skip to Main Content

Cos’è il caso camici che fa tribolare Fontana

Non Governatori Caso Camici Fontana

Fontana accusato di frode in pubbliche forniture per il caso camici acquistati dalla Regione (poi divenuta una donazione) dall’azienda del cognato

Rinvio al giudizio per il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana per il cosiddetto caso camici: la procura chiede il processo nell’inchiesta sulla fornitura dei dispositivi sanitari dall’azienda del cognato, durante i mesi della pandemia.

I fatti al centro dell’inchiesta ci riportano nel periodo più buio della pandemia, quando, investita da una emergenza di proporzioni fino ad allora sconosciute, la Regione alla ricerca di dispositivi sanitari anti Covid, attraverso la controllata Aria, aveva acquistato 75mila camici dal valore di 513 mila euro dalla Dama spa di Andrea Dini (titolare del marchio Paul & Shark).

L’accusa formalizzata è frode in pubbliche forniture. Oltre al presidente Fontana, affronteranno il processo anche suo cognato Andrea Dini, imprenditore di Dama spa, Filippo Bongiovanni ex numero uno di Aria spa, la centrale acquisti del Pirellone, Pier Attilio Superti, vicario del segretario generale di Regione Lombardia e Carmen Schweigl direttrice acquisti di Aria spa.

Secondo la Procura ci sarebbe stato “un accordo collusivo intervenuto tra Dini e Fontana con il quale si anteponevano all’interesse pubblico l’interesse e la convenienza personali del presidente di Regione Lombardia”.

 

Per i magistrati non si tratta di un appalto (ed è il motivo per il quale non viene contestata la turbativa d’asta) ma il reato ipotizzato sarebbe la frode: nel momento in cui emerge il conflitto di interessi tra Fontana e Dini, il contratto oneroso viene trasformato in donazione. Dini interrompe così la consegna degli ultimi 25mila camici, cercando di venderli altrove, con l’obiettivo di recuperare almeno in parte il denaro non incassato. Le indagini del nucleo Valutario della Guardia di finanza hanno dimostrato anche le pressioni su Bongiovanni “affinché rinunciasse alle residue prestazioni contrattuali”.

Lo stesso Fontana provò maldestramente a risarcire il cognato con 250mila euro bonificati dai suoi conti in Svizzera, azione che ha portato il presidente di Regione a essere indagato per autoriciclaggio e false dichiarazioni nella “voluntary disclosure”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top