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Conte fa infuriare Draghi sulla NATO. Premier da Mattarella

DRAGHI Putin CONTE NATO

Conte vede Draghi per ribadire il no pentastellato all’aumento delle spese militari della NATO. “Ho portato a Palazzo Chigi la preoccupazione del M5s e di tutti italiani”, dice l’avvocato del popolo. Secca la replica del premier: “Così si mette in discussione la maggioranza”

Non ha riportato il sereno l’incontro nel pomeriggio di ieri tra l’ex premier Giuseppe Conte e il suo successore Mario Draghi. Motivo del contendere, ancora una volta, la spesa che il Paese dovrà destinare agli armamenti: Conte, fresco di riconferma alla guida del Movimento, non vuole essere il leader pentastellato che avvallerà un aumento in proporzione al Pil, considerate le battaglie storiche dei grillini sugli F-35.

CONTE A DRAGHI SULLA NATO: “ALTRE PRIORITA'”

Per questo, uscito da Palazzo Chigi, l’avvocato del popolo mette subito per iscritto che con il premier ci sono “valutazioni diverse” sull’aumento della spesa militari. “In commissione al Senato c’era un odg che evocava questo impegno. M5s ha chiesto di votarlo. Ora i lavori della commissione si sono aggiornati. Su questo abbiamo discusso”. Conte ha aggiunto: “In questo momento le priorità degli italiani sono altre” rispetto a quella “di alzare la spesa militare al 2% del Pil”. Quindi ha però precisato: “Aprire una crisi di governo non è un tema” sul tavolo, “noi sosteniamo il governo e abbiamo diritto a essere ascoltati”.

“Il M5S – ha spiegato sempre Conte– ha una chiara collocazione euroatlantica e io stesso ho più volte ribadito che gli impegni assunti in sede Nato molti anni fa vanno rispettati: chi insinua il contrario è in malafede. Non si tratta dunque di mettere in discussione un accordo preso nel 2014, ma di far presente ai nostri alleati che soprattutto l’Italia e anche l’Europa sono state travolte da una gravissima pandemia. Quando si è presidente del Consiglio è giusto tener conto di obblighi e percorsi pregressi, ma allo stesso tempo si ha il dovere di rappresentare le sopravvenienze negative che impongono di valutare cosa sia meglio per il proprio Paese in un dato momento storico”.

LA DURA NOTA DEI SENATORI 5S

Molto più dura la nota congiunta dei senatori pentastellati Vito Crimi, Gianluca Ferrara, Ettore Licheri, Andrea Cioffi e Gianluca Castaldi firmata anche dalla vicepresidente M5S Paola Taverna: “È inaccettabile che il governo abbia deciso di accogliere l’ordine del giorno di FdI sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024 malgrado la forte contrarietà della principale forza di maggioranza. Un ordine del giorno che inizia con ‘Il Senato impegna il governo’ non può essere accolto senza un voto di verifica”.

“Malgrado la nostra insistente richiesta – proseguono Taverna, Crimi, Ferrara, Licheri, Cioffi e Castaldi – , la presidente della commissione Difesa Roberta Pinotti non ha voluto metterlo ai voti. Di cosa ha paura? Forse dopo le parole di Papa Francesco temono che in molti abbiano un rigurgito di coscienza e si oppongano a questa scelta scellerata? Di cosa ha paura il Governo? La forza di un Paese non si misura con il numero di carri armati e cacciabombardieri, ma con la solidità economica delle proprie imprese, con il benessere dei suoi cittadini, con la capacita di resistere alle crisi economiche ed energetiche. Un paese forte è un paese con una forte coesione sociale. Insisteremo quindi sulla richiesta di mettere al voto questo ordine del giorno”, concludono.

DRAGHI SPIAZZA TUTTI E SALE AL COLLE

Altrettanto secca la replica di Palazzo Chigi: “Se si mettono in discussione gli impegni assunti con l’Alleanza atlantica per di più con una guerra alle porte dell’Europa, vorrebbe dire mettere in discussione la tenuta della maggioranza”, quindi la decisione che probabilmente spiazza anzitutto i pentastellati: salire da Sergio Mattarella per riferire della gravità della situazione.

 

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