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Coronavirus, anche la politica rallenta

Seggi Parlamento Proporzionale Coronavirus

Rinviato il referendum per il taglio del numero dei parlamentari a causa del coronavirus, la Camera si riunirà solo il mercoledì. L’emergenza blinda anche la legislatura

Il coronavirus irrompe anche nella politica italiana, e non solo prendendosi il ruolo di protagonista nell’attività legislativa e nelle conferenze stampa. Ora arriva a dettare i tempi dell’agenda: deciso il rinvio del referendum costituzionale, in programma per domenica 29 marzo, e la riduzione del numero di sedute dell’Aula della Camera, disposizione che certamente sarà presa anche per quella di Palazzo Madama. Intanto proprio lo slittamento della consultazione popolare – decisione che era nell’aria già da parecchi giorni  – fa sì che la legislatura si avvii a conclusione senza un’interruzione anticipata.

IL RINVIO DEL REFERENDUM

Ad annunciare il rinvio del referendum, stabilito dal Consiglio dei ministri e presente nella nota diramata al termine della riunione a Palazzo Chigi, è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha accolto la proposta del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. “Abbiamo deliberato di rinviare il referendum. Bisogna fare chiarezza – ha detto -. Non c’è ancora una nuova data, è un rinvio tecnicamente sine die”. Conte ha spiegato: “Abbiamo verificato che non c’erano le condizioni e abbiamo disposto il rinvio. Sentirò i vari comitati per valutare un’altra data”. Per Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, “il governo ha ritenuto opportuno prendere questa decisione allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politica una campagna elettorale efficace e ai cittadini un’informazione adeguata”.

Delusi sulle modalità con cui il governo ha deciso il rinvio della consultazione i partiti d’opposizione. Sia la Lega sia Fratelli d’Italia hanno infatti lamentato già nei giorni scorsi il loro mancato coinvolgimento nella decisione che non viene contestata nel merito. Anche dalle parti di Forza Italia viene vista come una scelta di buonsenso – e così pure, ovviamente, dai parlamentari del Partito democratico – che però non è stata condivisa.  “Il rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari è una decisione di buonsenso – ha scritto su Twitter Maurizio Lupi, presidente della componente Noi con l’Italia alla Camera -. Abbiamo insistito molto sul rinvio insieme ad altri capigruppo. Oggi la priorità è affrontare tutti insieme l’emergenza del coronavirus ed economica del Paese”.

Un altro elemento viene introdotto invece dal vicepresidente leghista del Senato, Roberto Calderoli, secondo cui “il rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari in questo momento trova una sua ragione nella situazione di emergenza che stiamo affrontando, e questo lo riconosco, ma è altrettanto vero che tanto verrà rinviato il referendum e tanto verrà prolungata la legislatura. Questo è bene ricordarlo. Perché a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca”.

Ora, come si diceva, occorrerà decidere una nuova data, c’è tempo fino al 23 marzo per farlo. E’ plausibile che verrà scelta una domenica di maggio magari accorpandolo alle elezioni amministrative ma per fare ciò serve provvedimento del governo. La data del voto regionale, invece, verrà stabilità singolarmente da ciascuna delle sette giunte protagoniste che potrebbero optare per il 24 e il 31 maggio. Soddisfatti per il rinvio i comitati promotori del referendum e anche il Comitato per il “No” promosso dal Coordinamento per la Democrazia costituzionale che però non vogliono l’accorpamento con il voto amministrativo o regionale al contrario del Movimento Cinque Stelle che, per bocca del reggente Vito Crimi e di altri parlamentari, parla della necessità di risparmi.

Da ricordare che la legge per portare il numero dei deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 è stata approvata a ottobre scorso mentre a gennaio 71 senatori hanno firmato la richiesta – poi accettata – di svolgere un referendum confermativo.

LA CAMERA A SCARTAMENTO RIDOTTO

Novità anche per i lavori parlamentari. Per le prossime settimane e fino al 31 marzo l’Aula di Montecitorio si riunirà soltanto il mercoledì per esaminare “atti urgenti e indifferibili” e per il question time con i ministri alle 15. Le commissioni si riuniranno sono per discutere i provvedimenti da inviare all’assemblea mentre le audizioni sono interrotte. Al Senato per il momento non è stata presa nessuna decisione del genere ma intanto per la prossima settimana le sedute si svolgeranno solo martedì per votare il calendario preparato dai capigruppo e mercoledì per esaminare l’autorizzazione allo scostamento di bilancio dovuto all’emergenza coronavirus.

 LA LEGISLATURA BLINDATA

Lo slittamento del referendum costituzionale, peraltro, come ha notato pure Calderoli nel suo comunicato di ieri, ha l’effetto di blindare la legislatura. Dopo lo svolgimento della consultazione, infatti, occorre del tempo – qualche mese almeno – per ridisegnare i collegi elettorali. Dopodiché arriva l’autunno e la preparazione della legge di Bilancio, motivo per cui in Italia si tende a non indire elezioni politiche in quel periodo. A giugno 2021 poi inizia il semestre bianco per l’elezione del capo dello Stato: durante quei mesi il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere. Ed ecco che si arriva al 2022, quando la legislatura scadrà naturalmente.

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