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Bonus cultura 18 anni, ecco cosa sta succedendo

Bonus Cultura 18app Federico Mollicone

Si chiama 18app il servizio di riferimento del Ministero della Cultura guidato oggi da Gennaro Sangiuliano. Che prima ha difeso l’emendamento di Mollicone (FdI) e poi lo ha bollato come misura del Parlamento

Può sembrare un controsenso che nei giorni della fiera dei libri, della piccola e media editoria, in corso a Roma presso la Nuvola di Fuksas, si parli di interventi restrittivi alla cultura. Eppure, uno dei temi caldi della politica italiana di queste ultime ore è la questione del bonus cultura e della 18app ad esso collegata. Cosa sta succedendo? Tutto ruota attorno alla modifica presentata dalla maggioranza, a firma in primis di Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), Rossano Sasso (Lega) e Rita Dalla Chiesa (Forza Italia).

COS’E’ LA 18APP

Partiamo dall’inizio. La 18app è il servizio informatico che permette ai ragazzi diciottenni di ottenere un bonus da 500 euro da spendere in attività culturali, per l’appunto. E quindi per andare al cinema, agli spettacoli di musica, ai concerti, a qualsiasi evento culturale, per l’acquisto dei libri, per andare al museo o nei parchi archeologici, a teatro, ai corsi di musica o danza, di lingua straniera.

Tante porte aperte, insomma, sin dal 2016. Siamo, dunque, al sesto anno di attivazione di questa promozione e attualmente è valida per i nati nel 2003.

Per l’attivazione, basta registrarsi sul sito dell’iniziativa entro il 31 agosto, per poter poi iniziare a gestire i buoni spesa fino al febbraio dell’anno successivo.

COSA CAMBIA CON LA RIFORMA VOLUTA DAL CENTRODESTRA

Bene, fino a ieri. Quando Mollicone, Sasso e Dalla Chiesa hanno firmato una modifica alla legge di Bilancio attualmente in discussione in Aula per proporre una riforma (o un annullamento?) della 18app. Giusto poche ore fa, Federico Mollicone condivideva sui propri social un articolo di Cultura e Identità dove si legittima la mossa politica spiegando che “il bonus Cultura per i 18enni istituito da Renzi nel 2016 poteva essere una buona idea, se veramente i ragazzi l’avessero utilizzato per il consumo culturale tra cinema, teatri, musei ed editoria. Si è invece trasformato presto in una legge che è servita più a fare propaganda politica e in modo molto marginale ad indirizzare i nostri giovani verso la Cultura. Negli anni le denunce delle truffe sull’utilizzo di questi 500 euro destinati ad ogni 18enne [cittadino italiano o con regolare permesso di soggiorno, ndr] sono state molteplici e tra una fuga ed un’altra di Franceschini, rincorso dalla Iena di turno, non si è voluto toccare nulla”.

Tutto vero, in questa ricostruzione? In una Italia che di anno in anno legge sempre meno, nel 2022 il 60% non ha letto neanche un libro, il bonus ha permesso l’acquisto di libri per ben 93 milioni di euro. Ben 441.480 ragazzi lo hanno attivato nell’anno in corso, per un totale di spesa superiore ai 220 milioni di euro. Numeri ben distanti dalla sintesi di un “fallimento”, insomma.

Ma cosa prevede la riforma (emendamento 180.7 alla legge di Bilancio)? Un passaggio alla Carta Cultura, “una misura volta a tutelare dallo snaturamento delle finalità dell’applicazione che viene largamente utilizzata per l’acquisto dei libri di testo. Per questo, riteniamo debba essere revisionata e potenziata concordando con le categorie produttive della cultura”, hanno detto i tre firmatari. Secondo i quali seguiranno aggiornamenti a gennaio, garantendo comunque l’acquisto di libri scolastici. Intanto, dal dicastero di riferimento, il ministro Sangiuliano ha dapprima difeso l’emendamento per poi rinviare la palla in calcio d’angolo definendolo come una misura attinente al Parlamento. Una forma embrionale di dietrofront?

LE REAZIONI POLITICHE

Intanto, tra i primi a commentare con dispiacere e rabbia la proposta di Mollicone è stato Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Che ha già lanciato un appello per opporsi, in Parlamento, a questa contromisura da destra. Anche rispondendo, se vogliamo, a chi nelle ultime settimane lo ha attaccato tacciandolo di solleticare il governo in carica con la scusa dell’opposizione costruttiva.

Anche dal Pd si è mossa qualche voce per esprimere disappunto. Lo ha fatto, ad esempio, Alessio D’Amato. “Se il Governo ha deciso di dire addio al bonus #18app, lo faremo nel #Lazio con la vittoria alle regionali. La misura sarà nel mio programma elettorale, insieme al trasporto pubblico gratuito fino a 25 anni per gli studenti. Bisogna investire su #giovani, formazione e #cultura”, ha scritto su Twitter. Dove si è espresso anche Nicol Zingaretti: “La destra vuole cancellare la 18app. L’opportunità per i neo diciottenni di ottenere 500€ da spendere in libri, teatro, cinema, musei, cultura. Ormai contro le ragazze e i ragazzi è una persecuzione. Quella delle destre non è l’Italia del merito ma dei privilegiati”. E dai 5S: “Il danno sarebbe enorme – hanno scritto in una nota – perché le risorse a copertura di questo strumento sono state rese stabili nella scorsa legge di bilancio e gli operatori del settore contano su quegli introiti. Dopo la pandemia il settore culturale va sostenuto con misure che si dispiegano nel tempo, soprattutto in questa fase di crisi energetica e di calo generalizzato dei consumi”. 

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