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Cosa deve fare Zinga secondo Cerasa

Cerasa

I Graffi di Damato sulla sveglia cordiale del Foglio diretto da Claudio Cerasa al segretario del Pd Nicola Zingaretti

Ora al Foglio di Giuliano Ferrara fondatore e Claudio Cerasa direttore è il turno di Nicola Zingaretti. Sul cui risveglio, dopo un lungo insonnolimento, il quotidiano di quello che Alessandro Di Battista chiama “estabilishment” ha scommesso per l’evoluzione degli equilibri politici. Che sarebbero migliorati rispetto all’anno scorso grazie al ritorno del “truce” Matteo Salvini all’opposizione, ma non per questo del tutto encomiabili o accettabili a causa della natura ancora troppo indefinita e liquida del movimento grillino. Di cui Silvio Berlusconi, considerato sempre “l’amor nostro” dai foglianti di maggiore anzianità di scrittura o lettura, avrà pur esagerato a parlare come di una propaggine nazista ma non si può neppure dire che sia una propaggine liberale. Non a caso Giuliano Ferrara scrive di “grillozzi”, piuttosto che di grillini.

A svegliare un po’ Zingaretti e/o a dargli qualche carta o occasione in più da giocare all’interno della  maggioranza nella quotidiana partita con i grillini — lasciatemi chiamarli ancora così — sono stati secondo Il Foglio i risultati delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Che avendo limitato  alle sole Marche le perdite del Pd, scongiurando quelle delle Puglie ma soprattutto della Toscana, avrebbero salvato il fratello del commissario Montalbano. E dato maggiore spessore a quella che Il Foglio  ha definito “la leadership-non leadership” di Zingaretti, capace adesso ancor più di prima di “sapersi adattare alle situazioni che si presentano — ha scritto ieri, in particolare, Cerasa — e trarre il massimo anche dalle condizioni più avverse”. Il Tempo si è spinto ancora più in là facendo di Zingaretti un ragno in prima pagina.

Ora che i grillini sono ulteriormente dimagrati elettoralmente dopo un anno di governo col Pd, per quanto aiutati a sopravvivere grazie anche all’aiuto di buona parte dei piddini con quel sì referendario alle Camere  sforbiciate, “il dinamismo  del poco dinamico Zingaretti” potrebbe o dovrebbe “fare squadra con Renzi”, già cullato a suo tempo dal Foglio come il “royal baby” di Berlusconi, “per allontanare la  rotta del governo dalla palude del grillismo”, ha scritto Cerasa. “Caro Renzi, torna nel Pd”, ha pungolato oggi Ferrara in persona, concorrente di Goffredo Bettini alle orecchie piddine e renziane.

Al Foglio immaginano già il momento in cui sarà possibile “valutare, a un certo punto della storia, se la maggioranza più adatta a guidare la stagione del Recovery fund — ha scritto Cerasa — sia quella che non ha la forza di attivare il Mes, ovvero quella attuale, o sia invece quella che avrebbe la forza di attivare il Mes, ovvero parte di quella attuale con l’aggiunta di Forza Italia, come sognano Gianni Letta e anche Zinga”.

Vasto programma, direbbe la buonanima di Charles De Gaulle: un programma che mette nel conto, oltre al recupero del Cavaliere ”amor nostro” sottraendolo a Matteo Salvini e a Giorgio Meloni, una scissione dei grillini. Alla quale potrebbe portare un altro “dinamismo”, come lo chiama Cerasa: quello di Alessandro Di Battista. Che ieri sera, sulla rete televisiva 9, per quanto contrastato da Andrea Scanzi, del Fatto Quotidiano, è tornato a prevedere per il movimento 5 Stelle, proseguendo  col Pd, la fine dell’Udeur “poltronara”  di Clemente Mastella: “estinta in una retata”, secondo la perfida rievocazione sfuggita in prima pagina al giornale di Marco Travaglio, anche a costo di dare in fondo ragione al ribelle Di Battista. Che in ogni caso — ha riferito sempre Il Fatto virgolettandolo — è “pronto all’uscita dal M5S”.

 

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