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Così Salvini (ri)spacca il centro destra, putineggiando in casa di Berlusconi

Federazione Centrodestra

I Graffi di Damato

Mentre la guerra in Ucraina non solo prosegue ma si complica, nonostante le voci ricorrenti su trattative più o meno segrete, e il presidente del Consiglio Mario Draghi fa una telefonata di solidarietà politica e umana al presidente ucraino Zelensky, per niente rassegnato a perdere le terre reclamate da Putin, il leder legista Matteo Salvini fa un altro dei suoi ormai abituali passi falsi nel già diviso e sofferente centrodestra. In particolare, ormai puntando sull’aiuto di Berlusconi nella difesa dalla concorrenza leaderistica di Giorgia Meloni, la cui destra ha sorpassato ormai ciascuno degli altri due partiti della coalizione e potrebbe essere contenuta solo da liste unitarie di forzisti e leghisti, Salvini ha voluto difendere l’ex presidente del Consiglio da dubbi, critiche e quant’altro della ministra Mariastella Gelmini. Che prima aveva contestato vigorosamente il siluramento del coordinatore regionale di Forza Italia in Lombardia, a vantaggio della fedelissima di Berlusconi Licia Ronzulli, e poi era insorta contro estemporanee dichiarazioni di Berlusconi contro gli aiuti militari all’Ucraina e a favore di almeno alcune delle “domande” di Putin, per quanto formulate lanciando missili e compiendo stragi.

“Io -ha praticamente detto Salvini– conterei sino a cinque prima di attaccare Silvio Berlusconi, con tutto quello che ha fatto nella vita. A uno può piacere o meno, ma lascia traccia nella storia del nostro Paese”. Come forse fece, a suo avviso, nel 2018 autorizzandolo a rimanere con un piede nel centrodestra e mettersi con l’altro, ben più visibile, in una improvvisata alleanza di governo con i grillini. Che erano stati liquidati dall’ex presidente del Consiglio nella campagna elettorale come concorrenti dei nazisti e tanto incompetenti da non poter aspirare neppure ad un posto di uomo o donna delle pulizie in una delle sue aziende.

La ministra Gelmini -di cui posso testimoniare personalmente una vecchia diffidenza verso i leghisti a conduzione salviniana, nonostante certe foto cordiali d’archivio- – non si è fatta scappare l’occasione per reagire, e al tempo stesso confermare il suo dissenso da Berlusconi sul tema della guerra e della politica estera, anche dopo la frenata impostasi dal Cavaliere nel discorso conclusivo del raduno forzista a Napoli sabato scorso. “Invito il segretario della Lega Matteo Salvini -ha risposto la ministra in una dichiarazione diffusa dalle agenzie di stampa- a rispettare il dibattito interno ad un partito che per il momento non è il suo. Ho posto in Forza Italia -ha aggiunto e al tempo stesso insistito la Gelmini– un tema di linea politica su una posizione che comprendo bene non sia quella di Salvini, ma che riguarda la collocazione europeista ed atlantista di Forza Italia. Un problema che evidentemente esiste, visto che per due volte il partito è dovuto intervenire a chiarire, a prescindere da me”.

Quel richiamo alla “collocazione europeista” vale doppio considerando che Salvini si era appena pronunciato anche contro la necessità ribadita da Bruxelles di portare avanti nei tempi stabiliti le riforme contenute nel programma del governo Draghi per realizzare con i finanziamenti comunitari il piano della ripresa e non fare aumentare a vuoto il già ingente debito pubblico italiano.

“Azzurri uniti: da Gelmini rilievi ingiusti”, ha cercato di minimizzare salvinianamente in prima pagina il Giornale della famiglia Berlusconi, ammettendo tuttavia che “le prese di posizione di Mariastella Gelmini sono diventate un caso in Forza Italia”. “Berlusconi vede Napoli e sulla guerra perde la testa”, ha titolato invece un suo commento sul Foglio Giuliano Ferrara, già ministro di Berlusconi. Che ne accetta solitamente le critiche -per stima, affetto e un pò anche soggezione- senza rinfacciargli la passata militanza comunista, non perdonata ad altri.

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