skip to Main Content

Come e perchè Conte palleggia anche con l’acciaio dell’Ilva di Taranto

Conte Ilva

I graffi di Francesco Damato sull’atteggiamento del Premier Giuseppe Conte nella vicenda dell’ex Ilva di Taranto

La ormai nota, divertente e divertita capacità di Giuseppe Conte di palleggiare, recentemente diffusa anche per immagini, ha appena trovato il modo di applicarsi alla vicenda dell’ex Ilva di Taranto per le posizioni del presidente del Consiglio che sembrano cambiare secondo gli interlocutori con i quali ne discute.

Il buon Alessandro Trocino sul Corriere della Sera ha raccolto e rilanciato le notizie sul capo del governo che, reduce dalla sua lodevole e improvvisa missione nello stabilimento pugliese e dintorni, sta cercando di convincere con santa pazienza anche i grillini più contrari -quelli che vengono definiti “d’acciaio”, e con i quali neppure Luigi Di Maio riesce più a parlare, o quasi- che il ripristino del cosiddetto scudo penale per i gestori degli impianti siderurgici di Taranto da risanare può avere un peso decisivo nella vertenza giudiziaria, che gli stessi gestori hanno aperto dopo l’improvviso voltafaccia della maggioranza parlamentare. La protesta degli indiani, chiamiamoli così, potrebbe essere “un alibi”, essendo ben altre le ragioni del loro tentativo di sganciarsi nella mutata congiuntura internazionale del mercato siderurgico, ma cercare di smontarla e neutralizzarla sarebbe ugualmente ragionevole, anzi necessario.

Ebbene, intervistato per Il Fatto Quotidiano dal direttore in persona Marco Travaglio, d’acciaio come i grillini sunnominati, sull’intenzione attribuitagli di ristinare lo scudo penale, e anche di concedere uno sconto sull’affitto degli impianti, che Travaglio definisce “prezzo d’acquisto”, nonché il ricorso alla cassa integrazione per migliaia di esuberi, Conte ha risposto: “Niente affatto”. Egli ha poi parlato della ricerca di “eventuali soggetti alternativi” agli indiani ed espresso fiducia, da avvocato e non solo da presidente del Consiglio, di mettere i Mittal e soci con le spalle al muro nel tribunale di Milano.

A un Travaglio forse ancora sospettoso dei propositi negoziali su Ilva del governo il professor Conte ha successivamente raccontato: “Per stanare il signor Mittal sule sue reali intenzioni gliel’ho offerto subito” il ripristino dello scudo penale, ma “mi ha risposto che se ne sarebbe andato comunque perché il problema è industriale e non giudiziario”. Pertanto “solo continuare a parlarne ci indebolisce nella battaglia legale, alimenta inutili polemiche e ributta la palla” -dai con la palla- “dal campo di Mittal a quella del governo”.

Dev’essere stata musica per le orecchie del direttore del Fatto Quotidiano, che comunque alla fine dell’intervista, consultazione e non so cos’altro, si è sentito in dovere di consigliare a Conte di ridurre o prevenire la forte conflittualità all’interno della maggioranza giallorossa, da lui invece considerata giallorosa perché il rosso evidentemente dovrà ancora arrivare, chissà da dove. In particolare, egli gli ha suggerito di riunire attorno ad uno stesso tavolo i quattro segretari dei partiti della coalizione “perché si dicano tutto in faccia” e “perfezionino il programma finora troppo vago”. E lui, Conte, quasi ringraziando del consiglio, ha detto: “Sì, è il caso. Dopo il varo della manovra”, presumo l’approvazione parlamentare del bilancio, “ho già programmato di invitarli a un week-end di lavoro: tutti parleranno fuori dai denti, poi raccoglieremo i rispettivi obiettivi, metteremo giù un cronoprogramma dettagliato perché tutti si impegnino sul che fare e su quando farlo nei prossimi tre anni e mezzo”.

“Vasto programma”, soleva dire con scetticismo e ironia in simili occasioni la buonanima del generale francese Charles De Gaulle. Noi non abbiamo un generale così, ma mi accontento di riprendere e condividere questa impietosa rappresentazione della vicenda Taranto e dintorni appena fatta sul Foglio dal segretario dei metalmeccanici della Cisl, Marco Bentivogli, uno che peraltro non viaggia in auto blu o grigia ma sugli autobus, dove l’ho scorto qualche giorno fa: “Politica antindustriale, magistratura interventista, ambientalismo cieco”. E ancora: “L’Ilva di Taranto è lo specchio di un paese in guerra contro se stesso”. Non male neppure il titolo “Contro i cialtroni dell’acciaio”.

L’articolo da I Graffi di Damato

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top