A maggio era stato il presidente della Repubblica lanciare l’allarme sull’emergenza salari in Italia. Il report annuale dell’Ocse, presentato nella sede del Cnel a fine luglio, fa il punto sulla questione e conferma le pessime sensazioni espresse da Mattarella e vissute sulla propria pelle da milioni di italiani
Secondo l’OECD Employment Outlook 2025, l’Italia è il fanalino di coda tra le economie avanzate in termini di salari reali: a inizio anno, le retribuzioni in Italia risultano inferiori del 7,5% rispetto al 2021. Un dato allarmante se si considera che, nello stesso periodo, aumentavano di circa il 50% negli Stati Uniti e di circa il 30% in Francia e Germania.
CONTRATTAZIONE FERMA E AUMENTI INSUFFICIENTI
Nel 2024 sono stati rinnovati alcuni contratti collettivi, portando a incrementi salariali “superiori alla media”, ma non abbastanza incisivi. Un terzo dei lavoratori del settore privato è ancora senza contratto aggiornato, una situazione che penalizza ulteriormente il recupero salariale. L’Ocse prevede che la crescita dei salari reali in Italia resterà contenuta anche nei prossimi due anni, aggravando le disuguaglianze e frenando la ripresa economica.
LIVELLI OCCUPAZIONALI DA RECORD, MA NON BASTA
Paradossalmente, mentre i salari ristagnano, l’Italia ha raggiunto livelli record di occupazione. Tra maggio 2024 e maggio 2025, l’occupazione è cresciuta dell’1,7%, trainata soprattutto dalla fascia over 55. Anche disoccupazione e inattività sono ai minimi storici. Tuttavia, il tasso di occupazione rimane distante dalla media Ocse: 62,9% contro il 70,4%. Un divario che riflette criticità strutturali, in primis la scarsa partecipazione di donne e giovani.
L’OMBRA DELL’INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO
Il rapporto pone una domanda centrale: “Riusciremo a superare la crisi demografica?”. La risposta, per l’Italia, è tutta in salita. La popolazione in età lavorativa calerà del 34% entro il 2060. Se oggi per ogni anziano ci sono 2,4 lavoratori, tra 35 anni il rapporto scenderà a 1,3. In assenza di una svolta nella produttività, il PIL pro capite italiano potrebbe decrescere dello 0,67% l’anno.
PRODUTTIVITÀ AL PALO, CRESCITA A RISCHIO
Il tallone d’Achille dell’Italia resta la produttività. Secondo l’Ocse, solo con una crescita dell’1% annuo – come negli anni ’90 – si potrebbe raggiungere un +1,34% annuo di PIL pro capite. Ma la storia recente suggerisce che il Paese fatica a raggiungere questi obiettivi. La combinazione di popolazione anziana e scarsa innovazione costituisce una minaccia concreta alla sostenibilità economica a lungo termine.
DISUGUAGLIANZA TRA GENERAZIONI IN AUMENTO
Il report evidenzia un’altra tendenza preoccupante: i baby boomer hanno beneficiato di un incremento dei redditi nettamente superiore rispetto alle generazioni successive. Nel 1995 le famiglie giovani guadagnavano leggermente più degli over 55; nel 2016 la situazione si è capovolta, con un vantaggio del 13,8% per le famiglie con adulti tra 55 e 64 anni. Il rischio è che, senza un riequilibrio, la diseguaglianza intergenerazionale diventi cronica.
LE RACCOMANDAZIONI DELL’OCSE
Per affrontare queste sfide, l’Ocse propone un mix di interventi: aumentare l’occupazione femminile e degli anziani, favorire l’immigrazione regolare e investire in formazione e produttività. Cruciale anche l’allungamento della vita lavorativa, ma l’Italia è frenata dalla natura fisicamente impegnativa di molti lavori (42%), che rende difficile trattenere a lungo gli over 60 nel mercato.