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Al via iter della proposta Meloni per togliere dalla Costituzione i vincoli Ue

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Quattro articoli in tutto per “far recuperare allo Stato la sua sovranità in talune circostanze, evitando che le decisioni siano poi assunte da altri soggetti, magari nemmeno non eletti dal popolo”

È cominciato lo scorso 11 ottobre l’iter in commissione Affari Costituzionali della Camera della proposta di legge costituzionale targata Giorgia Meloni (FdI) sulla modifica dei rapporti tra ordinamento italiano e ordinamento europeo sugli articoli 97, 117 e 119 della Costituzione, in particolare cioè sull’osservanza ai vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento unionale. (qui il testo della proposta).

COSA DICE LA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Come ha chiarito il relatore Emanuele Prisco (FdI) durante la prima seduta, “la proposta di legge costituzionale si compone di quattro articoli, i primi tre volti ad apportare modifiche agli articoli 97, 117 e 119 della Costituzione, mentre il quarto contiene una disposizione transitoria”. L’obiettivo della proposta di legge costituzionale è quello di rimuovere dagli articoli della Costituzione i riferimenti all’ordinamento internazionale e dell’Unione europea dalla Costituzione. In sintesi: le pubbliche amministrazioni sarebbero tenute ad assicurare l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico non più in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea (articolo 97 della Costituzione); la potestà legislativa sarebbe esercitata dallo Stato e dalle regioni senza avere come vincoli espliciti quelli derivanti dall’ordinamento internazionale e dell’Unione europea (articolo 117 della Costituzione); l’autonomia finanziaria di entrata e di spesa, subordinata alla necessità di garantire l’equilibrio dei rispettivi bilanci, per i comuni, le province, le città metropolitane e le regioni sarebbe mantenuta senza che tali enti debbano concorrere ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea (articolo 119 della Costituzione).

L’OBIETTIVO? FAR RECUPERARE ALLO STATO LA SUA SOVRANITA’

In tale quadro, Prisco ha osservato, durante l’esposizione in commissione, che “i princìpi di equilibrio tra entrate e spese del bilancio dello Stato e di garanzia della sostenibilità del debito a carico di tutte le pubbliche amministrazioni”, “non vengono mutati” limitandosi la norma infatti “ad escludere che il rispetto di tali princìpi debba essere effettuato nel rispetto dei vincoli economico-finanziari derivanti dall’Unione europea”. Restando in vigore “i vincoli derivanti dagli obblighi assunti in sede internazionale e di Unione europea”. Prisco, infine, ha sottolineato come la proposta “nasca dalla necessità di tutelare l’interesse nazionale laddove esso venga messo in discussione da una norma europea, disciplinando una specifica clausola di salvaguardia. Si tratta, a suo avviso, di far recuperare allo Stato la sua sovranità in talune circostanze, evitando che le decisioni siano poi assunte da altri soggetti, magari nemmeno non eletti dal popolo”.

GLI ESEMPI? L’AQUILA E IL DEF

Nel richiamare alcune sentenze della Corte costituzionale, che hanno già posto il tema dei “controlimiti” opponibili dall’ordinamento nazionale nei confronti di quello internazionale, il deputato di Fratelli d’Italia ha evidenziato “l’opportunità di una simile clausola di salvaguardia, laddove un’applicazione della norma europea impedisca di realizzare interventi importanti a favore delle popolazioni, soprattutto nelle occasioni in cui essi appaiono essenziali, come nel caso delle calamità naturali”. Per esempio è il caso della restituzione delle somme che erano state riconosciute a titolo di agevolazione alle vittime del terremoto dell’Aquila, richiesta sulla base di un’applicazione rigida delle norme europee. Secondo Prisco tale clausola di salvaguardia “va applicata ogniqualvolta entri in gioco la tutela dell’interesse nazionale, anche in campo economico, laddove si tratti, ad esempio, di tutelare i prodotti italiani, come nel settore agroalimentare”. Il parlamentare ha anche richiamato la recente presentazione della Nota di aggiornamento del DEF 2018, che dimostra, a suo avviso, “come i limiti imposti dall’ordinamento europeo possano costituire un ostacolo alla realizzazione di politiche a favore dei cittadini”. Per questo ha anche preannunciato la presentazione di emendamenti al testo della proposta di legge, “al fine di introdurre, ad esempio, la possibilità di sottoporre a referendum le decisioni relative alle cessioni di sovranità dello Stato o di modificare le norme relative al pareggio di bilancio, al fine di tutelare, in certe circostanze, la sovranità dello Stato e la libertà dei Governi di perseguire certe politiche economiche” affinché s”i interrompa un processo che – analogamente a quanto avvenuto in passato tra le regioni e lo Stato centrale – rischia di ridurre lo Stato italiano a un ente di secondo livello rispetto all’Unione europea”.

PD E LEU CONTRARI

Nettamente contrario il Pd (a cui si è associata anche LeU) che durante la prima seduta per bocca di Stefano Ceccanti ha espresso “il proprio radicale dissenso sul merito del provvedimento” pur riconosce ai presentatori della proposta di legge “di perseguire con chiarezza le proprie finalità, attraverso una presa di posizione sovranista espressa in termini espliciti, a differenza di quanto sta facendo il Governo in carica, con la Nota di aggiornamento al DEF 2018, con la quale ritiene che l’Esecutivo stia surrettiziamente tentando di aggirare le norme europee, in violazione dell’articolo 81 della Costituzione”.

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