Italia (il ministro per la PA Renato Brunetta, figlio di ambulanti, ha sempre avversato la Bolkestein) e soprattutto la quota leghista (la Lega ha anche il dicastero del Turismo) sarebbero pertanto concordi. Insomma, c’è un’ultima occasione per trovare un accordo, se no si blinda tutto con la fiducia.

CONCESSIONI BALNEARI, DOVE SI CERCA L’ACCORDO

Prima dell’intervento serale di Draghi pareva che l’articolo 2 dovesse tornare ai box per poi essere messo al voto in commissione Industria del Senato, dove i partiti avevano già deciso che si sarebbe iniziato a votare gli emendamenti solo quando sarebbe stato chiuso l’accordo su tutti gli articoli della delega. Per la precisione, tale accordo non prevedeva una proroga delle attuali concessioni balneari, se non qualcosina ad hoc per quei casi specifici in cui non è possibile andare a gara, relativi a una manciata di Comuni. L’esecutivo aveva anche già chiarito in più occasioni che non intende nemmeno restare appeso alla mappatura delle concessioni, che pare proceda a rilento.

Ciò significa che resterebbe come termine di scadenza quello previsto dal Consiglio di Stato: 31 dicembre 2023. E poi resta da chiarire il dubbio giuridico sollevato da più parti: anche senza l’intervento serale di Draghi di ieri, sarebbe stata valida se un’ulteriore proroga legislativa  in contrasto con le norme dell’Ue? Ecco perché, viste le tribolazioni della maggioranza, più che sulle concessioni balneari, si parlava di rivedere, verso l’alto, gli indennizzi per i gestori che, dopo anni, si vedranno spogliare della licenza. Se non si troverà l’accordo, Draghi potrebbe blindare il testo con la fiducia e legare il proprio destino al testo originario, senza modifiche in melius per la categoria. Quel che è certo è che tutta questa confusione, fanno notare le Associazioni di categoria, sta frenando gli investimenti dei balneari, che certo non vogliono pagare per qualcosa che potrebbe essere messo in discussione tra pochi mesi. E la stagione estiva è alle porte.

 

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