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Chi c’è dietro le “manine” evocate da Di Maio?

Prima del Dl fiscale c’erano stati il Decreto dignità e il provvedimento su Genova

Lo scorso luglio era successo con il Decreto Dignità: Luigi Di Maio aveva denunciato una manomissione del testo evocando il complotto delle lobby. Stavolta nel mirino del leader pentastellato è finito il dl fiscale che, a suo dire, sarebbe arrivato al Quirinale manomesso. “Se ci facciamo passare sotto al naso provvedimenti così, allora cominciano i problemi grossi – ha detto Di Maio a Porta a Porta su Rai1 – questo è il governo col più alto numero di nemici. Hanno già provato a farci giochetti con il decreto Dignità”. A settembre, invece, era stato il provvedimento su Genova a far gridare allo scandalo.

LA “MANINA” SUL DL FISCALE ARRIVA DAL MEF?

Ma procediamo con ordine. L’ultima “manina”, quella che secondo il vicepremier ha modificato il testo del decreto fiscale inserendo delle norme sul condono e lo scudo fiscale per i capitali all’estero – portando a evocare denunce alla Procura della Repubblica e promesse di “non voto” – secondo il Fatto Quotidiano sarebbe opera della Direzione generale delle Finanze diretta da Fabrizia Lapecorella. Anche se non è chiaro come e da chi la bozza sia stata scritta i funzionari del Mef, hanno assicurato di aver solo eseguito le indicazioni della presidenza del Consiglio che vengono dal sottosegretario, Giancarlo Giorgetti. A Porta a Porta Di Maio alla domanda di Vespa se dietro questa vicenda possa esserci proprio Giorgetti, Di Maio ha risposto di non credere a tale eventualità provocando anche la replica di Matteo Salvini: “Noi siamo gente seria non sappiamo niente di decreti truccati”. Sempre il Fatto Quotidiano racconta che stavolta gli uffici ministeriali vengono bacchettati, sia pure indirettamente, dallo stesso Quirinale che avrebbe invitato il ministero a rimuovere quella norma. Fonti dell’alto Colle romano, infatti, hanno fatto sapere al quotidiano di aver “chiesto di modificare le parti sulle depenalizzazioni” pur non sapendo “come le modifiche saranno effettuate”.

I PUNTINI AL POSTO DELLE CIFRE SULLE COPERTURE DEL DECRETO GENOVA

Sul decreto per la ricostruzione di Ponte Morandi erano stati invece lasciati degli spazi vuoti al posto delle cifre sulle coperture finanziarie dopo il passaggio della bozza alla Ragioneria di Stato, che aveva rifiutato la bollinatura. Come raccontava Repubblica (in un articolo a firma di Carmelo Lopapa) gli spazi bianchi spuntati che sostituivano le cifre delle coperture, “riguardavano i costi per gli aiuti alle aziende, le misure sull’area del porto e della zona franche, la deroga alla riforma Madia per le assunzioni nella Pa”. ma nel testo sarebbero emersi altri punti poco chiari come i risarcimenti indeterminati, la ricostruzione affidata a un soggetto diverso da Autostrade senza la revoca della concessione, e la richiesta di finanziamenti al concessionario stesso.

GLI EFFETTI NEGATIVI SULL’OCCUPAZIONE DEL DECRETO DIGNITÀ

In precedenza c’era stato il Decreto Dignità come ricorda il Corriere della Sera che “nottetempo avrebbe inserito nella relazione tecnica al dl dignità i dati sugli effetti negativi sull’occupazione” investendo a più livelli il rapporto fiduciario tra Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Economia, Ragioneria Generale dello Stato e Inps. In quell’occasione, il vicepremier pentastellato aveva individuato la manina “non nell’ambito del Ministero dell’Economia” ma “forse di Boeri, dicevano – che ha manomesso la relazione tecnica del ‘decreto dignità’ inserendo la cifra di 8 mila disoccupati”, scrive Il Foglio ricordando anche un’altra manina: “Quella dietro la vicenda del master in America (tarocco) di Rocco Casalino”.

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