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Csm, Mirenda e Fontana si astengono sulla Cassazione contro il “nominificio”

I consiglieri del Csm Mirenda e Fontana si astengono dal voto per la presidenza della Cassazione: protestano contro il “nominificio” e l’art.23 del Testo unico

I consiglieri indipendenti Andrea Mirenda e Roberto Fontana si asterranno dal voto per l’elezione del nuovo primo presidente della Cassazione, ruolo conteso da Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini, malgrado la richiesta del Quirinale di un voto all’unanimità.

La protesta dei due consiglieri punta il dito sul “nominificio” e sul Testo unico sulla dirigenza giudiziaria – nello specifico, l’art. 23 – che, a loro avviso, lascia troppa discrezionalità nelle nomine.

L’ASTENSIONE DI MIRENDA E FONTANA SUL VOTO PER LA PRESIDENZA DELLA CASSAZIONE

A poche ore dall’elezione del successore di Margherita Cassano alla guida della Cassazione, due voci autorevoli del plenum formalizzano la loro intenzione di astenersi.

Andrea Mirenda e Roberto Fontana, consiglieri “indipendenti”, hanno motivato la scelta con una critica netta al meccanismo delle nomine disciplinato dall’articolo 23 del testo unico, che — sostengono — trasforma criteri apparentemente gerarchici in formule unitarie che consentono ogni giustificazione, favorendo logiche correntizie e un vero e proprio “nominificio“.

L’annuncio complica ulteriormente un quadro già segnato dalla contrapposizione tra i candidati Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini e dall’auspicio del Quirinale per una soluzione condivisa.

IL NODO SUL TESTO UNICO: TROPPA DISCREZIONALITÀ SULLE NOMINE

I due consiglieri nel plenum rappresentano la voce critica contro le attuali prassi di nomina. Mirenda parla di un “Testo unico delle mani libere”, privo di limiti e costruito in modo tale da permettere ai gruppi consiliari di “portare comunque i propri”. . Pur riconoscendo la qualità dei candidati in corsa — “due profili eccellenti” — Fontana mette in luce la vaghezza dei criteri ha prodotto una scelta basata su parametri “ampi e non oggettivi”, favorendo logiche correntizie.

I due precisano che la loro astensione non si tradurrà in un ritiro dalle attività del Csm, ma che non parteciperanno a tutte quelle votazioni che ritengono inficiate dal Testo Unico.

LA PROPOSTA DI UN NUOVO TESTO UNICO

Una proposta che mirava a ridurre la discrezionalità delle nomine è già approdata in aula, raccogliendo il voto favorevole dei laici (con l’eccezione di Ernesto Carbone), ma alla fine è stata bocciata in plenum. Ora Mirenda e Fontana annunciano di stare lavoranod a un Testo unico più stringente, elaborato con Mimma Miele e i consiglieri di Unicost.

 

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