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Da Cdp al Mef. Il ritorno di Sace (con un nuovo compito)
Sace, la società pubblica che garantisce i crediti all’export delle imprese con la controgaranzia dello Stato, torna al Mef, dopo la parentesi Cdp, durata dal 2012 a oggi. Il nuovo compito: assicurare anche i finanziamenti alle imprese italiane non collegati all’export
L’Istituto Servizi Assicurativi del Commercio Estero (Sace), torna sotto il controllo del Ministero dell’economia e delle finanze, dopo essere stato di Cassa depositi e prestiti dal 2012 a oggi. Sace torna al Mef con un nuovo compito: assicurare anche i finanziamenti alle imprese italiane non collegati all’export. È quanto stabilito dall’articolo 67 del DL agosto. Si è dunque delineata una nuova configurazione azionaria per Sace. L’articolo 67 del DL agosto prevede infatti che la società specializzata nell’assicurazione e nelle garanzie finanziarie alle imprese anche all’export, ritorni sotto il controllo del Mef e che dunque non abbia più come azionista Cdp. Come si leggeva ad agosto su Start Magazine: “La preziosa partecipazione potrà essere pagata attraverso titoli di Stato, anche di nuova emissione, fino ad un massimo di 4,5 miliardi per il 2020, attingendo in parte alla dotazione di 44 miliardi prevista per il Patrimonio destinato della Cdp”.
LA NASCITA DELLA SACE
Sace è nata nel 1977 presso l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (Ina), da un accordo tra i Paesi Ocse. Ogni Stato avrebbe aiutato le proprie imprese a determinate condizioni. Gli strumenti per farlo erano due: la copertura assicurativa dei finanziamenti all’esportatore contro eventi politici o di controparte; e l’interest make-up agreement, cioè un soggetto che assicura all’acquirente estero un tasso fisso assumendosi il rischio. Il primo compito fu affidato alla Sace, il secondo al Mediocredito Centrale.
L’INIZIO DEL DECLINO: DRAGHI, CASTELLANO E DECIO
Durante il periodo di Mani Pulite, iniziarono indagini e arresti relativi a “finanziamenti facili”. Arrivò poi una rilevante perdita di bilancio. Nel 1991 fu il momento di Mario Draghi, che fu chiamato a presiedere il Comitato di gestione Sace, avviando la riforma verso un modello di ente pubblico economico realizzata poi tra il 1998 e il 2001, durante la sua presidenza. Dal 2004 – anno in cui Sace è controllata al 100% dal Mef – al 2016 il direttore generale è stato Alessandro Castellano, poi sostituito da Alessandro Decio.
LA RIORGANIZZAZIONE DI CASTELLANO: COME FUNZIONA SACE
È stato Castellano ad avviare la riorganizzazione della Sace. Adesso i singoli rischi sono presi in carico direttamente dalla società, mentre lo Stato interviene solo in caso (improbabile) di fallimento della stessa o se si superano certi livelli di concentrazione del rischio. La nuova Sace di Castellano è diventata più redditizia. Nel 2016 è arrivata a produrre utili per 600 milioni e se oggi viene valutata dal Tesoro fino a 4,5 miliardi è anche merito del nuovo Direttore.
DA MEF A CDP
Nel 2012 la Sace fu venduta dal Mef alla Cdp per ridurre il debito pubblico. Il mandato del governo Letta era di privatizzare l’Istituto. Dopo Letta, però, il presidente Franco Bassanini e l’ad Giovanni Gorno Tempini non sono andati avanti. Da questo momento è iniziato un periodo conflittuale tra i vertici Cdp e Castellano. L’allora premier Matteo Renzi fece passare una norma che avrebbe consentito di trasformare la Sace in banca non retail, ma Cdp ottenne la “direzione coordinamento”, che avrebbe trasformato la stessa Cassa in una banca nel caso in cui la controllata Sace fosse diventata istituto di credito. A questo punto arrivò lo stallo. La posizione di Castellano si fece più debole. La lotta tra lui e Cdp fu influenzata dall’arrivo nel 2015 di Claudio Costamagna e Fabio Gallia, con Cdp che si accreditò come “one door” per tutte le imprese che vogliono esportare o crescere all’estero.
IL CONFLITTO D’INTERESSI DI CDP
Tra il 2016 e il 2020 sono tornati a farsi sentire coloro che nel Mef, a cominciare dal suo Dg Alessandro Rivera, non hanno mai digerito che la Sace fosse sotto il controllo di Cdp. Negli ultimi anni, il rischio si è concentrato su poche imprese e settori: cantieristico (41,4% del totale), oil & gas (20,21%), chimico e petrolchimico (9,2%). Al centro della questione ci sono Fincantieri (al primo posto), poi Eni, Saipem e Leonardo, ovvero imprese controllate da Cdp, che si trova così in conflitto d’interessi.
DA CDP AL MEF
Una concentrazione così elevata, incompatibile con i principi assicurativi, ha dunque costretto Sace a tornare sotto il controllo del Mef. Quest’ultimo, che ormai già assicurava la maggior parte dei crediti, ha semplicemente voluto riprendere sotto di sé l’agenzia. Ecco perché, dopo otto anni, Sace è tornata al Mef.
I VERTICI DELLA SACE OGGI
Oggi alla guida della società ci sono il presidente Rodolfo Errore e l’amministratore delegato Pierfrancesco Latini. Entrambi sono stati nominati ai vertici della società il 2 dicembre scorso per il triennio 2019-2021 e hanno sostituito rispettivamente Beniamino Quintieri e Alessandro Decio.