Skip to content

provvedimenti

Crisi economica, energia, sanità: tutti i dossier del prossimo Governo

Quali le sfide che dovrà affrontare il prossimo Governo (indipendente dallo schieramento e dal colore)

 

“L’Italia è un grande paese e che ce la farà, qualunque sarà il governo e il suo colore politico”. Così Mario Draghi, al Meeting di Rimini ha segnato idealmente il passaggio di consegne tra lui e il futuro premier.

Una frase che nasconde principalmente due messaggi. Il primo e più scontato è: “Non aspettatevi che io appoggi uno o l’altro schieramento”. Il secondo è più criptico: “ La famosa ‘Agenda Draghi’ non ha risolto tutto i problemi, anzi ora viene il bello. Io il mio l’ho fatto, ora tocca a voi”. E, infatti, le sfide che attendono il nuovo governo non sono poche e sono pure belle toste da affrontare. In primo luogo c’è la crisi economica, poi la crisi energetica e, probabilmente, quella sanitaria non è del tutto conclusa. E, infine, c’è un contesto internazionale tutt’altro che tranquillizzante.

Ma andiamo per gradi. Di tutte queste problematiche, quella che attualmente sembra preoccupare meno è il Covid che pare essere sparito dall’agenda dei vari partiti politici. Tranne uno. Il Partito Democratico, infatti, è l’unico a schierare nelle prime liste non solo il ministro della Salute uscente, Roberto Speranza, ma anche il virologo Andrea Crisanti, capolista nella circoscrizione estera. Le proposte dal Pd sono tutte incentrate sul rilancio della sanità pubblica e, sul Covid, seguono la linea della prudenza. Lega e Fratelli d’Italia, al contrario, promettono di incentivare gli impianti di ventilazione meccanica così da abbandonare la didattica a distanza nelle scuole. Misure come il lockdown non sono presenti in nessuno dei programmi politici, ma Salvini e Meloni hanno dichiarato più volte di non voler più percorrere quella strada.

Anche su come superare la crisi economica le ricette sono assai diverse. Forza Italia propone una flat tax al 23%, mentre la Lega rilancia con il 15%. Fratelli d’Italia si trova nel mezzo, ma è favorevole alla tassa piatta. Il Pd, che pure abbassare le tasse, si dice assolutamente contraria e, anzi, prevede una patrimoniale per assicurare la cosiddetta “dote per i 18enne”. Poi, c’è il M5S che punta tutto sul salario minimo, proposte con varianti diverse anche da tutti gli altri partiti di centrosinistra. Ma non solo. Giuseppe Conte difende e vuole potenziare reddito di cittadinanza che, invece, tutti gli altri contestano. Sia il centrosinistra sia il centrodestra intendono modificarlo profondamente, mentre Matteo Renzi e Carlo Calenda vogliono abolirlo. Anche contro il caro bollette le proposte sono molteplici, ma a dividere profondamente i partiti è la transizione ecologica. Tutti sono concordi sulla necessità di porre un tetto al prezzo del gas, ma sull’ambiente le posizioni cambiano: si va dall’oltranzismo di Verdi e Sinistra Italiana al realismo del Pd e si arriva alla prudenza del centrodestra. Se Letta sostiene apertamente il Fit for 55, il piano dell’Unione Europea sul clima e l’energia che prevede che entro il 2035 tutte le auto siano a emissioni zero, Salvini vuole posticiparne i termini di applicazione

Diversamente dal passato, poi, la politica estera è molto più al centro dell’agenda politica. In primo luogo, il rapporto con l’Unione Europea è diventato cruciale anche in vista delle trattative per la revisione del Trattato di Maastricht. In secondo luogo, il dibattito si concentra sul fatto che Salvini possa apparire ancora troppo filo-putiniano e che l’Italia possa perdere la sua credibilità all’estero se guidata da un leader di estrema destra come Giorgia Meloni. E, così, non appena il leader di Fratelli d’Italia pubblica un video in tre lingue per rassicurare le cancellerie europee, il segretario del Pd la segue a ruota per descrivere i pericoli che l’Italia corre se vincesse il centrodestra. Enrico Letta, però, anche qualora il centrosinistra dovesse riuscire a recuperare i 10-15 punti di svantaggio che ha attualmente rispetto al centrodestra, avrebbe dei problemi a imporre la sua leadership come ha fatto Mario Draghi. Proprio perché Letta non è Draghi.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su