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Lobby, cosa prevede il documento sulla rappresentanza degli interessi approvato dalla Camera
Analisi dei punti chiave del documento in attesa di una futura legge di regolamentazione della rappresentanza di interessi
La mancanza di una regolamentazione chiara della rappresentanza di interessi, nonostante le sporadiche e disorganizzate iniziative adottate da parte di singole istituzioni, continua a rappresentare una criticità nel processo decisionale pubblico italiano, specialmente se considerata in una prospettiva comparata con altri paesi europei. E’ quanto affermano Simone Donati – Director Cattaneo Zanetto Pomposo & Co. e Alessandro Magnoni – Head of Institutional Relations Marelli in un’analisi dei punti chiave del documento in attesa di una futura legge di regolamentazione della rappresentanza di interessi.
COS’E’ MANCATO IN QUESTI ANNI
“Dal punto di vista del cittadino- sottolineano – ignorare la necessità, ai fini di una dialettica democratica matura, di una partecipazione chiara e regolamentata degli interessi particolari nel dibattito pubblico è stata negli anni una grave mancata assunzione di responsabilità da parte della politica che si continua a tradurre in una generale mancanza di trasparenza.
Dal punto di vista dei professionisti del settore, la mancanza di un quadro normativo chiaro ha a lungo negato il giusto riconoscimento a una comunità di specialisti il cui lavoro è essenziale per favorire un dialogo costruttivo tra settore pubblico e privato. Questi professionisti non solo accorciano le distanze tra i due mondi, ma garantiscono che la voce di molti soggetti rilevanti venga ascoltata nel processo decisionale, contribuendo così a decisioni pubbliche più informate e inclusive”.
“IL MERITO” DEL LAVORO PORTATO AVANTI DALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI
“Merita quindi un plauso – proseguono Donati e Magnoni – il tentativo della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, e in particolare del suo Presidente On. Pagano, che si è impegnato in prima persona sulla questione, di giungere a un quadro normativo di riferimento. Un tentativo che non può che essere definito ambizioso, considerando il cronico fallimento di ciascuna delle simili iniziative portate avanti nelle precedenti Legislature.
Particolarmente apprezzabili anche le modalità adottate: un processo di dialogo lungo 18 mesi e aperto agli stakeholder che ha anticipato – e non, come nei precedenti tentativi, seguito – la definizione di un testo di proposta di legge. Come suggerisce il buon senso e come sarebbe opportuno accadesse in ciascuna situazione ad eccezione di quelle di particolare urgenza (e la regolamentazione della rappresentanza d’interessi potrebbe essere un fattore determinante in questo senso): prima ascoltare, confrontarsi, dibattere. Poi, rifletterci sopra. Infine, e solo infine, deliberare”.
I CONTENUTI DEL DOCUMENTO COME BASE PER LA FUTURA PROPOSTA DI LEGGE
Tra gli spunti contenuti nel documento conclusivo approvato dalla Commissione Affari Costituzionali, “che sarà la base della futura proposta di legge – spiegano – è messa ben a fuoco la necessità di individuare un punto di equilibrio tra trasparenza e riservatezza. La grande sfida del testo prossimo venturo sarà proprio quella di introdurre nuovi strumenti di trasparenza senza che questo comprometta, ad esempio, lo scambio di informazioni sensibili.
A questo si accompagna una giusta menzione di nuovi processi partecipativi: le consultazioni pubbliche non possono essere iniziative estemporanee adottate su base volontaristica da parte di certe amministrazioni su certi provvedimenti, ma uno strumento centrale per coinvolgere cittadini e portatori di interesse che deve essere adottato laddove possibile, come insegna la felice esperienza europea.
Positive anche le conclusioni sugli ambiti di applicazione della norma, sia per quanto riguarda la definizione di portatori di interesse, sia per quanto riguarda quella di decisori pubblici. Un impianto normativo chiaro ed efficace deve essere quanto più possibile generalizzabile e omogeneo, e questo è giustamente riconosciuto dal documento. Permettere la creazione di diversi regimi, con diversi registri, diversi obblighi, diverse peculiarità, per ciascuna istituzione o per ciascun livello istituzionale non solo andrebbe contro al principio di fondo della norma di garantire maggiore trasparenza, ma comporterebbe un ulteriore incomprensibile aggravio burocratico”.
“IL DOCUMENTO PASSO IN AVANTI VERSO CONCRETA REGOLAMENTAZIONE RAPPRESENTANZA DI INTERESSI”
“D’altro canto, la definizione del perimetro dei portatori di interesse sottoposti alla futura normativa dovrebbe, come suggerito, essere più ampia possibile, per evitare disparità di trattamento che andrebbero a minare fortemente la concorrenza sul piano professionale e la trasparenza sul piano pubblico.
In conclusione, l’indagine conoscitiva e il documento approvato dalla Commissione Affari Costituzionali rappresentano un passo avanti concreto verso una regolamentazione della rappresentanza di interessi che non solo garantisca maggiore trasparenza, ma legittimi e valorizzi il ruolo dei professionisti del settore. Il percorso avviato offre una solida base per la futura proposta di legge. Ora, la sfida sarà trasformare queste linee guida in un quadro normativo efficace, nell’auspicio che si possa presto disporre di una legge moderna e ambiziosa, che metta il nostro Paese al passo con le migliori pratiche europee”.