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Dai manganelli all’Ucraina, le offensive grilline che guidano l’opposizione

Manganelli Ucraina

Tra le critiche a Piantedosi per i manganelli contro i ragazzi manifestanti e l’offensiva sull’accordo con Kiev, Conte guida le opposizioni contro il governo Meloni. I Graffi di Damato

Nonostante le apparenze – che  danno ancora in corso lo “scontro istituzionale” annunciato, per esempio, su Domani a proposito dell’intervento del presidente della Repubblica sul ministro dell’Interno per lo spreco di manganelli contro i ragazzi manifestanti in piazza- è giù finita la festa delle opposizioni. Dalle quali era partita anche la solita richiesta delle dimissioni del ministro, pur dichiaratosi d’accordo con le proteste o preoccupazioni del capo dello Stato e affrettatosi a disporre indagini all’interno delle forze dell’ordine, in aggiunta a quelle disposte dalla magistratura per individuare i responsabili di eventuali abusi.

Giuseppe Conte, per esempio, ha smesso di applaudire un Sergio Mattarella messo per qualche ora a capo delle opposizioni, proprio al posto peraltro cui aspira lui in concorrenza con la segretaria del Pd Elly Schlein, ed ha mandato avanti i suoi amici del Fatto Quotidiano, o s’è lasciato  da loro precedere, nel denunciare lo scandalo, secondo lui, della premier Giorgia Meloni che ,“senza passare dal Parlamento”,  ha profittato della riunione del G7 a Kiev da lei stessa promossa per sottoscrivere con Zelensky un piano decennale di assistenza dell’Italia all’Ucraina, Che è  appena entrata nel terzo anno della guerra di aggressione intentatale dalla Russia di Putin. “Pronti a intervenire in 24 ore”, ha riassunto il contenuto e il senso dell’accordo italo-ucraino il giornale diretto da Marco Travaglio.

Così., con questa nuova offensiva sul terreno della politica estera, ed europea, che ha contribuito ad accelerare l’incontro dei prossimi giorni della Meloni col presidente americano alla Casa Bianca, è diminuito anche l’interesse per le elezioni regionali sarde, di cui si attendono in serata i risultati. “Todde può sperare” ha titolato la Repubblica di carta nonostante “l’affluenza stabile” registrata alle urne, con ciò sottintendendo che alla candidata grillina alla presidenza della regione sostenuta da un Pd spaccato per la rivolta di Renato Soru sarebbe stata più utile una maggiore partecipazione alle urne.

Il guaio, per la Todde, è però che non solo non è cresciuta l’affluenza, a dispetto dell’annuncio del Fatto Quotidiano in prima pagina, ma non c’è stata neppure la “tenuta” stabile del titolo di Repubblica. L’affluenza alle urne nell’isola è calata ulteriormente dal 53,7 per cento delle elezioni regionali del 2019 al 52,4 di ieri. La matematica non è ancora diventata un’opinione.

– Leggi qui tutti i Graffi di Damato

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