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Cosa succede fra Meloni e Nordio

Nordio Meloni

Quanta fantasia volante sui rapporti fra Meloni e Nordio, e non solo… I Graffi di Damato

 

Neppure avvolta in quel pastrano bianco più o meno marziale indossato di recente ad Algeri per sfilare davanti alle truppe schierate in suo onore, o in chissà quale altra tenuta nelle prossime ore in Libia, dove è volata per parlare di gas e immigrazione, riesco ad immaginare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni come l’hanno descritta certi giornali riferendo dell’incontro avuto a Palazzo Chigi col ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il guardasigilli sarebbe stato praticamente chiamato a rapporto dalla premier non tanto per sentirsi confermare la fiducia, come annunciato da un precedente comunicato, quanto per essere messo in riga sul tema dei rapporti con i suoi ex colleghi pubblici ministeri. E per strappargli quanto meno “una tregua” – hanno scritto in parecchi – finalizzata a fare sbollire gli umori. E intanto anche a provare a mettere giù un progetto di riforma su cui confrontarsi con professori, sindacato delle toghe, loro correnti e quant’altro prima di portarlo in Consiglio dei Ministri e proporlo al Parlamento.

Lo stesso Nordio, d’altronde, prima ancora di incontrarsi con la presidente del Consiglio, senza quindi aspettarne ordini o simili, aveva assicurato di voler seguire questo percorso parlando davanti al capo dello Stato nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario alla Corte di Cassazione.

A parte il fatto che, in attesa di uno o più progetti del governo, esso è già alle prese in Parlamento con proposte parlamentari di gruppi della maggioranza su temi come la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, non mi sembra proprio che il clima dei rapporti fra la Meloni e Nordio sia quello sostanzialmente conflittuale, o disciplinare, descritto da giornali interessati politicamente e culturalmente, diciamo così, alla più rapida dissoluzione possibile della sgradita coalizione di centrodestra o, peggio ancora, di destra-centro. Propio oggi la Repubblica di carta annuncia che sulla giustizia la maggioranza è “in rotta di collisione” al suo interno, oltre che con i tre quarti delle opposizioni, considerando il sostegno del cosiddetto terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi su cui può contare una riforma vera, e non annacquata o finta, della giustizia.

Immaginare o rappresentare una Meloni in rotta di collisione, per ripetere l’espressione di Repubblica, con Nordio sarebbe come immaginare o rappresentare, politicamente e fisicamente, anche una Meloni in rotta domani col ministro della Difesa Guido Crosetto sulle forniture di armi all’Ucraina. O solo sul tema – riuscito anch’esso a tradursi in uno scontro politico – di un messaggio registrato del presidente ucraino Zelensky fra una quindicina di giorni al festival canoro di Sanremo. Come se davvero egli dovesse mettersi a cantare – come nella vignetta del Foglio – il “Volare” di Modugno per chiederci “subdolamente” altri aerei da caccia nella spietata guerra cominciata dalla Russia undici mesi fa.

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