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Cosa fa Conte?

Conte

I Graffi di Damato sull’attuale posizione politica del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte

Mentre i comuni, comunissimi cittadini si chiedono ogni giorno più sconcertati – fra gli annunci del presidente del Consiglio e le battute del capo della Protezione Civile, e in quella che Stefano Folli ha definito non a torto su Repubblica “la tortura della confusione” – quanto potranno o dovranno durare le misure che li tengono a casa, o cercano di far loro passare la voglia di uscire, titolari, ospiti e frequentatori dei palazzi della politica si chiedono quanto potrà davvero durare il secondo governo di Giuseppe Conte. Che, per quanto asserragliatosi nel bunker metaforico dell’emergenza da coronavirus, appare molto meno sicuro di quanto non cerchi di far credere, con parole e opere, il presidente del Consiglio permettendosi anche gesti o condotte vanitose come quella, appena rimproveratagli da Libero, di non mettersi la mascherina. Il professore apulo-toscano si limita ad avvicinare ogni tanto il fazzoletto al naso, più per sentirne forse il profumo, spruzzatogli diligentemente ogni mattina, che per difendersi da quel perfido virus che sembra addirittura diffondersi nell’aria da solo, senza che nessuno lo espella con qualche colpo di tosse.

IL RIMPASTO DI GOVERNO SECONDO VERDERAMI

Uno dei frequentatori più solerti dei palazzi politici, Francesco Verderami, nel suo appuntamento settimanale con i lettori del Corriere della Sera non a caso titolato “Settegiorni”, in verde, ha appena previsto “almeno” un rimpasto nel futuro più o meno vicino del governo: un rimpasto, come si diceva una volta, per spostare qualche ministro troppo affaticato o incidentato e assumerne altri troppo smaniosi di promozione. Ma già nel primo capoverso del suo articolo il “rimpasto” del titolo viene archiviato come una ipotesi davvero minore, o inadeguata alle circostanze.

LE AVVISAGLIE IN PD E M5S

Infatti Verderami ha scritto, testualmente, pur senza fare nomi, cognomi o soprannomi, che “nel Pd come dentro il M5S”, che non è una variante del vecchio MSI di Giorgio Almirante, predecessori e successori, ma l’acronimo del quasi partito pentastellato, sorvegliato a distanza dal fondatore Beppe Grillo, ”c’è chi non scommette che Conte firmerà la prossima legge di Stabilità”, o finanziaria, come si chiamava una volta. E Verderami si è fermato, bontà sua, al Pd di Nicola Zingaretti, amici e compagni e al movimento affidato alla “reggenza” di Vito Crimi dopo il passo indietro, o di lato, come pensano altri, di Luigi Di Maio. Se si fosse affacciato o avvicinato alle porte, anticamere e simili dell’Italia Viva improvvisata nella scorsa estate dall’ex segretario del Pd Matteo Renzi, vagante nei sondaggi tra prefissi telefonici, l’esploratore del Corriere della Sera avrebbe avvertito spifferi di ben altra portata.

A CONTE LA SOLIDARIETA’ DI BERLUSCONI DALLA PROVENZA

Ormai, a parte la fiducia ostentata per motivi di ufficio dai vertici del Pd davanti ai microfoni e alle telecamere di turno, ma contraddetta dagli umori che poi sfuggono e si raccolgono in privato, il più convinto non tanto della forza di Conte, per carità, quanto della inopportunità di farla già finita col suo secondo governo, è dal ritiro in Provenza, dove si è rifugiato per difendersi meglio dal coronavirus il sempre imprevedibile Silvio Berlusconi. Che, anche a costo di smentire e di buttare metaforici secchi d’acqua addosso al suo amico Renato Brunetta, trattenuto a Roma dalla irrefrenabile voglia di esternare contro la debolezza e l’inadeguatezza del governo e della sua maggioranza giallorossa, manda continuamente al “comandante” Conte messaggi di comprensione e solidarietà. Con quanto sollievo ciò venga recepito fra i grillini di ogni tendenza e colore, per non parlare dei piddini, che fanno pure rima, vi lascio immaginare.

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