La maratona di Matteo Renzi, l’esercizio agli anelli di Giorgia Meloni e la traversata dello Stretto di Beppe Grillo, perché gesti diversi hanno lo stesso scopo: apparire vigorosi e affidabili
Matteo Renzi ha partecipato, arrivando a tagliare il traguardo, alla Maratona di Atene. Una informazione privata, che non dovrebbe essere una notizia e avere valore politico, divulgata e condivisa, però, dal profilo pubblico dell’ex Premier, segretario di Italia Viva, con un messaggio molto politico. “Chi ha finito una Maratona sa che vincere una sfida con te stesso è bellissimo. Molto più che vincere contro gli altri – scrive Renzi -. […] Non ho paura a dire che in un paio di momenti la difficoltà di correre era così tosta che ho pensato anche di abbandonare. Non ci sarebbe stato nulla di male, capita di non farcela: il fallimento fa parte della vita. […] Qualcuno mi ha riconosciuto e una ragazza mi ha dato una bandiera italiana, quel tricolore che ci unisce e che vogliamo onorare sempre. Non era previsto ma sono entrato nello Stadio delle prime Olimpiadi moderne con in mano la bandiera del mio Paese”.
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Parole che ben figurerebbero anche in un programma elettorale.
Ma più che le parole, ciò che interessante, è l’uso che sovente gli uomini e le donne che svolgono attività politica fanno del proprio corpo, usato come mezzo per la comunicazione non verbale di valori quali: resistenza alla fatica, forza e caparbietà. E quindi affidabilità. La maratona del segretario di Italia Viva oltrepassa, quindi, i confini della gara sportiva e punta alla ricerca di consenso prima personale e poi elettorale. Una strategia seguita da molti altri prima di lui.
L’ESIBIZIONE AGLI ANELLI DI GIORGIA MELONI
Nel 2021, quando l’esito della corsa verso Palazzo Chigi dell’attuale Premier Giorgia Meloni era tutt’altro che scontato, la leader di Fratelli d’Italia pubblicò un video nel quale si esibiva agli anelli.
“Meloni ha il brevetto da sub – scrive Chiara Zucchielli sulla Gazzetta dello Sport -, in passato andava spesso a correre, partecipando anche a gare non agonistiche, adesso invece si allena nella palestra XCross di Fabrizio Iacorossi”. Non a caso la Premier non manca mai di celebrare le vittorie dei nostri azzurri sui suoi profili social.
BEPPE GRILLO COME MAO ZEDONG
Nel 2012 Beppe Grillo, poco prima delle elezioni siciliane, il primo importante responso elettorale del Movimento cinque stelle, alla non giovanissima età di 64 anni attraversò lo Stretto di Messina a nuoto. “Il mio è un gesto simbolico, questo stretto l’hanno varcato in tanti, mafiosi e delinquenti, io forse sono una delle prime persone normali che lo attraversa – disse l’allora leader del M5S -. Lo sbarco del nostro movimento in Sicilia – ha detto ancora- è sostenuto da un gruppo di ragazzi straordinari che non hanno alcuna intenzione di lasciare la Sicilia e che si mette a disposizione di questa terra. È l’Italia che ha bisogno della Sicilia e non la Sicilia dell’Italia”.
Un gesto simile a quello Mao Zedong, che il 16 luglio del 1966, stando alla propaganda del regime cinese, nuotò per 5 chilometri in 65 minuti nel fiume Yangtze, a Wuhan, per dimostrare che di essere in ottima salute. Pochi mesi prima era stato costretto a rifugiarsi nel privato per via di una grave polmonite (soffriva in maniera cronica di crisi respiratorie) al punto che si sparse la voce della sua morte.
SILVIO BERLUSCONI: THE BODY
Silvio Berlusconi era il suo corpo e del suo corpo la stampa si è interessata, anche in maniera morbosa, per oltre due decenni. Berlusconi ha coltivato l’immagine di un leader instancabile che aveva bisogno di dormire solo poche ore a notte, energico e capace di essere sempre performante, quasi invulnerabile. E quindi affidabile. La scelta di presentarsi sempre abbronzato, sorridente, curato e visivamente “giovanile” era un asset di potere capace di trasfigurare la giovinezza estetica in giovinezza politica, dunque dinamismo, modernità, ottimismo. È diventata celebre la foto degli anni ’90 che ritrae Berlusconi in tenuta da jogging in total look bianco durante una corsa alle isole Bermuda. Il Cavaliere davanti e, a seguire, Fedele Confalonieri e Adriano
IL RISVEGLIO DELL’ORSO
Grande amico del Cavaliere, Vladimir Putin spesso si è lasciato ritrarre a torso nudo mentre pesca, cavalca o pratica sport estremi. Virilità, forza, controllo della natura, autosufficienza: questi i valori che l’ex agente del Kgb vuole comunicare proiettandoli dal suo corpo a quello della Russia. “La nuova Russia – scrive Giacomo Destro, autore di “Ragione di Stato, ragione di scienza. Storie di scienza, spionaggio e politica internazionale” (codice edizioni, 2023) – vede nell’ostentazione del macho un simbolo del proprio ruolo nel mondo”.
IL CORPO DEI LEADER PROGRESSISTI: AGILITÀ E ISTITUZIONALITÀ
Anche leader progressisti usano e hanno usato il corpo per comunicare gli stessi valori di forza e prestanza. Barack Obama ha spesso utilizzato immagini in cui corre, gioca a basket, si allena mostrando un corpo agile e snello, coerente con l’idea di cambiamento. Emmanuel Macron utilizza molto il corpo e lo stile, sempre molto “formale”, per evocare autorità istituzionale.
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Nella storia politica dell’umanità, il corpo del leader non è mai stato un elemento neutro ma sempre uno strumento per costruire un linguaggio parallelo al discorso politico, capace di orientare percezioni, proiettare valori, generare consenso. La “prestanza” diventa così un capitale politico: non solo ciò che il leader dice, ma ciò che il suo corpo comunica.

